Italia, la sete negata

La crisi idrica che vive l’Italia è conseguenza evidente dei cambiamenti climatici.   Un inverno con poca neve, una primavera con poche piogge e un inizio della stagione estiva con temperature notevolmente superiori alla media hanno causato un abbassamento del livello di laghi e fiumi. Le aree più colpite sono le regioni del Nord, dove il lago Maggiore è riempito solo al 20%, la portata del fiume Adda è inferiore del ma anche e il Lazio e altre regioni. Israele è uno dei Paesi innovativi in questo settore. Sebbene le sue risorse idriche naturali siano limitate, ha trovato il modo per far “fiorire” il deserto. Nonostante l’ambiente sfavorevole, le precipitazioni limitate e la siccità, produce il 20% in più di acqua di quella che consuma.

Il verbo prevenire, per stretta affinità sinonimo di curare, scarseggia nel limitato dizionario in dotazione ai politici del mondo e degli italiani. La terra rischia di sparire, inabitale per colpa delle mutazioni climatiche e poco niente si fa per fermare il processo che aggredisce gran parte del pianeta. Il nostro Paese con alluvioni e siccità. I morti della Marmolada, fiumi e invasi a secco, agricoltura devastata: fenomeni imprevisti, imprevedibili? La scienza lo nega, la responsabilità è del ‘non fare’, del non prevenire. Ma per la terra spaccata dal sole, che cancella i raccolti, c’è rimedio? Israele, lembo di territorio per due terzi arido o semiarido e con scarse risorse idriche naturali, di precipitazioni, è un esempio del rispetto per la risorsa fondamentale dell’acqua, di una lunga tradizione di risparmio del bene prezioso che non è cosa pubblica, come in Italia. Spiega il governo di Israele: “Sin da piccoli veniamo educati a ridurre gli sprechi. Scuole e case, tutti pagano l’acqua, anche le industrie agricole, chi ha un giardino, è tenuto ad avere un sistema di irrigazione, perché non può usare l’acqua che vuole. Quella usata negli ambienti domestici e nelle industrie non viene sprecata. In Israele se ne ricicla il 70%, per usi agricoli e industriale. Negli anni ’90 metteva il programma di dissalazione a osmosi inversa su larga scala per trasformare l’acqua di mare in acqua potabile. Tel Aviv, il dissalatore di Palmachim, il più grande del mondo, ogni giorno preleva 624 mila metri cubi d’acqua dal mare e la rende potabile.

I sistemi di dissalazione riguardano anche l’Italia. Il nostro Paese è circondato dal mare, le città italiane dovrebbero prenderli in considerazione. negli anni ’90 metteva già a punto un programma di dissalazione a osmosi inversa su larga scala per trasformare l’acqua di mare in acqua potabile. I sistemi di dissalazione interessano anche l’Italia, Paese circondato dal mare. In Israele, oltre il 60% dell’acqua per il consumo umano è prodotta così.  Altre tecnologie: l’estrazione dell’acqua dall’aria, anche per consumo, umano: raccoglie l’umidità, mediante la condensazione, ed è possibile anche nel deserto. Può produrre fino a 6mila litri di acqua potabile al giorno. Fondamentale è l’irrigazione a goccia (riduce lo spreco d’acqua dal 55% a solo il 5%) che ottimizza la produzione, e incrementa i raccolti. Perché non applicare questa nuova tecnologia alle nostre risaie’ a secco?  L’acqua è portata direttamente alle radici della pianta nella quantità necessaria affinché questa cresca e si sviluppi”. Tutto qui, non poco, il ‘segreto’ del miracolo dell’acqua che può aiutare il mondo assetato, in preda alla siccità.  In 70 anni Israele è diventato un esempio virtuoso trasformandosi da territorio deserto e arido in zone verdi, nel Paese di frumento e orzo, viti e fichi, melograni, olivi da olio e di miele”. Corollario decisivo del risparmio di acqua è il monitoraggio che permette ad Israele di controllare le perdite della rete (per fare un esempio a Roma toccano il 42, 9%).

La sofisticata tecnologia israeliana di controllo satellitare, opera in oltre 250 comuni tra Emilia Romagna, Veneto, Friuli e Marche, e solo nel 2015 ha consentito al gruppo italiano di recuperare oltre 1.500 milioni di litri di acqua. L’assurdo: molte imprese italiane già operano nel settore desalinizzazione, ma all’estero…Non in Italia. L’acqua per l’isola d’Elba da sempre è garantita dalle navi cisterna!

Il mondo si mobiliti e crei impianti di dissalazione in Africa dove la siccità alimenta la fuga in occidente dai Paesi più colpiti dal fenomeno: reperibilità dell’acqua e cambiamenti climatici a livello globale possono catalizzare la cooperazione e la convivenza pacifica.

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