La tortura dell’aragosta

Il supplizio di Tantalo, la spada di Damocle, Prometeo, titano che sfidò il potere degli dei punito da Zeus, il conte Ugolino, la fatica di Sisifo, ‘eretici’ e streghe, indiani, schiavi, uomini e donne neri, prigionieri di guerra: vittime, nel tempo, della tortura. Sono 150, in questo terzo millennio di globale disumanità, i Paesi che la praticano, spesso in parallelo con la pena di morte, la lapidazione, l’amputazione di arti, maltrattamenti morali e fisici, scosse elettriche, fustigazione, accecamenti. L’adesione alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura non è totalmente condivisa. Gli Stati Uniti non si liberano della prigione d Guantanamo, dove la tortura è di casa, e non operano per cancellare le brutalità della polizia che tortura e uccide gli arrestati. L’Italia ha nella sua fedina penale le vittime di violenze molto prossime alla tortura del G8. L’Egitto la pratica per ‘uccidere’ il dissenso, con la motivazione del sospetto non provato di attività contro il Cairo (Regeni, Zaki). L’aggressione dell’Ucraina è criminalità disumana subìta dai civili, torturati e giustiziati dai russi.

Tortura in dimensioni tragiche è la violenza dei femminicidi, quasi sempre al culmine di anni di torture.

Queste sono parole rivolte al club eterogeneo, che associa personaggi e gente comune pro Putin, a difesa della ‘Grande Russia”: Aleksej Navalny, dissidente russo, oppositore dell’oligarga numero uno del Cremlino, ha subìto la Zelyonka, colorante antisettico al triarilmetano, e gli è costato l’80 per cento della vista. Ha salvato la vita dall’avvelenamento subito dai russi. Scampato al pericolo Navalny è stato condannato al carcere e non è la prima volta. Ora, la mente diabolica del regime neo zarista lo sottopone a un perfido tipo di tortura. Il dissidente è costretto per ore, seduto su una panchina, a fissare il ritratto di Putin.

La democratica Great Britain non è da meno. Julian Assange, fondatore di Wikileaks è detenuto in Inghilterra da più di mille giorni e rischia l’estradizione negli Usa con l’accusa di spionaggio. Le sue condizioni psicofisiche sono precarie, la vita appesa a un filo. Il ‘delitto’ del giornalista australiano? Ha rivelato, attraverso la piattaforma Wikileaks, i segreti inconfessati sulle guerre condotte dalle potenze occidentali negli ultimi 20 anni, in Afghanistan e in Iraq, le uccisioni (negate) di civili, violenze, abusi, le interferenze nella politica di altri Paesi degli Usa. “Difendere Assange”, così scrive Stefania Maurizi del ‘Fatto quotidiano’ nel suo libro Il potere segreto, “significa proteggere le nostre democrazie”.

In Italia, con 11.000 giorni di ritardo, rispetto all’adesione alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, nel 2017 è stato introdotto nel codice penale il reato di tortura.

Ps. Elenco metodi di tortura praticati in Siria e non solohaflet al-istiqbal (“festa di benvenuto”: duri pestaggi, spesso con spranghe di silicone o di metallo e cavi elettrici); dulab (“pneumatico”: il corpo del detenuto viene contorto fino a farlo entrare in uno pneumatico da camion, poi sottoposto a pestaggi); falaqa (“bastonatura”: il classico pestaggio sulle piante dei piedi); shabeh (“impiccato”: il detenuto viene tenuto appeso per i polsi per parecchie ore, coi piedi nel vuoto, e picchiato ripetutamente); bisat al-rih (“tappeto volante”: la vittima è legata a una struttura pieghevole, la cui parte inferiore viene pressata su quella superiore). Nello scantinato di una stazione di polizia delle Filippine, scoperta a “ruota della tortura”. Dove si fermava, il detenuto era sottoposto a 30 secondi in “posizione pipistrello”, appeso a testa in giù o a 20 secondi di Manny Pacquiao”, pugni in faccia, in onore del più famoso pugile filippino. Prigione Usa di Guantánamo: prigionieri esposti a luci accecanti, musica assordante, temperature gelide o torride, incappucciati per mesi, isolati acusticamente, costretti in posizioni scomode per molti giorni, privati del cibo, del sonno, minacciati di morte (anche per i familiari) , nudi in presenza di estranei.  Uzbekistan, violenze su chi denunciò che gli oppositori venivano sottoposti alla “tortura dell’aragosta” (bolliti vivi in vasche d’acqua a temperatura altissima).

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