LIBIA / SITUAZIONE ESPLOSIVA E NOI ARMIAMO L’UCRAINA!

Situazione sempre più esplosiva in Libia, che da mesi attende di andare alle urne per eleggere il nuovo presidente. Elezioni che si sarebbe dovute svolgere il 24 dicembre 2021, poi incredibilmente annullate perchè tutti i sondaggi davano per vincente Saif Gheddafi, figlio del celebre colonnello trucidato nel corso del golpe franco-americano. Candidato indigesto, of course, per Usa e NATO.

Ora si è appena svolto, a Ginevra, un confronto tra le parti libiche per cercare un accordo (vedi foto in apertura).

Vi hanno preso parte Aquila Saleh, portavoce del parlamento libico, liberamente votato dal popolo, una volta tanto.

Sul fronte opposto Al-Mishri, in rappresentanza del ‘Gruppo di Tripoli’, sostenuto dagli Usa e dalla NATO: faccendieri, uomini di potere e trafficanti d’armi sono la sua spina dorsale.

A moderare i colloqui una ‘mediatrice’ che parla a nome dell’ONU ma è non poco di parte: si tratta di Stephanie Williams, fortemente caldeggiata dai falchi del Dipartimento di Stato Usa (Tony Blinken e Victoria Nuland) che oggi fomentano la guerra ‘fino all’ultimo ucraino’.

Anche stavolta, gli ultimi sondaggi danno per largamente favorito Saif Gheddafi, amato dalla gran parte del popolo libico.

Saif Gheddafi

Ma ecco il ‘colpo’ andato in scena a Ginevra. Dopo una lunga sequela di pressioni esercitate da Al-Mishri, Williams & C., Saleh è stato ‘costretto’ alla resa e ha dovuto inghiottire il rospo di una legge ad personam: la quale vieta espressamente a Gheddafi junior di presentare la sua candidatura alle presidenziali.

Ecco il modello di democrazia esportato all’estero dagli Stati Uniti!

Ecco la sceneggiata delle Nazioni Unite che sono ormai niente altro che una finzione, un misero paravento dietro al quale gli Usa dettano e impongono la loro legge!

 

I leader delle tribù libiche, intanto, pochi giorni fa, per la precisione il 18 giugno scorso, sono tornati ad unirsi, lanciando il movimento ‘Libia, pace e amore’. Un po’ alla Vittorio De Sica, ma sembra davvero una buona piattaforma su cui lavorare, fin da subito, per uscire dal profondo empasse.

Ecco alcuni passaggi salienti tratti dalla dichiarazione finale scaturita dall’incontro.

“Ciò che il nostro amato Paese, la Libia, sta attraversando da più di dieci anni ha dipinto un quadro tragico, contaminato dal sangue dei suoi figli e dalla perdita della sua sovranità in guerre inutili, e la perdita di una generazione di giovani tra morti e disabili fisici o malati di mente”.

“Questa guerra, che ogni giorno approfondisce l’abisso e il divario tra i figli di un popolo e apre il campo ai fautori della secessione e della divisione, contribuisce fortemente all’attuazione di piani e  agende estere nel cambiare la mappa demografica del popolo libico, penetrando nella sua struttura sociale che è sempre stata il fattore forte nella protezione della Libia”.

“Questa struttura ha contribuito alla battaglia contro successive campagne coloniali contro il popolo libico. L’ingerenza straniera va a scapito della vita, del sostentamento, della stabilità, della sovranità e dell’indipendenza della Libia e del suo popolo. Oggi siamo tutti chiamati come libici, nati in questa terra e in essa cresciuti, a stare uniti contro tutta questa assurdità e questa perdita, traendo ispirazione dalle lezioni del passato lontano e vicino, ricordando la lotta dei padri e dei nonni che sacrificarono la vita per il bene della libertà, dell’indipendenza e della dignità della Libia”.

“Ecco perché noi, riuniti al Forum di Amore e Pace in Libia, affermiamo quanto segue:

La Libia è uno stato civile e democratico unificato, in cui il potere viene trasferito pacificamente attraverso le elezioni democratiche e tutte le parti si impegnano a rispettarne i risultati. Condanna con fermezza l’uso della forza per ottenere il potere.

Dobbiamo tenere le elezioni presidenziali e parlamentari senza ritardi quest’anno 2022. Affermiamo che le elezioni sono la soluzione in Libia e sono l’unico modo per riunire la Libia, ripristinare la sua sovranità e respingere ogni nuova fase di transizione e le sue estensioni che non hanno portato altro che distruzione e devastazione alla patria e al cittadino.

L’Alta Commissione Elettorale è chiamata ad annunciare immediatamente le liste definitive dei candidati presidenziali e parlamentari, ricordando loro di assumersi la piena responsabilità di impedimenti e ritardi e di procedere allo svolgimento delle elezioni presidenziali e parlamentari nel rispetto della volontà di tre milioni di elettori e respingendo interferenze esterne nei suoi affari.

Respingiamo anche le interferenze straniere da parte di paesi e ambasciatori esteri negli affari del nostro Paese, nella forma e nella sostanza.

Rifiutiamo la logica delle guerre e dei combattimenti tra libici, l’incitamento a farlo, per fare invece della nostra gioventù il suo carburante; rifiutiamo la logica dei conflitti regionali e tribali, affermando che il dialogo e la riconciliazione sono l’unico modo per costruire il nostro Stato”.

 

Cosa succederà, adesso, con la proibizione a Gheddafi di partecipare alle presidenziali? Come reagirà il neo nato movimento ad una provocazione del genere che è autentica benzina scientificamente buttata sul fuoco da Usa e NATO, in  combutta con l’ONU?

Teniamo presente che i pozzi petroliferi libici sono chiusi ormai da mesi, per la precisione da febbraio: ciò è successo in seguito ad una mobilitazione popolare per impedire che i profitti dalle vendite del greggio finiscano nelle casse del governo illegittimo di Abdul Hamid Dabaiba, insediato a Tripoli con il sostegno delle milizie e, soprattutto, della NATO.

Dal canto suo, il premier legittimo, cioè votato dal Parlamento, Fathi Bashagha, si è temporaneamente trasferito a Sirte, vista l’impossibilità di raggiungere Tripoli, presidiata appunto dalle milizie supportate dalla NATO.

Abbiamo, dunque, una polveriera davanti a noi. A pochi chilometri dalle nostre coste.

E cosa facciamo? Ce ne fottiamo, deleghiamo tutto agli amici americani e alla NATO. E pensiamo solo ad armare l’Ucraina del pupazzo Volodymyr Zelensky!

Ai confini della realtà.

 

P.S. A riprova del clima (politico) super bollente in Libia, proprio la sera di venerdì 1 luglio ci sono state manifestazioni di piazza e gravi incidenti a Tobruk, dove è stato assaltato (e parzialmente incendiato) il palazzo del Parlamento.

I manifestanti erano tutti pro Saiz Gheddafi, ma a quanto pare le azioni violente (e incendiarie) sono opera di gruppi di provocatori, ‘organizzati’ dalle milizie governative anti Gheddafi.

 

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