RAYTHEON & BOEING / APPALTI MILITARI A MILLE NEGLI USA

Cinque colossi della Difesa si dividono la torta arcimiliardaria dei mega appalti militari, ancora più gigantesca dopo l’inizio del conflitto in Ucraina.

E solo da qualche settimana due di questi colossi, ‘Raytheon’ e ‘Boeing’, hanno deciso di trasferire il loro quartier generale ad Arlington, in Virginia, dove i loro vertici e dirigenti “saranno a pochi passi dal Pentagono”.

E’ di grosso interesse geopolitico un articolo firmato da un giovane ma già navigato analista di strategie militari, Connor Echols, e pubblicato sul sito statunitense ‘Responsible Statecraft’.

S’intitola, in modo non poco significativo, “With Raytheon move, the defense industry consolidates around the Pentagon”, ossia “Con la mossa di Raytheon, l’industria della difesa si consolida intorno al Pentagono”.

Ecco il testo dell’articolo.

 

“La più importante industria di armi, la Raytheon Technologies, martedì ha annunciato che intende spostare il suo quartier generale dal Massachusetts ad Arlington, in Virginia, dove i dirigenti saranno a pochi passi dal Pentagono”.

“La decisione arriva solo un mese dopo la dichiarazione con cui la Boeing, ha annunciato il suo spostamento da Chicago ad Arlington. Con l’arrivo della Raytheon e della Boeing in città, le cinque maggiori industrie alle quali si rivolge la Difesa avrà la propria sede ufficiale nell’area di Washington, ubicazione che gli consente un accesso più ravvicinato alla rete di funzionari, politici e lobbisti che aiutano questi giganti della Difesa a realizzare i loro enormi profitti. In altre parole, il complesso militar-industriale ha ufficialmente allestito un negozio all’ombra del Pentagono”.

Questo l’inizio di un articolo di Connor Echols pubblicato su Responsible Statecraft. Interpellato da RS, Mark Thompson, che opera nel settore della sicurezza nazionale presso il Project on Government Oversight, ha commentato così: in realtà tali “società avevano già un’importante presenza lobbistica a Washington, il che significa che l’unico vero motivo per trasferirsi è ‘frequentare i poteri forti’”.

Ciò vuol dire che la connessione politica apparato militar-industriale diventerà ancora più forte dell’attuale, già fortissima. Peraltro, RS ricorda che in America viga il meccanismo delle porte girevoli, con politici e generali che si spostano allegramente dall’Us army alle poltrone di questi colossi degli armamenti e viceversa.

Un piccolo esempio lo offre la storia del generale Lloyd Austin, Comandante di Centcom dal 2013 al 2016, il quale, immediatamente dopo il ritiro da tale carica, è entrato nel board della Raytheon Technologies per poi essere messo a capo del Dipartimento di Stato da Biden.

“La cosa interessante – continua Echols – è che la migrazione di tali industrie verso la DC [District Columbia, cioè lo stato di Washington] è iniziata dopo la fine della Guerra Fredda e la politica militare americana ha iniziato a cambiare”, cioè a diventare più aggressiva, avendo indossato i panni del gendarme globale.

“Questo spostamento verso la capitale della nazione è andato di pari passo con un altro cambiamento sismico nel settore della Difesa: nel corso di soli 14 anni, tra gli anni ’80 e ’90, dei 51 diversi produttori di sistemi di difesa ne sono rimasti cinque, grazie a una serie di fusioni e di acquisizioni”.

Si comprende perché tale apparato ha tale potere in America, accentuato dal fatto che le sue industrie, e le tante correlate, danno lavoro a milioni di persone e sono sparse nei vari Stati (la sola Raytheon ha “600 strutture in 44 stati e territori [USA]”), essendo così in grado di aiutare molto, con donazioni e voti, i candidati loro graditi alle elezioni.

Grazie a tale potenza di fuoco, l’apparato militar industriale influenza non poco la politica estera Usa, in chiave muscolare ovviamente (la guerra ucraina sta creando profitti astronomici) e, allo stesso tempo, gli stanziamenti astronomici diretti a tali industrie da parte delle varie amministrazioni, non ultima quella Biden, ne accresce ancor più la Forza.

Una dinamica perversa che ormai è diventata provvisoriamente definitiva e che rende l’America una democrazia diversa da quelle europee, nella quale gli apparati della Difesa e le industrie delle armi hanno scarsa influenza politica. Una democrazia di fatto militarizzata, quella Usa, nella quale la Politica ha spazi di manovra limitati (a proposito dell’America come faro di civiltà globale).

Se si considera poi la stretta interconnessione tra le Big Tech e tale apparato, del quale ormai le industrie tecnologiche sono parte integrante, lo spazio della Politica va a ridimensionarsi ancor più.

A proposito di Big Tech e del loro ruolo nella Difesa, un piccolo esempio di attualità: l’8 maggio Alex Karp, amministratore delegato della società di software Palantir Technologies, si è recato in Ucraina per incontrare il presidente Zelensky, come riferisce The Hill.

Palantir è la più importante, quanto oscura, società tecnologica Usa, quella che presiede a tutto quel che concerne il Web per conto dell’intelligence e della Difesa. Karp non è certo volato a Kiev per prendere un tè con il presidente ucraino…

Quando si parla di guerra e pace occorre fare i conti con i tanti interessi in gioco, altrimenti non si capisce granché.

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