Scomodi compagni di viaggio

È prezioso il parere di chi ha competenza sull’impianto istituzionale della Comunità Europea, per sapere se espellere uno dei suoi membri è o non è possibile. Ebbene, la risposta è no, non si può, lo vietano i trattati. Determinante è il vincolo dell’unanimità per decisioni di così grave portata. A bloccarle basterebbe il ‘no’ di Orban, del suo regime di destra, in orbita russa. La Ue e un suo elemento di imperfezione: la Comunità è costretta dallo statuto a subire i ricatti di Ungheria e Polonia, quinte colonne che hanno boicottato il bilancio della Comunità, il Recovery Fund, ne ostacolano provocatoriamente il cammino e per non paralizzarlo del tutto intascano corposi finanziamenti. Se è comprensibile che l’Europa non modifichi il divieto di espulsione (decisione che richiederebbe parere unanime) per ostacolare la tendenza dei suoi membri  a comportamenti ancor più lesivi dei diritti,  è però legittimo il dubbio sulla giustificazione addotta per liberarsi della zavorra di Paesi a regime autoritario, che erigono muri di respingimento dei migranti, reprimono la libertà, il dissenso, e come l’Ungheria di Orban approvano l’aggressione dell’amico Putin in Ucraina. Alle intelligenze giuridiche, che non mancano in sede europea, è teoricamente e in praticamente possibile individuare meccanismi di sospensione e in extremis di espulsione di membri incompatibili, anche a costo di concederli all’annessione che la Russia dello zar del Cremlino, di Putin persegue nell’intento di riesumare i fasti della ‘Grande Russia’ stalinista.

Merlo (‘Posta e risposta’, la Repubblica) riesce ancora una volta a sorprendere. Un giorno merita consenso, all’indomani il dissenso. In risposta a un lettore napoletano, che ritiene non assolutorie le scuse della giornalista Sara Pinna, conduttrice di una Tv veneta, perché costretta dalle sacrosante e per lei professionalmente disdicevoli proteste, in replica alla frase irricevibile (diciamo pane al pane, vino al vino), evidentemente razzista, rivolta a un piccolo tifoso calabrese, che lieto per la vittoria del Cosenza sul Vicenza (squadra di conseguenza retrocessa nella categoria inferiore) ha esultato con un’espressione tipicamente del luogo. Il commento della Pinna: “Tanto, poi verrete tutti in pianura (padana, ndr) a cercare lavoro”. Merlo parte da lontano. Racconta che per spaventare un bambino basta la parola strega, che parole antimeridionaliste bastano a “svegliare gli spiriti del male” (???) per “armare la canea (sic, canea) degli indignati, dei lapidatori con la prima pietra sempre in mano” (lapidatore un bambino di 10 anni, il lettore a cui si è rivolto?). La risposta di Merlo si conclude con un benevolo buffetto, virtuale, sulla guancia della conduttrice e l’augurio di “buon lavoro”. La collega in questione a sua discolpa, con effetto boomerang, ha provato a catturare la comprensione della gente del Sud: “Sono di origine sarda, ho un nonno di Taranto…”. Appunto. Il razzismo nordista (di nativi e in questo caso di adottati) ha la meglio anche su chi dimentica le proprie radici. Il razzismo, piaga mondiale e purtroppo anche italiana, si alimenta a colpi di benevola tolleranza per l’accoglienza negata, comportamento compensato, anche se non in misura esaustiva, dalla solidarietà di tante famiglie che ospitano donne, bambini, anziani, profughi dell’Ucraina.

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