Ruba una mela, per fame, è a rischio galera

Alzi la mano, si faccia avanti chi ritiene vi sia un’alternativa al sistema giudiziario in situazione di scacco, sconfitta da pool di legali retribuiti con porcelle milionarie e titolari di sotterranea subordinazione al potere politico, in complicità con una delle correnti interne che si riconoscono impropriamente in questo o quel partito. Riflessione malevola?  Per giudicarlo è significativo osservare questo ‘insolito’ bilancio: Silvio Berlusconi, in venticinque anni, è stato sottoposto a 36 (sì, trentasei) processi e quattro sono ancora in corso (anche il ‘Ruby ter’). L’esito in numeri: 11 sentenze di assoluzione, 10 processi archiviati, 8 prescritti. Per 2 è intervenuta l’amnistia. Condanne? Una, per il processo Mediaset del 2013 (frode fiscale).

Due tesi disponibili. O Berlusconi è vittima di stolking giudiziario, ‘imprenditore prestato alla politica, perseguitato pregiudizialmente dalla magistratura, o la potenza dei collegi di suoi difensori ha trovato terreno fertile, ‘sponda benevola’ in una giustizia ingiusta, che assolve i potenti per interessata deferenza.

Questo il prologo di una sensazione che paventa un nuovo flop della giustizia, in contraddizione con la richiesta di condanna a sei anni del ‘cavaliere’, per corruzione in atti giudiziari, la confisca degli immobili destinati a pagare le false testimonianze, o il silenzio, delle ragazze accusate di mentire sulle serate di Arcore e il sequestro di 10.846.123 euro. Cinque anni per Karima El Mahrou, 1 anno e 4 mesi alla senatrice Maria Rosaria Rossi (per falsa testimonianza), 2 anni al giornalista Carlo Rossella (anche lui per aver dichiarato il falso), 6 anni e 6 mesi per Luca Risso, ex compagno di Ruby, la confisca nei confronti di Ruby di 5 milioni di euro e di 3 milioni per Risso, varie condanne per le venti donzelle, ex ospiti delle serate di Arcore, che dalle requisitorie dei procuratori sono accusate di mentire perché ‘comprate’ dal patron di Mediaset e fondatore di Forza Italia, ridimensionato a ‘partitino’ (8%) e personalmente decimo nella graduatoria dei gradimenti dopo Draghi, Gentiloni, Conte, Meloni, Speranza, Franceschini, Bonino, Letta e Di Maio.

Richieste uguale a condanne? La mole ponderosa di precedenti ‘nulla di fatto’ non concede margini di ottimismo. Non a caso il legale di Berlusconi ha dichiarato spavaldo “Abbiamo argomenti solidi, molto solidi, per arrivare ad una definizione assolutoria. Il reato non c’è e tutto quello che è stato fatto oggetto di contestazione, è smentibile”. L’esternazione induce a sana curiosità: di argomenti parla? L’unica risposta è plasticamente rappresentata dai 35 precedenti di processi conclusi con la ‘non colpevolezza di Berlusconi, a dispetto di prove e testimonianze probanti.

Giustizia da riformare? Nessun dubbio, certamente non con il referendum del 12 giugno, di un test disseminato di ambiguità e compromessi.

E attenzione: “appello” rivolto a chi ha fame e ruba una mela. Non fatelo, la giustizia non vi perdonerà.

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