… MA CI SARÀ ALMENO UN PO’ DI METODO, IN QUESTA FOLLIA?
Andremo avanti, quindi: e – almeno in apparenza – senza progetto, senza prospettive. “Così, sanza mèta”, come risponde il cavalier Brancaleone da Norcia al povero pellegrino che gli chiede dove stia dirigendosi la sua schiera. Noi però, purtroppo, non siamo guidati dal Cavaliere Amaro – è in questo modo, ricordate?, che Brancaleone conversando col fido scudiero Taccone dichiara di sperare di venir ricordato negli annali della cavalleria –, bensì da un vecchietto incontinente (ne ha fatto esperienza il principe di Galles) evaso da un qualche ospizio ed approdato inopinatamente alla Casa Bianca, da dove straparla, stragiudica, straordina. E trova audience, trova zelanti ripetitori.
Per esempio, restando in italiche miserie, un Salvatore della Patria, Genio della Finanza Internazionale secondo il parere dei nostri media, il quale vola a Washington a prendere ordini e torna annunziando badoglianamente che “la guerra continua” e al tempo stesso accettando di pagare in rubli al tiranno Putin il suo gas nonostante egli sia oggetto di sanzioni che poco danno gli procurano mentre riducono sul pavé noialtri (ma sembra che l’ENI stia cercando un sistema per aggirare il problema, attraverso un pasticcio basato su doppi conti correnti). Certo, importare qualcosa da un paese al quale abbiamo severamente inflitto pene sanzionarie è un pochino strano per non dire indecoroso e ridicolo; pagare poi con un sistema bislacco e contorto è roba da comica finale… ma purtroppo queste sono le regole del gioco che qualcuno ha accettato in vece nostra (eh, sì: siamo in democrazia…). Avessimo almeno seguito l’esempio degli stessi finlandesi, nostri alleati contro i russi come nel ’41, i quali negano fieramente all’odioso confinante il pagamento nella sua non meno odiosa moneta. Stiamo a vedere che cosa faranno gli svedesi, che nella NATO non ci sono entrati – come invece a suo tempo hanno fatto i paesi euro-orientali, in odio al giogo sovietico, perché quello è finito oltre un trentennio fa e comunque loro non lo avevano provato – e la scelta del governo dei quali appare ancora più sospetta e sibillina. Sono ammattiti o hanno ceduto dinanzi a chissà quale (peraltro democraticissimo: ci mancherebbee…) ricatto?
Intanto il più eroico dei guitti (o il più guitto degli eroi: fate un po’ poi), cioè Zelensky, rivelatosi oltreché un comico anche un gaffeur non da poco, dopo aver annunziato che tutto sommato il despota del Cremlino poteva anche prendersi la Crimea ed essere stato per questo fieramente bacchettato – ma come, lo sostengono solo i media italiani, certe cose sono state dette, sì, ma in contesti diversi! Insomma, sono state dette o no? Se cambia l’ordine dei fattori, non necessariamente cambia il prodotto o la sostanza, e in questo caso non cambia affatto – dal signor Stoltenberg (nomina, sed etiam seminomina, sunt vere substantia rerum) il quale però afferma che la NATO, ch’egli guida da par suo, non è belligerante – Pinocchio le raccontava meglio… –, adesso se ne viene fuori con un’altra battuta storica, asserendo che solo la diplomazia ci farà uscire dalla guerra. Il che magari sarebbe vero: peccato però che l’unico in grado di aprire sul serio un tavolo diplomatico al quale sedersi per primo dovrebb’essere proprio lo Svaporato di White House che tutto questo pasticcio se lo è inventato, lo ha pagato fior di quattrini comprandosi mezza Ucraina e riempiendo di armi l’altra metà e ora duella di fioretto col suo inevitabile interlocutore poco diplomaticamente appellandolo dittatore, assassino, criminale di guerra e altro. Ma Biden, e lo sappiamo, è un fine stratega: vuole che la guerra da lui accuratamente preparata continui eccome, fino a “indebolire la Russia”, ma con lo scopo ultimo d’inguaiare la Cina: e non si capisce bene come farà a ottenere tale scopo dal momento che da che mondo è mondo se si vuol indebolire un avversario regalargli nuovi alleati è pessima tattica e deleteria strategia.
Catapultato sulla scena, fa il suo ingresso alla grande anche un altro Rinkoglionito DOC, George W. Bush jr., con la sua involontariamente splendida gaffe a proposito di un paese aggredito: e scambia l’Ucraina con l’Iraq. Lapsus, e nemmeno granché freudiano (ma di questo, ovviamente, nessuno parla). Il fatto è comunque che aggredito l’Iraq lo fu sul serio, anche se la Corte dell’Aja non mostrò di accorgersene; e se c’è un nome che non avrebbe mai dovuto uscire dalla bocca pastpresidenziale del ranchero del Texas è proprio quello del paese che USA & Co. hanno massacrato per un ventennio prima di abbandonarlo a se stesso.
Confessiamocelo: a questo punto, la ciliegina sulla torta sarebbe un bel dotto speech di Bernhard-Henri Lévy. Manca solo lui alla comica finale. Peccato solo che finale, ohimè, essa non sia.

FRANCO CARDINI