Peggio soli che male accompagnati

Ma in Russia, nella Russia degli oligarchi miliardari, del misterioso tesoro dello zar Vladimir, sono in vigore la cassa integrazione, il reddito di cittadinanza? La domanda è tutt’altro che oziosa. Non lo nego, la Russia ha esercitato per tanto tempo fascino indiscreto su chi ama la cultura, le diversità di usi e costumi, di come si concepisce la vita di relazione, su chi si appassiona per le eccellenze dello sport, dello spettacolo, su chi ammira le meraviglie dell’architettura, i tesori dei musei, i saperi della scienza. A deprimere il desiderio di andare oltre la percezione a distanza delle ricchezze di Mosca, di Leningrado, ha provveduto storicamente lo stalinismo, dittatura che ha cancellato l’enfasi condivisa per la fine dello zarismo e l’evento della Rivoluzione d’Ottobre. Da qualche tempo ci pensa il sovranismo repressivo della corrotta nomenclatura del Cremlino a guida di Putin.

Ma c’è una ragione recente a sollecitare sana curiosità, a imbarcarsi su un aereo in direzione Mosca, capitale del Paese che il nuovo zar (meglio se si ribattezza come ‘zarino’, la dimensione dell’uomo e dello statista non va oltre questo diminutivo) ha de-internazionalizzato. È da lettino dello psicanalista nascondere al popolo il destino di questa Russia dell’uno contro tutti.

Di buon passo, con partenza dalla Piazza Rossa, ci piacerebbe attraversare vie e viali dell’internazionalità che fu, divenuti orfani di presenze prestigiose, di boutique grandi firme, di marchi prestigiosi, in fuga per sostenere il boicottaggio del regime Putin e mostrare con i fatti ostilità alla Russia dell’aggressione all’Ucraina. Il percorso urbano nella megalopoli dove operano Putin e i suoi sottoposti, mostrerebbe con deprimente frequenza i ‘vuoti ’ nelle mura provocati da chi ha ‘chiuso bottega’ e detto addio alla ‘Confederazione’. Lungo elenco degli esodi: imprese dei settori energia, trasporti, dei servizi, e Ikea, Volkswagen, Lego, Netflix, Toyota, Apple, Bp, Shell, Maersk, Volvo e Netflix, Equinor. Via anche la Exxon Mobil, stop agli investimenti di Total Energies.  Il fondo sovrano norvegese, il più grande del mondo, ha congela gli investimenti in società e titoli russi per un valore di circa 2,8 miliardi di dollari e presenta un piano di uscita. I maggiori studi legali internazionali tagliano i legami con Mosca (Baker McKenzie). Linklaters, altro studio legale con sede a Londra, ha detto che rivedrà tutto il lavoro dell’azienda legato alla Russia. Tutte e quattro le grandi società di consulenza americane hanno rotto i rapporti con Mosca. Daimler Truck Holding, tra i più grandi produttori di veicoli commerciali del mondo, fermerà le sue attività commerciali in Russia. Harley-Davidson ha sospeso il suo business. Anche General Motors ha fermato le spedizioni Il gruppo MSC della famiglia italiana Aponte fermeranno temporaneamente tutte le spedizioni di container da e per la Confederazone, Russia, seguito da Dhl. Stop della Siemens, colosso tedesco, alle attività in Russia, chiude Sofety. Samsung sospende l’export di tutti i suoi prodotti, chiude Zara (86 negozi). Come faranno i ragazzi e le ragazze russe senza Coca Cola, Pepsi, hot dog di McDonald’s che li hanno abbandonati?

Tutto il personale licenziato continuerà a ignorare che tutto dipende dalla megalomania aggressiva di Putin?

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