“Colpita e affondata”

Abbiamo giocato e impegnato la nostra fantasia bellica di ragazzi in accese, virtuali ‘battaglie navali’. Abbiamo esultato quando il ‘nemico’ ha ammesso di subire l’affondamento di un incrociatore, di una corazzata. Era un gioco, certo, specialmente in auge negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, quando erano ancora a vista i relitti affioranti dal mare di navi da guerra affondate. Era un gioco. Ora c’è molto poco da giocare. L’Ucraina in assetto di difesa-attacco annuncia al mondo di aver inferto colpi mortali alla flotta russa. Colpite e affondate nel Mar Nero la Moskva, nave simbolo della marina russa, la Makarov, suo norgoglio e vanto, la Raptor, nave da parata di Putin (drone) e ora (nelle notti tra l’11 e il 12 maggio) la Vsevolod Bobrov, nelle vicinanze dell’Isola dei Serpenti. Lo ha reso noto Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno dell’Ucraina. La Bobrov in fiamme e in fuga, è stata rimorchiata nel porto di Sebastopoli. Grave la perdita: varata nel 2016 fa parte del progetto più recente della flotta di Putin. Nave pattugliamento è armata come rompighiaccio e dotata dotata anche di una pista per il decollo di elicotteri utilitari Ka-27. Negli ultimi giorni gli scontri per il controllo dell’Isola dei Serpenti, che si trova a soli 45 km dalla Romania, si sono inaspriti. Distrutte anche due imbarcazioni da pattugliamento (‘Raptor’) colpite da droni Bayraktar in prossimità di Snake Island: eventi disastrosi per la macchina militare russa e il disagio politico di Putin, pressato dalla contestazione interna (vicina al complotto per disarcionarlo) dalla rabbia degli oligarghi colpiti dalle sanzioni, dal popolo, che conta i morti e chiede ragione di una guerra finora catastrofica per la Russia.

Molti i dubbi sulle notizie appena sussurrate di picco passi in avanti delle trattative bilaterali per lo stop alla guerra. L’impressione è che al mezzo default dell’invasione, aggravato dall’imprevista controffensiva degli ucraini, riforniti dall’Occidente di armi d’ogni genere, si sommi l’isterica reazione di Putin, indisposto ad accettare di essere sconfitto da Zelenski, al punto da replicare la minaccia di ricorrere alle armi nucleari, a missili intercontinentali in grado di cancellare dalla terra anche una mega metropoli come New York.

Quando finirà la guerra? Domanda senza risposta, anche se rivolta agli analisti geopolitici super competenti come Fabbri, consulente quotidiano di Mentale: forse gli unici abilitati alla previsione, ma per ovvie ragioni resti,  sono i potenti della Terra manovrati a garanzia dei loro giganteschi profitti dai produttori di armi, che operano perché nel pianeta vi siano sempre in corso molte decine di guerre, a cui fornire missili, mine, droni, obici, navi, elicotteri, carriarmati e chissà anche testate nucleari, bombe al fosforo. Altrimenti come si spiegherebbe il coro di sentenze insieme vaghe, ma univoche, che all’unisono pronosticano di lunga durata il conflitto Russia-Ucraina?

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