LIBIA / STOP ALL’EXPORT DI PETROLIO    

Piove sul bagnato per i nostri approvvigionamenti energetici.

Non solo ci mancheranno il gas, il petrolio e il carbone russi, visto il boicottaggio deciso dal super premier Mario Draghi (in rampa di lancio per la poltronissima di Segretario Generale della NATO) alle forniture del ‘macellaio’ Vladimir Putin ma con ogni probabilità, per un bel pezzo, anche l’oro nero che ci è fino ad oggi arrivato dalla Libia, che sta risprofondando nel totale caos.

La compagnia petrolifera statale libica ‘National Oil Company’ (NOC) avverte infatti di una “dolorosa ondata di chiusure”. La società ha appena comunicato ai suoi tanti clienti che “le esportazioni dal porto petrolifero di Zueitina non sono attualmente possibili”.

Commenta Bloomberg: “La ragione di ciò è un blocco della produzione a causa di disordini politici. Ciò significa che il mercato energetico globale, già teso a causa della guerra in Ucraina, è minacciato da nuovi aumenti di prezzo. La Libia produce circa 1,2 milioni di barili di greggio al giorno”.

Continua la ricostruzione dell’agenzia: “Secondo la compagnia petrolifera, le chiusure sono state causate da ‘un gruppo di persone’ che è entrato nelle strutture. Gruppi nella Libia orientale che protestano contro gli impianti petroliferi chiedono le dimissioni del primo ministro a Tripoli a favore di un rivale di recente nomina. L’intrusione ha costretto domenica a ‘un graduale arresto della produzione’, ha affermato la società, riferendosi alle sue strutture che esportano petrolio greggio attraverso il terminal di Zueitina. La loro chiusura influenzerà anche la produzione di energia nelle centrali elettriche di Zueitina e di Bengasi settentrionale”.

Prosegue il dispaccio: “I manifestanti di Zueitina hanno dichiarato domenica che avrebbero interrotto la produzione fino alle dimissioni del primo ministro Abdulhamid al-Dbeibal. Hanno anche chiesto il licenziamento del capo del NOC, Mustafa Sanalla”.

Un caos cominciato 11 anni fa, nel 2011, con il golpe anglo-francese che significò la fine della primavera libica (una delle poche autentiche) e la tragica fine di Muammar al-Gheddafi. Da allora sono iniziate le faide, i massacri, le distruzioni, la spaccatura del paese in due, tribù e fazioni in una devastante lotta continua: un’altra ‘democrazia’ esportata dal solito Occidente…

E adesso, scorreranno altri fiumi di sangue? Vedremo.

Ma per l’Occidente conta solo l’oro nero.

 

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