PANDEMIA & AFFARI / TUTTO FA COVID

Grandi business a base di Covid.

Tutto il mondo è paese. Una vera pandemia di affari griffati coronavirus    si moltiplica e si allarga a macchia d’olio, sotto varie latitudini.

Italia, come al solito, in pole position. Ma anche gli americani non scherzano.

Partiamo dagli Usa e leggiamo una notizia fresca fresca che rimbalza tra alcuni siti di controinformazione a stelle e strisce.

“Il progetto Veritas ha pubblicato il video di una informatrice del Dipartimento della Salute della Luisiana che afferma che i casi di Covid sono stati gonfiati a scopo di lucro. Jeanne Stagg, l’informatrice che ha lavorato in ‘Gestione dell’utilizzo ospedaliero’ ha detto a Project Veritas di aver assistito a casi codificati come Covid che non dovrebbero avere Covid elencato come ‘diagnosi primaria’. ‘Ho cercato di sensibilizzare i miei superiori e ho denunciato i fatti al Dipartimento per le frodi e gli abusi, ma non è successo niente’, ha raccontato a Project Veritas”.

Continua il report: “Stagg ha detto a Project Veritas che, ad esempio, una persona che ha subito più ferite da arma da fuoco è stata codificata come Covid. Stagg sta denunciando casi di Covid-19 che potrebbero essere gonfiati per ottenere incentivi finanziari”.

E viene spiegato a proposito di ‘United HealthCare of Louisiana’, ossia il locale Dipartimento della Salute: “E’ il braccio di ‘Medicaid’ degli Stati e, come sottolinea l’informatrice Jeanne Stagg in una conversazione con il Chief Medical Officer, la dottoressa Julie Morial, ci sono diversi incentivi finanziari affinchè gli ospedali preferiscano codificare i pazienti come ricoveri covid-19”.

Lo stesso sta succedendo in Italia ma ‘nessuno lo deve sapere’.

Trapelano notizie dal Friuli, fa capolino uno studio definito ‘bomba’ ma subito oscurato, ne fa cenno ‘il Gazzettino’ che parla di “una ricerca partita dall’Azienda ‘zero’ del Friuli Venezia Giulia”.

A quanto pare, lo studio metterebbe radicalmente in discussione l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità e la narrazione sui “no vax che intasano gli ospedali”.

Stando alla ricerca dell’azienda sanitaria friulana, gli ospedalizzati classificati come pazienti covid non rappresentano il 10 per cento del totale, come si pensava inizialmente, ma “oscillerebbero addirittura tra il 25 e il 70 per cento di tutti i degenti che attualmente vanno ad ingrossare le fila dei ricoveri covid”.

Degenti asintomatici. “Il dato medio (50 per cento), tradotto più semplicemente, ci direbbe che quasi la metà dei pazienti covid non ha i sintomi della malattia. E’ ricoverato per altri motivi”.

Avvolto nel mistero, poi, un servizio giornalistico realizzato da Valentina Noseda per ‘ReStart’ (un programma di Rai2) e a quanto pare oscurato, ‘autocensurato’ come scrive il Gazzettino.

Un servizio incentrato sull’intervista con una classica ‘gola profonda’, un dirigente sanitario del Lazio che svela i meccanismi delle truffe sulla pelle dei cittadini, per far soldi e cumular potere.

Ecco alcune tra le choccanti rivelazioni.

“L’obiettivo è che salga il numero dei positivi. Lo stesso vale per i ricoveri: se un malato oncologico viene ricoverato anche se non ha sintomi, diventa immediatamente un paziente covid”.

 

“E’ gravissimo trasferire un malato di tumore in una struttura covid. Significa mandarlo alla morte come accade spesso”.

“Tutti questi positivi servono a fare polizze. L’ospedale prende i soldi in base ai ricoveri covid, ma poi esistono logiche per spartirsi il bottino. Ci sono interessi, soldi, poteri e avanzamenti di carriera”.

“L’hanno chiamata produttività ma purtroppo si producono solo false morti per covid. In alcune strutture ospedaliere si alterano i dati perché, dimostrandosi in difficoltà per il covid, possono mettere le mani più facilmente sui soldi del PNRR”.

“Il pubblico apre le strutture, la gestione viene data ai privati e i positivi servono per alimentare il sistema”.

“I soldi aggiuntivi per i ricoveri covid partono dal giorno della degenza e quindi se un paziente entra perché si è rotto una caviglia e dopo giorni scopre che è positivo, il rimborso parte dal primo giorno della degenza. Tutto legale”.

Facile come bere un bicchier d’acqua.

 

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