MATTARELLA 2 / OTTIMO MINESTRONE PER VENT’ANNI     

‘I have a dream’, diceva tanti anni fa un certo Martin Luther King.

Ha un sogno oggi anche il ri-Capo dello Stato Sergio Mattarella, che traccia le linee del futuro per il Belpaese tuffato nel mondo super globalizzato.

Un discorso da platea ONU, quello studiato con molta cura dallo staff dei neo confermati consiglieri quirinalizi. Costruito in modo certosino per ‘chiamare’ standing ovations quasi ad ogni passaggio (una ventina quelle contate a bruciapelo), per soddisfare tutti i palati del transatlantico, in modo scientificamente bipartizan: del resto, è o no il papà di tutti gli italiani? Rappresenta o no tutto il Paese?

E’ sembrato francamente tonificato, l’ottantenne ri-inquilino maximo del Colle, dopo le uscite degli ultimi anni nelle quali, francamente, più che ingessato sembrava sul serio mummificato. Gli hanno certo giovato il faticoso trasloco, le lunghe procedure di catalogazione & impacchettamento di tante memorie del settennato: un modo come un altro per sgranchire le ossa e allenare le meningi.

E ha spaziato, nel giorno del giuramento, per tutto l’universo politico di casa nostra e non solo. 40 minuti invece dei 20 previsti da tutti gli esperti del ramo. Una autentica pandemia di temi che non esclude niente: manca, caso mai, un cenno alla cura del green sulle terrazze di casa, quelle colture idroponiche di cui, siamo certi, discetterà alla prossima occasione utile.

I suoi solerti consiglieri, ipotizziamo, si sono prodigati ad allestire un comodo, ampio pentolone, nel quale hanno infilato tutti gli ingredienti del menù politico attuale, nazionale ed estero, senza tralasciare niente. Dosando le opportune quantità, aggiungendo gli aromi e i tempi giusti di cottura, sono riusciti a confezionare un prodotto perfetto, ottimo per tutte le tavole e godibilissimo, appunto, per tutti i palati, anche i più esigenti.

Fateci caso, non manca niente, proprio niente.

Solo qualche notarella a margine.

La lotta alle mafie è ridotta a due righe proprio ai botti finali.

Il diritto all’informazione è sbrigato in 4 parole quattro.

Nessun cenno agli tsunami di fake news che ormai dilagano in tutti i Tg e i talk, pubblici e privati, con incalcolabili e irreparabili danni sulla formazione di idee e opinioni per tutti i cittadini, soprattutto in tempi di pandemia.

Nessuna sillaba sulla corruzione altrettanto dilagante, un tumore inarrestabile che investe la pubblica amministrazione ma non solo.

Non un cenno alle Stragi di Stato impunite da decenni e decenni, sulle quali il ri-Presidente Mattarella ritualmente spesso e volentieri interviene con le solite formulette che nulla smuovono per processare finalmente e sbattere in galera esecutori e, soprattutto, mandanti, che restano impunemente e allegramente ‘a volto coperto’.

Nessuna parola – se non ultragenerica circa l’aiuto ai più bisognosi – sulle pensioni di fame, sui senza-niente, sui senza-tetto, sui senza-diritti, sui senza più la forza di andare avanti, calpestati ogni giorno da uno Stato che se ne FOTTE di loro, trattati come carne da macello, come appestati o, se preferite, come lebbrosi. Quel mondo a parte che cresce a dismisura in Occidente e nel nostro paese a ritmi sempre più incalzanti: e del quale il ri-Capo dello Stato Mattarella non ha certo tempo di occuparsi e preoccuparsi.

Comunque, complimenti vivissimi al Capo e al suo staff: nel minestrone ottimo e abbondante hanno somministrato proprio tutte le verdure del caso, non mancava (quasi) niente, va bene per vent’anni. Anche il grazie alla mitica Vitti.

Non pochi hanno notato un certo piglio mostrato dal ri-Capo sui temi della giustizia, con un buffetto alla classe (Kasta mai) dei magistrati e al CSM. Con ogni probabilità – è stato ancora osservato – un omaggio a Matteo Renzi alle prese con le beghe giudiziarie della sua dinasty.

Un discorso programmatico che copre tutti i temi mai affrontati sul serio, neanche uno, da quella politica oggi ri-genuflessa davanti al Profeta Mattarella.

Un monito per Draghi e le sue truppe sempre più ridotte ad un’armata Brancaleone? Non può essere. Al massimo un piccolo consiglio, un’agendina da portare in saccoccia da sbirciare ogni tanto, e tanto per far vedere ai cittadini-elettori che un problemino all’anno, forse, si può cominciare a mandare – con calma, senza mai disturbare i manovratori – a iniziale soluzione.

Tanto per spargere cortine fumogene nell’aria, per ‘far vedere’, per palesare una presenza dei partiti che ormai non c’è più.

Bande di fantasmi, accozzaglie di ladri, ignoranti & corrotti intenti a divorare gli ultimi brandelli dello Stato, a spartirsi le ultime risorse dell’erario e se preferite, di questi tempi, i fondi del PNRR.

Gangs alle quali, di tutta evidenza, le parole del ri-Capo Mattarella non fanno neanche il solletico. Alla faccia delle venti standing ovations, parole che entrano in un orecchio di lorsignori ed escono dall’altro.

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