Basta che sia sport

Viva il minimalismo, l’inconsueto, la marginalità creativa in antitesi con il massimalismo, le droghe dei poveri, le star ultra milionarie degli sport ‘di lusso’ che tirano calci da gol,  ficcano il pallone nel canestro…eccetera. Per fortuna c’è chi si diverte con poco, quasi con niente ed è ugualmente felice

Certo, calcio, basket e volley, tennis, sci, ciclismo, auto e moto, baseball, cricket, nuoto e annessi, l’atletica, regina di tutti gli sport, appartengono alla gamma di discipline più diffuse e praticate del mondo, ma…ma se vi ritenete anticonformisti e creativi, se vi interessa stupire, raccontate di essere assidui frequentatori di uno degli ‘sport’ insoliti, per lo più sconosciuti che il giornalismo d’indagine ha rintracciato. Premessa, lanciarsi palle di neve è in elenco? Gli esperti dicono di sì e riferiscono le origini storiche o leggendarie delle stranezze messe in fila qui di seguito: in Finlandia è ‘normale’ una corsa annuale a ostacoli con difficoltà supplementare di doverli superare con la moglie sulle spalle, a cavalcioni o a testa in giù. Il vincitore è premiato con tanta birra quanto pesa la sua gentile signora. Conoscete il Sepak Takraw? No? È una specie di pallavolo che vieta di usare le mani. Per tenere il pallone in volo si usano piedi e ginocchia, il mento. Tre i giocatori per squadra. Ora parliamo di Hornussen, sport svizzero di antica origine: il battitore lancia in aria un dischetto con un colpo di frusta. Gli avversari devono provare a respingerlo con grossi cartelli, gli ‘schindels. Anche l’Afghanistan ha un suo ‘gioco-sport’nazionale, il Buzkashi. Obiettivo? A cavallo, in velocità, si deve colpire una (povera!) capra fino a spingerla nella porta della squadra avversaria. Niente regole, c’è solo un codice d’onore da rispettare. Si dice che l’Ente per la protezione animali non sa nulla del Buzkashi, praticato dai ricchi afghani. Questo non succede nel Sahara, ma in Australia dove si svolgono due importanti corse con i cammelli, la Camel Cup e il Boulia Desert Sands. Velocità 65 km negli sprint e una media di 40 in un’ora. Corollari dei due eventi concorsi di bellezza e scommesse. Spagna, Bossaball ovvero un miscuglio di calcio, atletica, pallavolo e capoeira brasiliana. Da un trampolino gonfiabile un attaccante lancia la palla, gli avversari da un altro trampolino la devono rinviare al mittente con un massimo di 5 tocchi. Si racconta che si divertono un mondo. GB, Yorkshire. Inventato dai minatori, noto come ‘metti un furetto nei pantaloni’, il Ferret-legging consiste nell’infilare nei calzoni uno degli animaletti vivi e di trattenerlo quanto più a lungo è possibile.  Il record: 5 ore e 30.  Ci trasferiamo in Pakistan, Giappone, Iran, Bangladesh per il mix di wrestling e ‘ruba bandiera’ che da luogo al Kabaddi, sport di contatto con divieto di prendere fiato tornando nel proprio campo. Ancora: il già citato Capoeira, ovvero ‘La danza della guerra’, arte marziale del Brasile, mette insieme danza appunto, musica e acrobazie. È nato nel secolo 19esimo, praticato dagli schiavi africani. Oggi si può apprezzare come scena di combattimento in film e serie televisive. Merita un’ultima citazione lo Yukigassen, raccomandato per chi è in confidenza con le temperature glaciali, pur essendo nato in Giappone. In poche parole, è una vera battaglia a colpi di palle di neve, tra due squadre di sette giocatori, protetti da elmetti. Viene eliminato chi è colpito.

Noi ragazzi del dopoguerra? Giocavamo a ‘saittella’, ovvero a calcio, ma il campo era la distanza tra due ingressi di tombini (le porte), uno di fronte all’altro e la palla si ricavava da frammenti arrotondati di mattoni forati. I più organizzati si cimentavano nella corsa dei ‘carruocioli’, copia poverissima del bob, in legno con cuscinetti a sfera come ruote. Un terzo ‘sport’ a costo zero era il ‘mazza e pivece’ (non giuro sulla precisione di ‘pivece’), cioè il baseball di strada.  Consisteva nel colpire al volo un piccolo tronchetto di legno con un bastone.

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