Bella fuori, ma anche dentro

Non è nota l’opinione di papa Francesco sul lavoro televisivo di Alberto Angela ‘Stanotte a Napoli’, che il popolo degli adulatori di professione continua a esaltare, quasi equiparando il diritto all’aureola, alla beatificazione del divulgatore di cotanto padre e chiede che il cuore della città, la sua gente, i napoletani – evanescenti fantasmi nel suddetto docufilm – gli dedichino edicole votive, murales e mercatini ambulanti di santini, foto e capi di abbigliamento. Dubitiamo che Francesco approvi l’idea, che tifi per un posto in paradiso da prenotare per il ‘fine narratore’ che giura di spasimare per Napoli. Gli fa eco, con uno tanti like al programma natalizio di Rai1, Sergio Rubini, altro personaggio dello spettacolo folgorato da improvvisa ‘napoletanitudine’. I maligni sospettano che sia provocata da immediato interesse al gradimento dei napoletani, che accolgano con entusiastico endorsement l’azzardo del film “Fratelli De Filippo” di cui Rubini è regista. Un autorevole quotidiano gli dedica un’intera pagina e gli fa dire quello che pensano tutti i napoletani, ovvero che la città all’ombra del Vesuvio custodisce tesori di inestimabile valore, ma…brutti scherzi della cronaca, l’omaggio a Sergio Rubini è preceduto da due pagine di denuncia di immagini emblematiche del degrado urbano di Napoli, conseguenza del permanente insulto alle sue bellezze, dei cumuli di spazzatura che non risparmiano nessuna strada, nessuna piazza. In questi giorni è da dimenticare l’attualità di indecenti luminarie natalizie, specialmente l’installazione da quarto mondo nella sontuosa piazza dei Martiri.

Certo, è stato profondo il respiro di sollievo per il racconto del ‘Cristo velato’ e di tanti altri gioielli di Partenope. È probabilmente la rivincita di quanti, per loro fortuna non sfiorati dal degrado ambientale, dalla convivenza con la violenza della criminalità, dai disagi quotidiani della città, manifestano rabbia, voglia di rivincita, per compensare letture a senso unico di stereotipi negativi. Verissimo, “Stanotte a Napoli”, è un patinato biglietto da visita, alternativo al racconto di Gomorra, esportato ovunque, ma somiglia al comportamento di una massaia pigra, che anziché raccogliere da terra lo sporco, la nasconde sotto i tappeti. La polvere si accumula, ma l’ospite di riguardo non la vede.

Perché non un’incalzante intervista al sindaco (per esempio nel tempo da sottrarre alla lunga sequenza filmata della galleria borbonica, elemento non organico al tema) per acquisire l’impegno a congiungere l’orgoglio per i tesori di Napoli a un’operazione di ‘risanamento’ delle sue negatività? L’augurio è che il bel quadro di Angela non induca Napoli e i napoletani estasiati dalle meraviglie raccontate, a ritenere che piacciano e basta, che neutralizzino l’idea di una città prigioniera del degrado, della criminalità…di una ‘capitale che se non offrisse la pizza migliore del mondo… guai.

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