Una Napoli déjà vu

Spot promozionali a valanga. A circa un’ora dall’incipit di “Stanotte a Napoli” la doppia irruzione di Alberto Angela nel bel mezzo della puntata natalizia del tormentone ‘Eredità’ e nel corpo del Tg1 serale firmato da Monica Maggioni, piacevolmente migliorato, per esempio con l’oscuramento delle presenze debordanti Salvini-Meloni-Berlusconi imposte dalla precedente direzione. Ieri sul profilo facebook l’invito a non perdere il secondo racconto televisivo di Angela junior sulle meraviglie che assegnano a Partenope il titolo di regina delle città più affascinanti del mondo. I saggi dicono che il ricredersi, se indotto da valide argomentazioni, è cosa lodevole, prova di modestia intelligente. L’autorevole opinione conforta e ammetto pubblicamente di aver esaltato pregiudizialmente, prima di verificarne la qualità, la nuova ‘fatica’ di Alberto Angela. Intendiamoci, gli va riconosciuta senza se, né ma, la bravura di affabulatore, la capacità di assimilare un alacre lavoro di documentazione storica e artistica, sfoggiata anche ieri sera nelle pause della narrazione per immagini del documentario. Ma il lavoro, a suo dire di mesi, speso per costruire l’impianto del programma, non ha prodotto quanto ci saremmo aspettati della sua lettura di Napoli, indagine proposta a tappe ragionevolmente distanziate dalla Rai che ora Angela ha assemblato con il noto strumento del copia-incolla. Il nuovo, che modera la critica al programma è nella scelta felice di Giannini nei panni regali di Carlo di Borbone, strepitoso raccordo tra le citazioni delle eccellenze riproposte: Castel dell’Ovo, la leggenda dell’uovo che custodirebbe a tutela della sopravvivenza di Partenope, l’unicità del teatro San Carlo, il più grande e fastoso del mondo, la maestosità di piazza del Plebiscito, dominata dal Palazzo Reale, i primati scientifici e culturali della Napoli di fine ‘800,  l’immancabile San Gregorio Armeno. Trovandosi in ‘zona’ la suggestione del ‘Cristo velato’, nella stupenda Cappella Sansevero, una rapida sosta nei vicoli, per citare la tutt’altro che inedita generosità del ‘caffè sospeso’, prima di introdursi nel meraviglioso chiostro di Santa Chiara. L’incedere nel cuore di Napoli doveva obbligatoriamente lambire, e lo fa, le botteghe di San Gregorio Armeno, la via presepiale delle statuine. Poi, in ovvia successione, la sosta obbligata per ammirare il celeberrimo presepe di San Martino, che ospita anche protagonisti con la pelle nera, pretesto per lodare a giusta ragione la multietnicità di antica data dei napoletani. Non potevano mancare e non sono mancate le citazioni dell’imponente museo di Capodimonte, della storica fabbrica delle ceramiche, l’incursione nel sottosuolo, che custodisce le catacombe di San Gennaro, un cenno al cimitero delle Fontanelle, immagine replicata televisivamente decine di volte. Aspettativa soddisfatta anche per la Napoli dei tifosi pazzi di Maradona, il ricordo di Bagni, compagno della squadra premiata con lo scudetto, proprio grazie alle imprese del ‘pibe de oro’. Il mito di San Gennaro? Occupa uno step ampio di “Stanotte a Napoli al suo tesoro, il più ricco della Terra, degno di stupore per l’anomalia di un santo probabilmente invidiato perfino dal nababbo Paperon dei Paperoni. Angela ha esplorato le testimonianze della città greca e romana sottostanti la chiesa di San Lorenzo, il bugnato in piazza del Gesù con i segni di note musicali in aramaico, ovviamente il palazzo dello Spagnuolo, abituale location cinematografica, la chiesetta della Luciella (tra cento di ben altra importanza), il museo archeologico (di sfuggita), la galleria Umberto I e il sottostante Salone Margherita. Accenni, solo, per titoli, sono toccati alla Federico II, allo storico Palazzo Serra di Cassano, alla suggestiva galleria borbonica.  Cose, meravigliose, un ‘de jà vu’ nel corso degli anni, vista come città di ‘grandi bellezze’ immateriali, senza senz’anima però, ‘quasi non abitata’; il racconto e sicuramente teso a sanare il vulnus della Napoli rappresentata nel suo peggio, da gomorra, fiction e film impregnati di criminalità, folclore, e letture farsesche. “Stanotte a Napoli” merita un voto alto per l’inedita, immensa bellezza delle riprese che regalano  i droni in volo, lo spazio occupato dalla strepitosa Serena Rossi, virtuosa nella circostanza interprete di canzoni napoletane senza base musicale e la meravigliosa Serena Altieri. Giudizio finale, per Angela: bravo divulgatore, ma in pagella destinatario di un attendista rinvio ad ottobre.

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