Calcio & VAR / Fuorigioco di un pelo. O di un capello

Una piccola replica a Luciano Scateni, amico fraterno e compagno di sempre per tante battaglie sul campo. Meno quello di calcio.

Nel suo pezzo del lunedì, “Nun ce vonno sta’”, se la prende con la ‘furia Milan’ per il contestatissimo gol annullato al Milan e che ha sancito la storica vittoria del Napoli a San Siro.

Storica anche perché è francamente la prima volta che capita di assistere ad un “fuorigioco di Capello”: non parlo del mitico allenatore del Milan iperscudettato, ma delle chiome del francese Giroud, le quali di qualche centimetro oltrepassavano la fatidica linea virtuale tracciata con l’implacabile VAR. Fosse andato il giorno prima a tagliarsi la zazzera non staremmo ora qui a discutere. D’ora in poi non avremo più il fuorigioco di un pelo: ma di un capello.

Ed è la prima volta che capita di assistere ad un fuorigioco causato da un calciatore lungo disteso per terra, come ad esempio hanno fatto notare due noti ex campioni, oggi commentatori alla Domenica sportiva, Tardelli e Collovati e il giornalista sportivo Tony Damascelli.

Con l’aiuto del VAR, ormai, il caos è domenicalmente assicurato. Anche perché in Italia regole e norme calcistiche sono totalmente incomprensibili, del tutto strampalate, fanno a cazzotti una con l’altra, inipotizzabili per qualsiasi paese che abbia una minima cultura calcistica.

Rincretiniscono gli arbitri, rendendoli sempre più protagonisti di pantomime e sceneggiate. Meglio il VAR solo nel palla-dentro o palla-fuori, per il resto che tornino a prendersi le loro responsabilità arbitri e segnalinee: altrimenti che ci stanno a fare?

Una nota sull’allenatore del Milan, Pioli: un signore d’altri tempi, mai fuori dai gangheri (al contrario del fumantino Spalletti). Ha detto una parola per gli autentici furti, veri scippi con destrezza, subiti dal Milan in Champions contro Porto e, soprattutto, Atletico Madrid? Eppure, quella incredibile eliminazione vale una ventina di milioni di euro almeno.

Caro Luciano, comunque oggi il calcio mi ha nauseato. Non tanto per le combine, ma per quel sapore che un tempo c’era e ora s’è miseramente perso. Sogno le partite di nuovo tutte alle 15 con quel ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ e le voci di Ciotti e Ameri. Invece siamo alle prese con l’orrendo superspezzatino di partite singole per rincitrulliti d’ogni sorta tanto per genuflettersi davanti a sponsor e diritti tivvù.

E mi tornano in mente quei mitici Milan-Napoli di fine anni ’80, le magie di Maradona & Careca, di Gullit & Van Basten. Altri tempi. E non ti rimembro la monetina bergamasca che fece stramazzare al suolo il povero Alemao: anche qui il calciatore orizzontale conta, eccome!

Comunque, sul fronte pallonaro, più che di VAR e fuorigioco, sarebbe il caso puntare i riflettori su fatti sostanziali e gravissimi: come i bilanci fasulli, taroccati, di ormai tutte le società di calcio, dalla prima all’ultima, con le dovute proporzioni. E’ il doping finanziario, altrettanto insopportabile di quello sportivo, che ormai inquina tanti, troppi sport, dal ciclismo all’atletica, come dimostra in modo palese in giallo Schwazer, dove chi dovrebbe garantire legalità e trasparenza – la WADA – fa esattamente il contrario.

E quella UEFA, cosa ci sta a fare? Fa solo finta di controllare qualcosa, ma ormai i grandi club fanno e faranno sempre di più quello che vogliono, come la Super Champions per ora solo rimandata e voluta dal solito tandem ammazzatutto sponsor-tivvù.

La ciliegina sulla torta dell’ultimo sorteggio Champions, poi, fa ridere veramente i polli: e nessuno si è dimesso, dopo quella colossale figura di… planetaria.

Last but non least, il racket dei procuratori. Le percentuali folli, un campionato falsato fin dall’inizio, con giocatori che hanno già la testa al prossimo contratto miliardario.

C’è carne al fuoco, Luciano. Più sostanza delle chiome di Giroud.

 

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