CINA / BIDEN & DRAGHI UNITI IN VETI E SANZIONI 

America chiama Italia risponde. Se Joe Biden dà un ordine, il Maggiordomo Mario Draghi ovviamente s’inchina. Ed esegue.

Così succede per la singolar tenzone contro la Cina, avviata da Donald Trump e portata avanti, anzi intensificata, dal suo successore Biden.

Con la fattiva e sempre più assidua collaborazione dell’alleato di sempre, l’eternamente genuflessa Italietta.

Ecco le news.

Partiamo da quelle battute dall’autorevole agenzia ‘Reuters’. Che a fine novembre scrive: “Il premier Mario Draghi ha recentemente posto il suo terzo veto su un tentativo di acquisizione cinese in Italia. Il gruppo ‘Zhejiang Jingsheng Mechanical’ ha affermato che Roma ha bloccato il suo tentativo di creare una joint venture con il ramo hongkonghese di ‘Applied Materials’ finalizzata all’acquisizione delle sue attività presenti in Italia”.

La decisione è stata presa in una riunione di gabinetto del 18 novembre, quando il ministro dello Sviluppo Economico, il leghista Giancarlo Giorgetti, ha raccomandato il suo veto, sostenendo che l’acquisizione avrebbe potuto avere conseguenze nel settore strategico dei semiconduttori. Tra i prodotti di ‘Applied Materials’, infatti, ci sono macchine utilizzate per fabbricare semiconduttori e altri componenti ad alta tecnologia.

In un documento depositato ad Hong Kong dal gruppo cinese, si afferma – secondo il report di Reuters – che “la joint venture aveva anche lo scopo di acquisire le attività della ‘Applied Materials’ destinate alla produzione dei cosiddetti ‘wafer’ a Singapore e in Cina”.

Continua Reuters: “Di fatto, l’Italia si riserva il diritto di utilizzare la propria legislazione anti-acquisizioni, il cosiddetto ‘golden power’, per scongiurare offerte indesiderate in settori ritenuti di importanza strategica come quello bancario, energetico, delle telecomunicazioni e della sanità. Il governo esamina un gran numero di accordi di fusione e fornitura di attrezzature, che nella maggior parte dei casi vengono approvati con raccomandazioni volte a preservare l’interesse nazionale del Paese”.

Continua l’agenzia: “Sinora Roma ha bloccato gli interessi stranieri in Italia cinque volte dall’introduzione del ‘golden power’ nel 2012. Quattro di questi episodi hanno riguardato tentativi di acquisizione cinesi. E ben tre sono avvenuti negli ultimi nove mesi del governo Draghi, mentre l’altro caso risale al 2020, durante il secondo governo Conte”.

Più in dettaglio, “lo scorso mese Draghi ha posto il veto sulla vendita di un’azienda produttrice di semi di ortaggi al gruppo di proprietà cinese ‘Sygenta’, mentre ad aprile ha impedito alla società cinese ‘Shenzhen Invenland Holdings Co. Ltd’ di acquistare una quota di controllo in un’azienda che produce apparecchiature per i semiconduttori”.

Quei soliti semiconduttori della discordia…

Non è finita. Perché “l’Italia si è formalmente lamentata con alcuni investitori cinesi perché nel 2018 hanno acquistato in segreto una società italiana che produce droni ad alta tecnologia per le forze armate, compiendo un primo passo verso un’eventuale annullamento dell’accordo”.

Ed infine: “Una fonte a dichiarato a Reuters che Roma prevede di estendere il quadro temporaneo fino al 30 giugno 2022. Ciò includerebbe una misura che costringerebbe i pretendenti dell’UE e dei Pesi terzi a chiedere l’approvazione del governo per acquistare una partecipazione di almeno il 10 per cento in società strategiche italiane”.

Passiamo sul fronte Usa. E leggiamo un fresco dispaccio diramato da ‘Askanews’, battuto il 17 dicembre: “Gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni agli investimenti e alle esportazioni su dozzine di aziende cinesi, tra cui il principale produttore di droni ‘DJI’ che insieme alle altre   7 entità supporta attivamente la sorveglianza biometrica e il monitoraggio delle minoranze religiose in Cina, in particolare la minoranza uigura prevalentemente musulmana nello Xinjiang. ‘Ai cittadini statunitensi è vietato acquistare o vendere determinati titoli quotati in borsa collegati a tali entità’, spiega il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Immediato effetto su Wall Street e sulle borse asiatiche, tutte in calo. Accuse gravissime: le società userebbero la biotecnologia a scopo militare, comprese ‘presunte armi per il controllo del cervello’. Secondo il Dipartimento di Stato Usa, ‘Gli Stati Uniti stanno inoltre aggiungendo altre 37 nuove entità all’elenco di chi ha agito contrariamente alle nostre iniziative di sicurezza nazionale o di politica estera. Queste entità includono l’Accademia delle scienze mediche militari e i suoi 11 istituti di ricerca, che si sono concentrati sull’utilizzo delle biotecnologie per supportare l’esercito cinese”.

Sorge spontanea la domanda: come mai il NIAID, storicamente (vale a dire da quasi vent’anni) diretto dal super virologo americano Anthony Fauci, ha finanziato – attraverso la sigla di comodo ‘EcoHealth Alliance’ – le   ricerche border line del famigerato laboratorio di Wuhan?

L’operazione è stata condotta ‘all’insaputa’ dei vertici Usa e della stessa Casa Bianca?

O cosa?

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