DISCARICHE / SARDEGNA, LA ‘BOMBA  ECOLOGICA’ DEI RIFIUTI SPECIALI 

Grossi problemi per la mega discarica di Carbonia, in Sardegna.

L’impianto da giugno è chiuso per motivi burocratici e senza manutenzione rischia di trasformarsi in una ‘bomba ecologica’. I lavoratori sono in cassa integrazione che finisce a dicembre e rischiano il posto. Alla Regione, però, tutti se ne fregano: la giunta di centrodestra non muove un dito ma anche l’opposizione dorme.

 

TRA FIDEJUSSIONI & FIDI

L’impianto è stato gestito fin dall’inizio degli anni duemila dalla ‘Riverso spa’, la quale fa capo ad un napoletano che da un trentennio si è tuffato nel business di monnezza & discariche, Francesco Colucci, titolare di un vero e proprio arcipelago societario passato per svariate bufere giudiziarie.


Le due ammiraglie, Unendo spa e Daneco Impianti srl, sono finite sotto i riflettori della magistratura e la seconda è fallita pochi mesi fa per alcune centinaia di milioni di euro, con sentenza del tribunale di Roma di aprile 2021.

Il crac ha avuto pesanti riflessi anche su una società controllata, Asset&Management srl, che ha interessi nell’impianto di Carbonia.

E proprio questa circostanza ha innescato una reazione a catena, mandando in tilt il complesso meccanismo di fidejussioni su cui si basa il sistema-discariche in Sardegna. “Un sistema perverso – raccontano alcuni tecnici – perché le società che gestiscono da noi le discariche devono reperire sul mercato le salatissime fidejussioni, che arrivano anche a decine di milioni di euro. La normativa della Regione è del tutto sballata, e andrebbe rivista. Ma nessuno se ne occupa e questi sono i risultati”.

E così per anni i manager di ‘Riverso’ hanno girovagato per l’Europa a caccia di banche in grado di garantire fidejussioni ad hoc, soprattutto nei paesi dell’est, dove le maglie dei controlli sono più larghe: nel mirino, in particolare, Romania e Bulgaria.

E proprio a Sofia il napoletano Colucci ha trovato il suo San Gennaro: rappresentato da ‘Nadejda’, una insurance company che ha garantito l’ultima fidejussione, stipulata nel 2016 e scaduta qualche mese fa. Da allora è partita una nuova caccia, che però fino ad oggi non ha dato alcun esito.

Il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas. In apertura la discarica di Carbonia.

Mentre invece, proprio quando l’impianto di Carbonia è chiuso da mesi (giugno), a settembre è arrivata addirittura l’autorizzazione per l’ampliamento della discarica: a concederla sia la Regione che la Provincia del Sud Sardegna. Che però, per dare l’ok, ci hanno messo addirittura tre anni.

“Ironia della sorte – fanno rilevare i dipendenti – è pervenuta quando le cose stanno precipitando e non sappiamo che fine faremo”.

La situazione sta davvero precipitando: i fornitori, infatti, ormai da mesi non vengono più pagati, fioccano i decreti ingiuntivi, i conti sono in rosso.

Eppure San Gennaro, pur in mezzo a tanti problemi, ha fatto un secondo prodigio: una banca ‘miracolosamente’ ha concesso un fido, nonostante la precaria situazione, la non operatività aziendale e le non-garanzie prestate.

Si tratta di un piccolo istituto di credito, ‘Banca Progetto’, che di tutta evidenza ha chiuso non uno ma entrambi gli occhi. E ha erogato 3 milioni di euro tondi tondi. Una parte di quel mutuo ha però già preso il volo: non solo per tamponare le falle più evidenti, ma anche per ossigenare le casse di Asset&Management e di alcune società satellite di famiglia, come ad esempio ‘Ardusse’, sigla che si occupa di moda a Milano: fa infatti capo a Gaetano Colucci, rampollo di Francesco.

E l’altra figlia, Giulia? Non poteva certo restare a bocca asciutta: ed ecco quindi anche per lei un bonifico in arrivo da ‘Riverso’, grazie al fido di ‘Banca Progetto’.

“In diversi casi la ‘causale’ dei generosi bonifici – viene spiegato – ha riguardato consulenze legali o finanziarie”.

Su tutta l’intricata vicenda – secondo alcune fonti – la Procura di Cagliari avrebbe aperto un fascicolo d’indagine. Staremo a vedere.

 

COLUCCI STORY

Del resto, il lungo iter imprenditoriale di Francesco Colucci è costellato di non poche tegole giudiziarie. Vicende molto delicate e più che border line, dalle quali è riuscito regolarmente a cavarsela.

Come quel maxi traffico illecito di rifiuti da 200 mila tonnellate e passa, con condimento di truffa aggravata da 37 milioni di euro ai danni della Commissione europea e della Regione Lombardia. Nelle maglie di quella vicenda sono finiti un alto funzionario del ministero dell’Ambiente ed alcuni consulenti e imprenditori. Si trattava della mancata (ma milionaria) bonifica dell’area ex Sisas di Pioltello Rodano, in provincia di Milano: un po’ come è successo per un ventennio a Napoli con le centinaia di milioni di euro buttati al vento (o meglio, finiti nelle tasche dei soliti ‘consulenti’) per la mancata bonifica dell’area di Bagnoli.

Da Pioltello a Moltello (Borgo) il passo non è poi così lungo. Siamo in provincia di Latina. Dove per anni hanno operato sia la semipubblica ‘Latina Ambiente’, con il socio privato Colucci a bordo; sia la privata ‘Ecoambiente’, con il re delle discariche romane, Manlio Cerroni, nel motore (socio al 49 per cento).

Un’Ecoambiente in sella, a Borgo Moltello, fin dal lontano 1998 e capace di gestire il grande business per alcuni anni in partnership con un’altra

sigla del ramo, ‘Capitolina srl’, riconducibile all’ennesimo napoletano della story, Giovanni Di Pierro, arrestato nel 2009 con l’accusa di riciclaggio.

E guarda caso, le aree dalle quale arrivavano i rifiuti speciali trattati a Borgo Moltello erano proprio quelle indicate nel 1996, in un verbale super segreto che verrà fuori solo molti anni dopo: la gola profonda era Carmine Schiavone, che fornì indicazioni più che precise – una vera e propria mappa – degli sversamenti tossici operati dal rampante clan dei Casalesi.

E quando le rivelazioni sono saltate fuori, misteriosamente Schiavone è caduto da un pero della sua campagna…

 

 

 

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