Un piccolo punto nella vastità dell’oceano

Terrore: le Torri Gemelle, uno dei simboli della grandeur americana sventrate da aerei kamikaze, sbriciolate e immagini da choc (fino a quell’11 settembre proposte solo dalla cronaca di incendi non domati) di uomini e donne al lavoro fino a pochi secondi prima della tragedia, corpi nel vuoto da altezze sicuramente mortali, quanto le fiamme che li avrebbero arsi. Oltre alla strage di innocenti, le malattie anche gravi dei sopravvissuti. L’America si dimentica di molti di loro o non riesce a guarirli. Di fronte agli States un piccolo punto sulle carte marine segnala la presenza di Cuba tra il mar dei Caraibi, il golfo del Messico e l’oceano Atlantico, isola punita per la sua indipendenza politica da Washington con l’embargo, orgogliosamente fedele all’ideologia comunista, che ha liberato l’isola dalla dittatura di Fulgencio Batista. Cuba è povera, non industrializzata, ma economicamente autosufficiente, attenta come pochi Paesi, forse come nessun altro, alla tutela della salute di tutto il popolo. Il suo sistema sanitario è di assoluta eccellenza. Ne ha consapevolezza il regista Michael Moore, autore del docufilm sui misteri mai svelati dell’attentato alle Torri Gemelle. Moore organizza una spedizione via mare, direzione di Cuba. A bordo i connazionali che soffrono ancora le conseguenze dell’11 settembre. Dopo la loro guarigione nelle strutture dell’isola, li riporta in patria in perfetta salute.

Cuba ha dovuto affrontare la micidiale combinazione di una variante Beta (in grado di non subire gli effetti della vaccinazione) e subito dopo dalla variante Delta, la più aggressiva e la più rapida nel moltiplicarsi. L’ondata di SARS-CoV-2 aveva messo alle corde il sistema sanitario dell’isola, nel mondo esplodevano gli incredibili conflitti tra No VAX a SI’ Vax . Nello scorso inverno l’Europa stentava ad approvvigionarsi di vaccini e si affacciò l’idea di non subire i tempi delle multinazionali del farmaco, di affidarsi al ‘vaccino del popolo’ prodotto all’Avana, che fu pronto solo dall’estate successiva per responsabilità dell’embargo mantenuto dagli Stati Uniti, del blocco delle importazioni, che ha impedito di salvare molte vite (dopo Trump embargo confermato anche da Biden, che nulla fa neppure per cancellare la disumanità del carcere di Guantanamo, baia a nord est di Cuba, oggetto di concessione perpetua agli Stati Uniti). Svincolata dai giganti come Pfizer, che fanno profitti miliardari con i vaccini e negano la liberalizzazione dei brevetti, unico percorso possibile la campagna vaccinale nelle aree povere del mondo, Cuba ha prodotto tre vaccini anti Covid (Soberana02, SoberanaPlus, Abdala) e si propone con questi dati: 87% della popolazione idonea vaccinata con almeno una dose, 63% con vaccinazione completata e due dosi somministrate a un milione di bambini. I vaccini cubani sono stabili a temperatura ambiente, prodotti a costi bassi grazie a una tecnologia meno invadente, ottenuta prima di colossi come Sanofi e GlaxoSmithKline, che hanno “provato” lo sviluppo di vaccini proteici. Abdala ha mostrato efficacia contro la variante Delta al 92%, Soberana al 91%. In concreto: a Cuba i casi di positivi sono passati da diecimila al giorno (24,5%) a circa 700 (2,9%). Conclusione? Il tema del controllo mondiale della pandemia, ritenuto quasi impossibile finché a produrre i vaccini saranno i colossi della farmaceutica interessati solo al profitto (i costi proibitivi del Pfizer sono già raddoppiati) può essere risolto, oltre che con la solidarietà dei Paesi ricchi dalla produzione autoctona come ha dimostrato Cuba.

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