Benevento / La spartizione degli appalti

“La spartizione era continuativa e sistematica, non estemporanea e occasionale”. Con queste parole il procuratore della Repubblica, Aldo Policastro, ha definito il sistema corruttivo messo in atto alla provincia di Benevento per assegnare gli appalti alle imprese compiacenti e gli incarichi ai professionisti amici. La pattuglia degli otto arrestati è capeggiata dal presidente Antonio Di Maria, accusato di turbativa d’asta e tentata induzione indebita. A fargli compagnia il potente funzionario della provincia  e sindaco di Buonalbergo, Michelantonio Panarese, e il dirigente dei lavori pubblici Angelo Carmine Giordano.

Gli accordi segreti venivano siglati tra tecnici, imprenditori e politici. Nell’intreccio affaristico avveniva uno scambio di ruoli, una sorta di gioco delle parti per confondere le acque. Si utilizzavano anche “società di schermatura”. “Al tavolo delle trattative -ha rilevato Alfredo Zerella, comandante dei carabinieri- sedevano, pubblico ufficiale, intermediario, l’impresa che era già stata individuata quale vincitrice ancor prima della pubblicazione della gara d’appalto e inoltre la ditta subappaltatrice. Cioè era stata già fatta la spartizione”.

Le indagini condotte dai carabinieri sono durate due anni e sono scaturite da circostanziate denunce di due  funzionari della provincia, che non si sono fatti intimidire da minacce e ritorsioni. Il sistema imperante è stato scoperchiato da migliaia di intercettazioni, video e pedinamenti. Il valore degli appalti controllati ammonta a circa 58 milioni di euro. Le opere interessano i territori beneventani e casertani. L’Ingranaggio era ben oleato ed era in azione da molto tempo. Ad un certo punto la pressione politica diventa insistente.

“I privati corruttori -continua Zerella- erano consapevoli delle regole del “gioco”. Tanto che ad un certo punto un imprenditore dice che il 10 per cento non si nega a nessuno, ma il 20 è esagerato, così non riusciamo ad andare avanti. Li abbiamo scoperti mentre preparavano il plico coi soldi da consegnare, col 10 per cento in contanti e il restante 10 pagato attraverso fatture ad imprese compiacenti per operazioni inesistenti. Lo schema era sempre lo stesso: pubblico ufficiale, intermediario e privato corruttore”.

Dalle carte viene fuori un vero e proprio braccio di ferro tra politica e tecnici a chi gestisce di più. Le opere monitorate sono 23, ma per ora solo 11 quelle con forte “gravità indiziaria”. I lavori più importanti riguardano la Direttrice Caserta Monti del Matese, una scuola da costruire a Sant’Agata dei Goti, la Strada Provinciale Montefalcone Valfortore, diversi istituti scolastici, sistemazione di torrenti e risanamenti di frane. “La cosa che più meraviglia- sottolinea il comandante Germano Passafiume- è la pressione della  politica per imporre questo sistema corruttivo come legittimo e scontato. Ringrazio  i due funzionari della provincia che hanno avuto a cuore la gestione della cosa pubblica, parlando e denunciando con coraggio i responsabili e contribuendo così a sventare queste dinamiche parallele e illegali”.

Con Di Maria, Panarese e Giordano sono finiti agli arresti domiciliari anche Mario Del Mese di Salerno, Giuseppe Della Pietra di Nola, Raffaele Pezzella di Casal Di Principe, Nicola Laudato di Campolattaro e il beneventano Antonello Scocca. Un ruolo di spicco quello svolto da Del Mese, che “sfruttando le conoscenze nell’ambito della Regione Campania, riesce a far pervenire sia alla provincia che al comune di Buonalbergo notevoli finanziamenti pubblici”. Spesso girano foglietti coi nomi delle imprese che devono vincere le gare, anche sul tavolo del presidente della provincia, che non contrasta quel meccanismo perverso.

C’è chi invece si ribella e non chiude gli occhi di fronte alle storture e alle presunte illegalità. Prima l’ex segretario e direttore generale della provincia, Franco Nardone, e poi una donna  funzionaria del settore tecnico. “Ho denunciato più volte -ricorda Nardone- tante cose che non mi sembravano legittime. Io ero responsabile anche della trasparenza e dell’anticorruzione. Contestai la nomina di Boccalone e l’incarico dato a Giordano, come responsabile dell’Ufficio Tecnico, perché  era coinvolto in due inchieste”.

Il potere di Di Maria, approdato alla Rocca dei Rettori nel 2018, si è molto rafforzato. Fu eletto col centrodestra, ma ben presto si accasò alla corte di Clemente Mastella, da poco riconfermato sindaco di Benevento, anche grazie alla lista architettata dal presidente della provincia, in sostegno del leader di “Noi Campani”. Coi suoi voti è stato eletto a Palazzo Mosti Renato Parente, suo segretario e braccio destro, che la maggioranza ha poi gratificato  nominandolo presidente del consiglio comunale all’unanimità.

Il cammino del presidente ha subito di recente altri scossoni. L’Anac ha revocato  Nicola Boccalone dall’incarico di direttore generale, ritenendolo incompatibile in quel ruolo, perché  contemporaneamente responsabile amministrativo di Irpinia Ambiente. Antonio Di Maria è anche sindaco di Santa Croce del Sannio ed è stato per anni presidente della Comunità Montana Alto Tammaro. Questa clamorosa inchiesta arriva a poche settimane dalle elezioni del consiglio provinciale, previste per il prossimo 18 dicembre.

Per i mastelliani, che si accingono a presentare a Roma il nuovo partito “Noi Di Centro” è davvero un brutto colpo. Se le accuse saranno confermate, l’immagine della provincia uscirà fortemente offuscata. Si consoliderà prepotentemente la differenza con le passate amministrazioni, guidate da Carmine Nardone, Aniello Cimitile e Claudio Ricci. Quando alla Rocca dei Rettori si respirava un’aria di grande innovazione.

Nella foto, Antonio Di Maria con Clemente Mastella alla cerimonia del 2 giugno 2021

P.S.  Avevamo ‘anticipato’ i fatti. E’ del 21 aprile scorso, infatti, l’inchiesta pubblicata dalla Voce, firmata da Antonio Esposito e significativamente titolata “L’ANAC a Benevento / Il Presidente distratto e il direttore incompatibile”.

A quanto pare, il presidente della Provincia ci ha querelati…

Potete rileggere la nostra inchiesta cliccando sul link in basso.

 

 

 

L’ANAC A BENEVENTO / IL PRESIDENTE DISTRATTO E IL DIRETTORE INCOMPATIBILE                                      

21 Aprile 2021 di Antonio Esposito

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