L’intuizione di una nobile maestra

Rosa è una nobilissima signora, ma distante dalla nobiltà di monarchi e regine quanto separa il polo Nord dal polo Sud: un’immensità. La nobiltà di Rosa, maestra come sarebbe piaciuto a un ipotetico tandem Montessori-don Milani, al maestro Manzi di ‘Non è mai troppo tardi’, è da sempre in stato di immutata, attiva condivisione dei valori della sinistra, lontani dall’edulcorata interpretazione del Pd. In tempi di stima survoltata per Renzi e la sua dialettica di bravo affabulatore, di terminale del pensiero unico o quasi dei democratici, convinti di aver individuato finalmente un capo carismatico del partito, Rosa dissentì con l’autorevolezza di un solido back ground ideologico e il suo giudizio tranchant, a torto sembrò espressione di nostalgia emotivamente intatta per il bel tempo del comunismo militante.  Tolta la maschera di progressista, indossati gli abiti più consoni di ex democristiano con una voglia matta di restaurare il centrodestra, Renzi si è incamminato nel percorso di conservatore liberal, pronosticato da Rosa e da pochi illuminati lettori del dietro le quinte dell’apparenza, ma non ha profittato degli eventi per rivendicare il merito di aver guardato oltre la cortina fumogena emessa da Renzi per rendere temporaneamente credibile la finta adesione alla linea del Pd. L’abbiano capito o no, i resti della frattura cinicamente provocata dall’ex sindaco di Firenze all’impianto politico dem, già in stato di confusione su presente e futuro della sinistra, hanno glissato sulle mal nascoste intenzioni disfattiste del rottamatore in attesa di riedificare il totem a somiglianza dello scudo crociato. Per non minare la difficile sopravvivenza dell’esecutivo Draghi il Pd è stato costretto a inglobare il fuoco tutt’altro che amico di Italia Viva, a osservare senza strumenti di contrasto il doppiogioco di Renzi, formalmente partecipe della maggioranza, ma con numerosi distinguo, tessitore esterno di un ordito che potrebbe preludere all’ ormai probabile sodalizio con quanto sopravvive al viale del tramonto di Berlusconi e della sua sparuta corte, prigioniera della fedeltà prezzolata. Cartina di tornasole del progetto è la recente e non smentita esternazione di Miccichè, suddito fedele di Forza Italia, presidente del consiglio regionale della Sicilia: ha rivelato la confidenza ricevuta in via diretta da Renzi, che garantirebbe i voti del suo gruppo parlamentare al fondatore di Forza Italia se fosse candidato alla presidenza della Repubblica. Chapeau, tanto di cappello alla qualità precorritrice di Rosa, dote che non provoca ondate di operatività nel Pd abitato da non pochi ex democristiani.

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