Toto Presidente: c’è poco, no, c’è molto da ridere ma tanto da piangere

Non è un mistero, ma quasi: a spulciare il libro virtuale delle sentenze dei tribunali italiani il pensiero corre veloce all’indecenza di alcuni stati Usa dove non si riesce a sradicare la barbarie della pena di morte. L’omicidio di Stato, retaggio di inaccettabile giustizialismo, ha in sé l’aggravante del discrimine ricchi-poveri. Spesso non subisce la morte chi può investire somme stratosferiche per assicurarsi la difesa di mega studi legali. Vantaggio decisivo è la pelle bianca degli imputati. All’opposto è un’‘aggravante’ la pelle nera. In terra nostra, l’Italia del diritto che vanta antica tradizione giuridica, per fortuna la pena di morte è un lontano ricordo, ma non consente autoassoluzioni, per motivi analoghi alla sostanziale ingiustizia degli Stati Uniti che valutano i reati con metri di giudizio completamente sbilanciati a favore dei ricchi. Nel diario dei tribunali italiani fanno scandalosamente gran numero le sentenze che assolvono esponenti di partito colpevoli di corruzione, truffe e reati connessi al loro ruolo istituzionale. Forse non è un complotto, un accordo di massima di parte della magistratura con il potere politico, ma ne ha tutta l’aria. Restano solo da capire i retroscena di sentenze incomprensibilmente assolutorie. La questione ha riferimenti immediati al tragicomico caso ‘Berlusconi’. Ignorati per oscure trame del binomio politica-media, i suoi consistenti trascorsi, reati d’ogni genere, condanne e processi in corso, incredibile a dirsi latitano quasi totalmente nell’informazione quotidiana, nei salotti televisivi. È incomprensibile la prudenza nel discuterne di esponenti dei partiti avversari del centrodestra. Senza tema di esondare dalla moderazione, come spiegare l’assurdo di un personaggio come Berlusconi, per mille ragioni impresentabile, che la destra ipotizza successore di Mattarella? Non fosse una tragica conferma del degrado morale in cui si dibatte parte della politica italiana, il ‘caso’ fornirebbe ispirazione alla satira, alla comicità, o motivi di riflessione agli editorialisti di telegiornali, programmi di approfondimento, quotidiani. Niente di tutto questo, anzi, accenni insinuanti  al pericolo dei numeri insufficienti di cui disporrà il centro sinistra al termine del ‘semestre bianco’ quando si voterà per eleggere il Presidente della Repubblica. Quasi che questo problema possa giustificare la folle idea di proporre Berlusconi. L’inverosimile ‘boutade’ rischia di battezzare l’Italia ‘Paese delle Banane’, luogo senza memoria del suo passato prossimo, che ha visto il fondatore di Forza Italia protagonista di scandali, gravi accuse, condanne. La balzana ipotesi ci collocherebbe nel panorama internazionale come enclave disorientata, che finge di non conoscere il requisito fondamentale dell’etica, prima qualità richiesta al capo dello Stato,  riconosciuta a  illustri predecessori come De Nicola, Einaudi, più di recente a Pertini e da ultimo a Mattarella.

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