Se Silvio gioca a ‘palla prigioniera’…soccombe

Conflitto d’interessi, una catena seriale di processi per reati di ogni genere, uno in corso; il fisico intaccato da ripetuti interventi di lifting che hanno ridotto gli occhi a due sottili fessura, un’anca da recuperare rende patologica la postura e la camminata; ricoveri ospedalieri, a ripetizione anche post Covid, alcuni  in sospetto di nascere come stratagemma per non presenziare al ‘Rubi ter’, per tentare di uscirne grazie alla prescrizione; acciacchi vari da senilità malmessa e soprattutto mancanza del patrimonio etico, del  presupposto ineludibile per assumere incarichi istituzionali e figuriamoci per il più prestigioso di presidente della Repubblica: eppure, il ponderoso deficit che vieta a Berlusconi di  ricoprire ruoli che richiedono elevata moralità, per i suoi inverosimili seguaci e i furbi alleati della destra è un dettaglio trascurabile, che trasforma l’impossibile in incredibile alleanza e osa proporre il nababbo di Forza Italia per la scalata al Colle, alla successione di quel nobiluomo di Mattarella, che l’Italia democratica, spera possa decidere di rinnovare il mandato. Una vignetta di Elle Kappa racconta meglio di fiumi di parole indignate l’idea di Berlusconi Capo dello Stato.  Solito dialogo a due: “Salvini & Meloni vogliono Berlusconi al Quirinale”. La replica: “Urge lo scioglimento di Farsa Nuova”. Applausi.  La congiura di palazzo avviene davanti a cibarie da chef stellato e vini prelibati, a pranzo (riso allo zafferano, pere al vin brulé), con i due capoccia della destra invitati dal proprietario di Mediaset e altro nella villa che fu di Zeffirelli. Il buon pranzo ha evidentemente la proprietà conciliatrice di azzerare la nota, palese conflittualità, l’aspra competizione per la leadership della destra e i ripetuti accenni di Forza Italia all’incompatibilità con gli ‘eccessi’ di Lega e Fratelli d’Italia. In verità, quale ‘miracolo’, con Berlusconi è solidale l’Italia che ritiene la sua candidatura al Colle come una maligna provocazione di Salvini-Meloni, tanto sconclusionata quanto machiavellica, per indurre il ‘Meno male che Silvio c’è’ a connettere i cocci del suo partito minimal con i fratelli maggiori. Ipotesi alternativa: il gatto e la volpe della destra, consapevoli di avanzare una proposta indecente, aspettano che sia azzerata dall’indignazione  generale del Paese per dare sostanza all’idea di Draghi successore di Mattarella e scalzarlo dal ruolo di  premier a cui gli italiani guardano come regista dell’esecutivo autorevole e accreditato di inedita efficacia per avviare il Paese a standard elevati di stabilità, buon governo e competenza nella gestione post pandemia a cui l’Europa affida risorse straordinarie.

Grido d’allarme della Gelmini (con lei d’accordo anche Brunetta, la Carfagna): spaventata dalla svolta filo sovranista di Berlusconi racchiude il grido d’allarme nell’efficace sintesi “Rischiamo di rimanere in dieci”. L’espressione è condivisa dalla quota di Forza Italia che storce il naso per il tète a tète con Lega e Fratelli d’Italia, convinta di consegnare quel che resta del partito ai due avvoltoi Salvini-Meloni.  Di qui la richiesta di una linea guida moderata, europeista, indirizzata dalla cultura di governo.

I grandi saggi, eredi della multi millenaria cultura cinese, suggeriscono di aspettare in riva al fiume che passi il cadavere del nemico. Sarà interessante osservare tra falchi e colombe di Forza Italia chi ci sarà a riva e chi in acqua, privo di vita, trascinato dalla corrente impetuosa del fiume.

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