ELEZIONI / STRAVINCE IL NON VOTO. CHE SI DEVE TRASFORMARE IN ‘PROTESTA’   

Trionfa con percentuali bulgare il non voto, l’astensionismo, la nausea degli italiani, di tutti gli italiani, nei confronti della classe politica (sic), di tutta la classe politica di casa nostra.

In questo contesto, il cosiddetto centrosinistra a guida PD straccia i brandelli di un centrodestra che rappresenta, nel migliore dei casi (bande armate a parte), il vuoto assoluto.

Una partita, come si direbbe in gergo, poverissima di contenuti tecnici, tattici, agonistici: insomma, una partita tra scapoli e ammogliati, un’accozzaglia che ormai gli italiani hanno ben identificato e rigettano in blocco. Costretti a scegliere – coloro i quali hanno ancora la forza di recarsi alle urne, tra conati di vomito continui – non possono far altro che optare per il meno peggio, ingurgitare la minestra appena meno nauseante.

Facciamo subito due esempi concreti, tanto per capirci meglio.

Chi ha mai potuto votare per un signor nessuno come Enrico Michetti, a Roma, uno raccattato dalla strada, un tizio che caso mai capisce qualcosa solo di questioni condominiali?  E le poche volte che apre bocca dice cavolate colossali, come le frasi sugli ebrei? Un po’ di fascistoidi allevati dai fratelloni d’Italia griffati Meloni e una quota di decerebrati che non mancano mai, anzi. Finita lì.

Ovvio che debba prevalere, nella davvero singolar tenzone, un modesto Roberto Gualtieri, niente di speciale, ma almeno qualcosina di economia la mastica, avendo ricoperto senza infamia e senza lode la carica di ministro nel Conte 2, ed avendo bazzicato per anni negli ambienti comunitari.

Stesso discorso a Milano.

Ma quale pazzo avrebbe mai optato per un pari signor nessuno, un totale

sconosciuto pediatra meneghino che si vanta di girare in ospedale con la pistola? Ovvio che il voto sia andato all’usato che ha fatto ben poco, Giuseppe Sala, ma almeno non ha provocato disastri: un amministratore più grigio non si può, ottimo per i climi lombardi.

Ma cosa dire delle periferie che sia a Milano che, soprattutto, a Roma hanno disertato le urne? Dei senza casa, dei senza diritti, dei senza lavoro che adesso non hanno alcun santo a cui votarsi, e sono stati letteralmente privati, scippati di una rappresentanza politica?

Sorge a questo punto spontanea la domanda.

Ma è così sicuro, mister Draghi, che non cominci prima o poi a lievitare, crescere, a montare una rabbia popolare che prima o poi, per forza di cosa, dovrà trovare uno sfogo, uno sbocco? Come una pentola in continua ebollizione, quindi di botto chiusa, prima o poinon esplode? E’ una legge puramente fisica.

Eppure lorsignori se ne fottono. E usano manganelli e lacrimogeni per caricare i poveri portuali triestini che avevano già issato bandiera bianca: ma per Draghi & C. va data comunque una lezione, perché nessuno osi più alzare la testa.

Perché tutti i cittadini si abituino, da oggi in poi, a ingoiare bocconi amari senza batter ciglio: licenziamenti a go go, nuovi assetti nel mercato del lavoro, zero tutele sindacali visto che ormai Maurizio Landini (un tempo non lontano battagliero leader Fiom) è diventato lo scendiletto sul quale mister Draghi può comodamente poggiare le sue pantofole.

Tutto grazie a quella paroletta magica, a qual passepartout che si chiama ‘Green Pass’.

Per la serie: tutto quello che solo fino a qualche mese fa sembrava intoccabile, oggi viene tranquillamente calpestato, la Costituzione ormai diventa carta straccia, ottima per avvolgere i broccoli.

Non c’è neanche bisogno di evocare il ‘Great Reset’ al quale i grandi capitalisti padroni del vapore a livello mondiale lavorano da anni, Bill Gates in testa.

Il futuro prossimo lo abbiamo ormai già sotto i nostri occhi, e l’Italia – su questo fronte – è il più fedele vassallo degli Stati Uniti, la nazione che sta meglio eseguendo il compito di mettere in piedi il Nuovo Ordine, il Nuovo Modello Sociale dove i diritti sono ridotti al lumicino, la democrazia un pallido ricordo, i cittadini-burattini sempre più terrorizzati dagli spauracchi di pandemie e cambiamenti climatici.

E in mezzo a questi gironi ormai davvero infernali, dove sono finiti due baluardi per un domani diverso, e a questo punto sempre più lontano e irraggiungibile? Ci riferiamo all’informazione e alla sinistra.

La prima è ormai morta e sepolta, con i media allineati e coperti nel difendere a denti stretti le politiche governative ammazza-diritti e ammazza-libertà. I pochi barlumi arrivano dai siti di controinformazione, che però sarà non difficile, per il potere, neutralizzare a botte di idranti e lacrimogeni, in senso metaforico.

La sinistra? Ormai è un deserto, con un PD tutto dentro il sistema, un PD perfettamente ‘draghizzato’, capace di introiettare quello che una volta sarebbe stato un avversario senza se e senza ma: siamo alla sindrome di Stoccolma? Di certo poco, pochissimo ci manca.

Che fare per uscire dal letargo, da questa catalessi paralizzante? Forse solo dal basso può scattare la scintilla, da quella pentola in ebollizione e ormai pronta ad esplodere.

Ma chi organizza queste forze, queste enormi potenzialità?

Ci vorrebbero tanti comitati, come è sembrato essere, per lo spazio d’un mattino, quello dei portuali di Trieste. Tanti comitati per salvare i diritti in tutta Italia, una sorta di lotta partigiana, di resistenza estesa a macchia di leopardo lungo tutto il Paese. Capace di fornire un punto di riferimento per quel mare di italiani che da un bel po’, e ora sempre di più, diserta le urne.

Quando comincerà a mancare anche il pane (visto che i diritti si stanno volatilizzando ogni giorno che passa) nella gran parte delle tavole degli italiani, quella protesta germoglierà spontanea. E troverà il suo coordinamento cammin facendo.

 

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