Pensaci tu

Caro Francesco, difendere il tuo papato ‘rivoluzionario’ è un dovere per i cattolici e una scelta ‘politica’ per chi non lo è. È ‘sacrosanta’ la solidarietà per il tuo autorevole schierarti contro le ingiustizie del mondo, il malaffare,  la corruzione;  lo è il pieno consenso per le tue esternazioni pastorali,  prodighe di attenzione e azioni concrete per i deboli e gli indifesi;  e così il plauso per l’opera di moralizzazione dell’impero che hai ereditato dalla Chiesa della conservazione, delle imposizioni  dogmatiche che nulla hanno a che vedere con l’ideologia del  cristianesimo. Tutto questo legittima la critica per la mancanza di coraggio (certo, condizionata dalle possenti resistenze interne) che tarda a smantellare l’innaturale divieto di assecondare la natura e non consente a preti e suore di conciliare l’apostolato con la vita di relazione che ha la più alta espressione nell’amore, nel matrimonio, nella missione del procreare.

Caro Francesco, ma il tuo sonno non è abitato dall’angoscia comune alla parte sana dell’umanità informata del numero impressionante di violenze che la pedofilia esercita su bambini e ragazzi? Sei il papa che sfida ogni giorno il marcio dei potentati clericali, i complotti per intralciare il tuo progetto di innovazione a rischio della vita. Alla tua crociata manca questo importante tassello. Trova la forza per mettere fine allo scempio di preti e suore che commettono abusi sessuali. Ti induca ad agire anche quest’ultima indagine sulla chiesa cattolica francese, firmata da JeanMarc Sauve.  Denuncia il numero, di tremila preti pedofili (stima minima). Chiaro, non si può affermare che la piaga degli abusi sessuali del clero sia totalmente causata dalla repressione dell’eros che uomini e donne ‘normali’ vivono come naturale attività fisiologica, ma è anche vero che reprimerla ha gravi conseguenze sulla salute della psiche, sui comportamenti. Credici, non agire per cancellare questo obbrobrio renderebbe meno condivisibile il tuo accarezzare i bambini che le mamme ti porgono per farli benedire.

Una legge dello Stato, che tutti dovrebbero rispettare e soprattutto chi è nel cuore delle istituzioni, ad esempio i partiti, vieta di fare propaganda elettorale nel giorno che precede le votazioni e ancor più nei giorni con i seggi aperti. Aggirare la norma equivale al rifiuto di rispettare la magistratura e il parlamento che quella legge ha promulgato.  La cronaca racconta numerosi episodi di trasgressione del divieto: c’è chi paga i voti di preferenza; chi distribuisce pacchi dono e bigliettini, facsimile di schede con la ‘x’ sul proprio nome; e chi con violenza mafiosa impone di votare in un certo modo. Giorgia Meloni, in pieno silenzio elettorale, ha pensato ‘me ne frego’ e ha pubblicato un video di propaganda. La numero uno di Fratelli d’Italia, è alla gogna per le ‘affinità elettive’ con i nostalgici del Ventennio, per andare a braccetto con i fascisti gratificati con incarichi eccellenti, per esempio con il Fidanza del saluto romano, di ‘eia eia alalà’, capo delegazione all’europarlamento, ma insiste nel denunciare di essere vittima di un complotto e non risponde alle accuse dell’inchiesta condotta da Fanpage sulla lobby nera di Milano e dintorni. Amara conclusione: il reato di non aver rispettato il divieto sarà presto dimenticato dalla casta o al massimo costerà una multa, cioè una sciocchezzae per Fratelli d’Italia che calamita finanziamenti a profusione.

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