FARMACI ANTI COVID / L’AIFA NE APPROVA TRE. MA SOLO PER USO OSPEDALIERO!

Tre farmaci finalmente in dirittura d’arrivo per l’utilizzo contro il Covid.

Dopo un lunghissimo iter burocratico alla fine è arrivato l’ok della potente AIFA, l’Associazione Italiana del Farmaco, rimasta dall’inizio della pandemia del tutto inerte per fronteggiarla, negando le cure tanto invocate da un numero sempre maggiore di medici e di associazioni che   invocano terapie domiciliari, l’unico modo per evitare il ricovero ospedaliero e la conseguente, rituale via crucis.

Ma cosa ha pensato bene di fare, Aifa? Ha sì ammesso i tre nuovi farmaci come efficaci cure anti coronavirus ma ne prevede per ora solo un ‘uso ospedaliero’! Tanto per negare, ancora una volta, quell’uso terapeutico che, solo, può evitare gli esiziali ingorghi nelle corsie. Come dire, preso un provvedimento ad hoc, ne viene subito dopo adottato un altro che in pratica lo vanifica.

Ma vediamo più da vicino gli ultimi sviluppi.

Il 23 settembre si è svolta una riunione straordinaria presso il Comitato Tecnico Scientificodell’Aifa, dalla quale è scaturito il via libera ai tre prodotti: si tratta di Anakinra (di cui la Voce ha scritto mesi fa), Baracitinib e Sarimilumab, tutti e tre ‘immunomodulanti’.

Il primo, ossia Anakinra, è pronto addirittura da oltre un anno, visto che uno studio scientifico condotto dall’Istituto San Raffaele di Milano (certo non un covo di no-vax) ne aveva dimostrato l’efficacia, poi sperimentata in ben 16 mesi durante i quali è stata somministrata ai pazienti.

Il secondo, Baracitinib, viene solitamente usato per il trattamento dell’artrite reumatoide. Un po’ come succede per altri farmaci come l’Indometacina, la Colchicina e soprattutto l’Idrossiclorochina, quest’ultima sperimentata con grande efficacia dallo storico direttore dell’Ospedale per le Malattie Infettive di Marsiglia, Didier Raoult.

Il principio attivo di Baracitinib è un immunosoppressore, che riduce l’attività del sistema immunitario e agisce bloccando l’azione di enzimi noti come ‘Janus chinasi’. Bloccando gli enzimi, viene ridotta l’infiammazione e neutralizzati gli altri sintomi della patologia.

Passiamo al terzo farmaco, Sarilumab. Si tratta, stavolta, di un anticorpo monoclonale contro la interleuchina-6, anch’esso usato di prassi contro l’artrite reumatoide.

Ma eccoci alla sgradita sorpresa. O meglio, al veleno nella coda somministrato con cura da Aifa. La quale con nonchalance scrive che i tre farmaci “si aggiungono al tocilizumab nel trattamento di soggetti ospedalizzati con Covid-19, con polmonite ingravescente sottoposti a vari livelli di supporto con ossigenoterapia”.

Quindi, un uso limitato alle corsie dei nostri nosocomi, e non per quelle terapie domiciliari tanto invocate dai medici di famiglia.

Come mai una così pesante quanto incomprensibile limitazione?

Quali rimostranze o vibrate proteste dovranno ora organizzare i pazienti, i loro familiari, i medici, le associazioni (per fare un solo esempio, ‘Ippocrate.org’) per vedersi riconoscere il diritto a cure tanto essenziali? Quindi il diritto inalienabile alla salute?

 

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