Due pesi, due misure

Caro Mimmo,

sarebbe troppo facile mettere a confronto, con giustificata rabbia, la discrasia abissale della tua condanna e le tante sentenze di segno contrario, di sospette assoluzioni per ‘insufficienza di prove’, ‘non aver commesso il fatto’, ‘perché non è reato’, la surreale quantità di processi finiti nel nulla per difetti della legislazione da riformare, abilmente utilizzati da influenti studi legali. A farla franca, in casi di mala giustizia, sono in alta percentuale esponenti della casta che associa i partiti nel club degli intoccabili. L’eco delle sporadiche condanne di reati, in maggioranza per corruzione, appropriazione indebita di risorse pubbliche, dura il breve spazio mediatico utile per provare a smentire la ‘benevolenza’ della magistratura nei confronti degli imputati ‘onorevoli’, spesso gratificati da riabilitazioni, scuse e ribaltamenti che cancellano le sentenze di condanna. Carro Mimmo, consentimi di ricordare la ‘faccenda’ della trattativa Stato-Mafia, che smentisce oltre un decennio di indagini e prove, e assolve i politici protagonisti di patti nemmeno segreti con le cosche siciliane. Ovvero, la trattativa c’è stata, ma secondo la sentenza della Corte d’Appello era una meritoria strategia dei servizi segreti a fin di bene, per favorire la caccia a Riina. La tua condanna, di là dall’entità dei 13 anni, dell’obbligo di restituire 750mila euro impiegate per costruire il ‘miracolo’ dell’integrazione di migranti nella realtà calabrese, ha un’evidente connotazione politica, un che di persecutorio che l’abile competenza dei magistrati giudicanti rende legittimi.

Caro Mimmo, al netto della speculazione di Salvini, che esulta, anziché vergognarsi per la difesa a oltranza del suo mentore Morisi, drogato e protagonista di festini con giovani escort ‘comprati’ per allietare le sue serate a base di cocaina, ti accompagni in questo difficile, doloroso percorso nel tuo futuro prossimo, la percezione di convinta, totale, fraterna solidarietà, condivisa da quanti pensano come me “Siamo tutti Mimmo Lucano”.

Nb la sentenza della Cassazione esclude il reato di immigrazione clandestina, ma raddoppia le richieste già severe del pubblico ministero, condivise dal procuratore capo.  I difensori Pisapia e Daqua hanno fiducia nell’esito dell’appello. Avevano chiesto la tua assoluzione perché “capace di onorare la Costituzione”, mentre “lo Stato si è dimostrato incapace di farlo”.

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