Padani di Pontida, specialisti in autogol

Sberleffi, pernacchie di scherno alla De Filippo, sfizio quotidiano della satira, nausea degli italiani con molto sale in zucca: fino a qualche giorno addietro furono oggetto di rabbiosa condanna dei valpadani soggiogati dalla brutale arroganza di Salvini. “Spazzatura della sinistra” è stato il loro indignato contest, ragione supplementare per ‘credere, obbedire’ e sperare di vincere al seguito del tosto conductor del sovranismo italico, coccolato da ospitalità quotidiana plurima dei network televisivi, in quantità senza precedenti. L’Italia della democrazia laica e progressista si chiese con sconcerto “Riusciremo mai a liberarcene?”  Un primo, ma fragile spiraglio nella via del sognato fallimento del razzi-fascista l’ha offerta, con la boiata del Papeete, che ha dato il ‘via’ a una rara serie di errori più o meno macroscopici, autolesionisti, da dilettante allo sbaraglio della politica. Fino ad allora, il consenso, acquisito pescando nello storico qualunquismo degli italiani (il caso del monarchico Achille Lauro, l’incredibile seguito di Giannini, progettista dell’Uomo Qualunque), ha premiato la contiguità con la destra neofascista, da Amirante a Fratelli d’Italia, che non fanno mistero di twittare solidalmente con Casa Pound, Forza Nuova e altri manipoli di violenti della destra. L’equazione del fenomeno assume interessanti, e perfino  divertenti: succede nel poco temporale di un paio di giorni, probabilmente dopo un eccesso di long drink ad alto tasso alcolico, che il valpadano declami un editto che definire subculturale è cedimento alla magnanimità. Dichiara il povero Matteo: “Responsabili delle varianti sono i vaccini anti Covid. Sono loro li producono”. Il Veneto leghista corre ai ripari e smentisce pubblicamente l’incredibile idiozia. Raddoppia la dose, propone il green pass anche per i lavoratori, decisione del governo vilipesa da Salvini (socio dell’esecutivo). I guai non conoscono la solitudine, neanche la vocazione di Salvini e dei suoi più fedeli giullari. Succede a Napoli, che tra molto voterà per eleggere il successore di De Magistriis. Il centro destra gioca le sue carte con la candidatura di Maresca, ex Pm e prova a sostenerlo con più liste, una della Lega, che senza pudore Salvini titola ‘Prima Napoli’. Ecco, nel magma caotico della destra c’è molto di approssimativo, di conflittuale, di dilettantismo. Le liste di appoggio a Maresca vengono consegnante oltre il limite massimo delle ore 12 e prive di alcuni documenti obbligatori come prescrivono le norme elettorali. Inevitabile non poterle accettare. Salvini: “Assurdo!” e ricorre al Tar, che non può che confermare l’esclusione. Protesta Maresca in persona e il suo avversario, l’ex rettore Manferdi lo bacchetta: “È davvero inverosimile che un magistrato contesti la decisione di magistrati”. La Lega perde vistosamente colpi, ne approfitta Fratelli d’Italia della borgatara Meloni, di “Io sono Giorgia” editto risparmiato dai pernacchi,  solo perché in un Paese laico, qual è l’Italia, non s’infierisce sui feriti (la destra), specialmente se rappresentate da donne e madri come la Meloni.

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