Partenopeide

Napoli luogo del mondo a vocazioni multiple (oltre le bellezze, la dovizia di monumenti, siti archeologici, misteri e fascino della città sotterranea, le doti di accoglienza, simpatia, la boriosa creatività della sua gente) non finisce mai di stupire e incanta chi almeno una volta nella vita l’assapora con soggiorni di almeno una settimana. A dispetto della marginalità, in comune con l’intero Sud, da imputare alla gestione autarchica centro-nordista del Paese, a partire dal 1861, in contrasto con l’idea di unità nazionale, acuita dall’ideologia secessionista della Lega, Napoli ha saputo reagire alla rapina delle sue ricchezze, ben rappresentate dagli oltre cento primati economici, culturali, scientifici, detenuti nella fase terminale dell’800 e progressivamente espropriati senza contropartita dal Nord.  È felicemente noto l’esempio di generoso altruismo in linea con l’ideologia napoletana della solidarietà. Racconta il fenomeno collettivamente condiviso dell’accoglienza di migranti ufficiali o clandestini, comunque in condizioni di emergenza. Nelle aree urbane e periferiche di Napoli convivono da tempo enclavi di africani, asiatici, altri emarginati inglobati nel tessuto sociale ed economico della ‘capitale del Sud, a sua volta segnata da precarietà. In fase di pandemia, ma anche prima del Covid, il mondo ha raccontato i ‘caffè e pizza pagati’ per chi non può consentirsi neppure questa minimo conforto, i banchetti posti in strade  e piazze contenitori di generi alimentari di prima necessità a disposizione dei poveri, il paniere calato dai palazzi con il sottinteso ‘prenda chi non ha, dia chi può dare’, il dono di famiglie benestanti, che per mesi hanno fatto la spesa per famiglie prive di reddito, la mensa quotidiana finanziata da un modesto imprenditore che ogni giorno ha sfamato vecchi e nuovi poveri, clochard e persone ridotte in miseria dalla crisi.

Di recente, Napoli, finalmente città di flussi turistici ‘sold out’, si è velocemente riciclata per fronteggiarli e lo ha fatto con indubbia intelligenza. Ha trasformato bassi, locali fronte strada, negozi chiusi per fallimento, abitazioni, in trattorie per cucina familiare a costi contenuti, alla portata di tutti, in una fitta rete di B&B, dai più modesti ed economici ai più eleganti e costosi.

Luci e certo, anche ombre: mobilità pubblica al di sotto della mediocrità, isole urbane di eccellenza in pieno degrado per incuria, un paio per tutte la nuova piazza Garibaldi e la Villa Comunale, la sicurezza a rischio in aree di massima concentrazione del tempo libero, esposte alla microcriminalità.

Ai margini di questa breve narrazione in bianco e nero, anche interessanti dettagli, curiose spigolature: l’illusione della Lega di raccogliere consensi nella città che prima in Europa ha eletto un sindaco comunista, Maurizio Valenzi, poi Bassolino, De Luca alla presidenza della Regione; la città delle Quattro Giornate, dell’intolleranza per ogni forma di sovranismo, estranea a razzismo e omofobia. Un flop un’incursione progettata da Salvini, annullata per evitare il fallimento.

Vista da Napoli è divertente attualità il ‘caso’ del minacciato assalto dei ‘no green pass’ alle stazioni di grandi città, con il criminale obiettivo di paralizzare il trasporto ferroviario. Hanno fatto il pieno di telegiornali e programmi di approfondimento le immagini di due uomini due dotati di bandiere tricolore. All’ingresso della stazione centrale di Napoli le hanno sventolate, in ridicola, o meglio patetica sintonia con slogan negazionisti del green pass.  Contestatori o figuranti ingaggiati per ‘fare ammuina?”

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