Persecuzione e complicità

Riccardo Iacona, ‘Presa Diretta’: Rai 3: inattaccabili, immagini e file di documenti top secret sui crimini di guerra della grande America, svelati dal coraggioso e abile giornalismo d’inchiesta (specializzazione ormai rara, invisa al Potere) di Juan Assange, messo a tacere con la carcerazione in totale isolamento, aggravato da tortura psicologica che l’ha ridotto a larva umana. Chi non ha occhi bendati, né orecchie tappate, o complessi d’inferiorità per dipendenza della grandeur degli Usa, ha ottenuto conferma del tunnel buio  in cui, grazie a diffuse complicità, trova riparo e protezione il peggio del Paese dominante l’Occidente, che per storica, quanto interessata  sottomissione dell’arcipelago europeo agli ‘amici’ d’oltre oceano continua ad appuntarsi  sul petto la coccarda di  paladino della democrazia mondiale. Nell’impossibilità contestare filmati, fotografie, documenti originali, che inchiodano le responsabilità degli Stati Uniti, rivelate da Assange, la galassia dei media ha finto di ignorare quanto raccontato da ‘Presa Diretta’. Un’eccezione merita di essere citata. Per somma di addendi il totale dell’attenzione assegnata al caso Assange dal quotidiano ‘confindustriale’ la Repubblica è nell’assenza di recensione e commenti a caldo, nel l’anomalo recupero di oggi. La pagina 39, ultima prima della copertina occupata dalla pubblicità, affida così, alla rubrica ‘Multischermo’, il giudizio del giornale sul programma trasmesso lunedì in prima serata: “…la scelta di chi si pone dei dubbi come sana abitudine è stata quella di rifugiarsi  nell’aggettivo ‘controverso’ riferito al giornalista, agitatore (!) hacker (!)…Sul finale, con tanto di grandi foto a tutto schermo, l’elenco delle personalità internazionali che si battono per la causa Assange: Jeremy Corbyn, Lula, Bernie Ssanders, Varoufkis , Lady Gaga, Chomsky, Ken Loach, Michael Moore, Oliver Stone, Roger Waters. Un Pantheon piuttosto omogeneo: speriamo che i sacri diritti del giornalismo d’inchiesta abbiano nella realtà appoggi più larghi e variegati di una ricostruzione sul caso Assange venata di ambiguità (!!!) Eh no, signori di la Repubblica, di appoggi più larghi il caso ne ha una miriade e sono tutti costruiti per la copertura dei crimini di guerra degli Stati Uniti. Altro che ambiguità di Iacona. Il termine giusto per definire omissioni e false giustificazioni di Stati Uniti e alleati  a tutti i livelli è “omertà”, come ha dimostrato l’inchiesta di Wikileaks firmata da Assange, boicottato, contestato con accuse infondate e l’illecita detenzione. Il giornalista tenta disperatamente di impedire l’estradizione nel Stati Uniti, dove sarebbe vittima di peggiori angherie e di un processo con lo scontato esito della sua colpevolezza in quanto spia (?!?) che avrebbe attentato alla sicurezza dell’America.

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