Perché da marxista dico no alla dittatura criminale della pandemia

Ci ho messo molto tempo per prendere posizione. Ho ponderato a lungo, letto le opinioni di tutti, in particolare dei compagni a me vicini. Non ho prestato attenzione a tutti coloro che ho sempre ritenuto complottisti. Ciò che conta per me è l’analisi politica secondo il metodo del materialismo dialettico. Ma è stata proprio questa a farmi capire che numerosi marxisti, anticapitalisti che non scazzano (per dirla alla Giorgio Gaber), non hanno compreso i caratteri e le dinamiche della svolta reazionaria in atto, proprio riguardo l’accelerata che ha avuto con questa pandemia da Covid-19.Ora, per comodità, non anticiperò ciò che ho scritto già da mesi e che è ancora materiale grezzo. Semplicemente mi riferisco al mio primo scritto “Pandemoni e pandementi” su Carmillaonline e ripreso anche su altri siti della sinistra critica. Ma non solo, qui più sotto, in corsivo, ho aggiunto il testo che oggi ho postato sul mio spazio fb.

Ora posso ben dire come il lockdown, i coprifuochi, e ora il greenpass non abbiano avuto alcuna incidenza sul fronte sanitario, ma molto sul piano dell’attacco antiproletario e antiborghese (se intendiamo la borghesia come una classe che ha interessi non volatili e della turbofinanza, ma concreti nel “borgo”), una sorta di guerra sociale del grande capitale nei confronti delle classi popolari e di quella parte del capitale, le PMI, che vessata e colpita deve soccombere di fronte alla forza delle multinazionali e della finanza che stanno amazonizzando, uberizzando e globizzando i vari comparti del terziario: ristorazione, turismo, piccolo commercio e servizi. Se vediamo le ricadute da un punto di vista economico, del comando economico, la direzione del colpo e i suoi scopi con le aperture a singhiozzo, le zone colorate, i coprifuoco, le regole e le regolette, i ristori che sono cosa ben diversa dai rimborsi, mostrano come si stia ridefinendo la geografia economica, le filiere, la catena del valore verso un’enorme concentrazione dei capitali.

Questo aspetto di economia politica i marxisti l’hanno proprio glissato, scadendo a un livello di analisi pari a quello delle sardine: andare a vedere chi è in piazza, affrontare la questione sul piano sanitario, relegando la politica e l’economia su un piano secondario, di sottofondo: eh beh, si sa che lo scopo è il profitto. Ma le dinamiche del conflitto non possono fermarsi a un mero vertenzialismo: qual è la lotta politica oggi? La correlazione tra controllo sociale mediante dispositivi sanitari e di ordine pubblico e gli scopi di sviluppo di un capitalismo ancora più securitario e disciplinare, che irreggimenta la classe e i ceti medi già devastati da anni di deflazione, che porta avanti la distruzione creatrice con l”uomo della provvidenza” è un aspetto importante della politica rivoluzionaria: non si può non tenerne conto.

Capirete quindi che pensare che il greenpass sia paragonabile al codice fiscale, quando la popolazione deve sottostare – pena l’esclusione sociale – a una vaccinazione che è meramente sperimentale, indica tanta superficialità. Posso accettare una simile opinione da un piddino, da una sardina. Ma non da un marxista rivoluzionario. Cosa conta allora rivendicare la sanità pubblica, la libertà dai brevetti vaccinali, denunciare la mancanza di sicurezza sanitaria per i lavoratori, quando non si capisce che queste mancanze sono corollario insieme al rifiuto di terapie al covid (che ci sono e sono criminali) di uno stillicidio di misure incongruenti che seguono i desiderata di Confindustria e colpevolizzano i cittadini, che riempono i bus di pendolari e desertificano le relazioni sociali? Cosa conta la critica politica quando non comprende il fulcro di questo attacco? Cosa conta incensare la Cina, che ha risolto presto e bene il tutto in pochi mesi, quando nei fatti ti schieri con le misure che al contrario stanno distruggendo il nostro paese?

Ma la capite o no la differenza tra un neoliberismo che stronca le cure per rendere autorizzabili i vaccini di big pharma, da paesi che come nel caso cinese, conservano elementi politici di socialismo, che quindi al centro hanno la salute pubblica e un minimo di pianificazione centralizzata l’hanno conservata con quel surrogato di partito comunista che si ritrovano?

Leggetevi l’articolo su Carmillaonline, Greenpass nuovi confini e le frontiere della paura , dove l’autrice, Deriva osserva:

“Ma nessuno può farmi credere che il vaccino a meno dell’1% della popolazione mondiale possa arginare un virus che la mal-gestione delle istituzioni che ci governano ha trasformato in pandemia.”

Lo capite o no che questi dispositivi autoritari non contano nulla sul piano dei benefici sanitari? E poi dove sono finiti i migranti e tutti quei soggetti che non fanno pare dell’1% neppure qua? Basta dirsi favorevoli al greenpass e come una bacchetta magica i governi neoliberisti propagheranno i vaccini gratuitamente a chiunque e ovunque? Ma fino a che livello di inedia politica, di immobilismo siamo giunti?

Intanto, questo è il post che ha aperto la questione. Non potevo continuare a starmene zitto.

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Ho letto di paragoni tipo passaporti, fumo di sigarette e cazzate di ogni tipo. Ma com’è possibile che dei marxisti anche bravi siano così miopi? Ma non vedono cosa accade in Francia? Le posizioni di France Insoumise sul pass sanitario?

Io mi sono fatto i miei due Pfizer e li rifarei, ma sono contrario al greenpass, va bene?!

L’analisi non deve partire come fanno le sardine dal vedere chi c’è nelle piazze. Ma stiamo scherzando? Cosa siamo, dei moralisti?

Ma non vedete che la gran parte delle misure prese da due governi non hanno nulla di sanitario? Cos’è il coprifuoco? Il virus è come Dracula, si leva al tramonto? E il lockdown con gli autobus pieni di pendolari e le industrie che lavoravano? Ah però colpevolizziamo il giovane della movida e la signora col cagnetto al parco!

Questa stretta autoritaria ha allontanato le responsabilità da una classe dirigente che ha fatto solo i profitti delle multinazionali e di big pharma e lo ha fatto colpevolizzando prima i runner, poi i giovani della movida e adesso chi ha dei dubbi nel volersi vaccinare. Dubbi che rispetto anche se la mia scelta è stata diversa. Non sono fasciste le persone, amici, parenti che non si vaccinano. Li devo prendere a calci in culo? Cosa facciamo, li mettiamo in un campo di raccolta metaforico, ossia colpevolizzazione, inibizione alle normali funzioni della vita civile? Ma cosa siamo, gli ascari di chi ci ha portato a questa situazione “tanto il problema è sanitario e non politico”?

C’è una classe dirigente che dovrà pagare e salato le scelte fatte nel nome del più cinico neoliberismo. Migliaia di morti, disoccupazione, distruzione creatrice alla Draghi, perché questi dispositivi di comando nel nome della salute pubblica, queste liturgie da preti della scienza de noantri sono un attacco alle classi popolari e ai ceti medi per ridefinire l’intera catena del valore a favore di un’enorme concentrazione di capitali. Chi non ce la fa chiude… entrate nel franchising di fatto o ufficiale dei big competitor!

Chissà perché ultimamente mi traduco molti articoli e documenti dal francese. Qui da noi non trovo molti spunti interessanti…

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Inoltre, due parole sul concetto di salute. La gestione della pandemia, le restrizioni, hanno provocato: mancanza di terapie salvavita come per gli oncologici, allungamento dei tempi per la diagnostica e le terapie in generale. La segregazione ha aumentato le violenza domestica sulle donne, i minori e in genere, i casi di patologie psichiatriche, l’uso di psicofarmaci, la lontananza tra componenti dello stesso nucleo famigliare, devo continuare? Da qui si capisce come sia venuta fuori tutta la logica medica convenzionale, fatta di intervento sugli effetti della malattia, così come della vita umana in senso più ampio, con le sue crisi, e non sulle cause. Il sistema deve restare così com’è: nasci cresci, produci, invecchia e crepa. Le priorità sono emerse in un sistema dove conta solo la produzione e la vendita per i profitti. E sono gestite da veri e propri santoni che devono promuovere e affermare tali ragioni. L’emergenza di un virus letale non può azzerare tutto il resto, le implicazioni sulla salute pubblica e dei soggetti. I bambini devono poter correre in un parco, i disabili devono avere sostegno e agibilità senza restare in spazi angusti e non solo loro, le crisi coniugali non possono portare a drammi e soprusi e si potrebbe continuare. Non ci può essere sospensione della vita e di altre cure. Ma per fare fronte a un emergenza simile occorre che l’intervento invasivo sia rapido quindi corto nel tempo e sia olistico. Occorre quindi concentrare decisioni, operatività, investire capitale e capitale umano: tracciabilità, distanzialità, sperimentazione a più livelli, terapie, vaccini, e poi il mantenimento del controllo sempre con la tracciabilità Questo hanno fatto Cina e Vietnam, Cuba. Un mese, due mesi ci stanno, la popolazione li regge. E la Cina oggi gode relazioni sociali del tutto normali, grazie anche a un tracking permanente del virus.

Ma tutto questo qui non è stato fatto e siamo ancora qua… eh già. E non se ne vede l’uscita. Dove sta allora il regime totalitario? Forse più qua che là. E allora perché deleghiamo all’avversario di classe?

E poi: per mantenere questo nuovo status quo emergenziale cosa ci voleva dopo la storiella dell’”andrà tutto bene”? la colpevolizzazione della popolazione. I media hanno creato una colpevolizzazione generalizzata dei cittadini, quando in realtà le vere responsabilità sono dei governanti. Si è creato il solito binomio buoni e cattivi, criminalizzando i comportamenti soggettivi, che nella normalità delle cose sono del tutto legittimi.

Si è creato uno stato di emergenza totalitaria quando la strada poteva essere un’altra. Intendiamoci, come ho evidenziato nell’esempio cinese non sono contrario a provvedimenti eccezionali che limitano le libertà e francamente disprezzo chi si riempie la bocca di questa parola con una visione del tutto individualistica o legata ai propri piaceri o affari, quando c’è chi di covid continua ad ammalarsi e a morire. Ma riconosco la validità di questi provvedimenti se sono efficaci e soprattutto se il loro intento è genuino: far uscire una popolazione della pandemia. Abbiamo visto che non è così per questo sistema paese capitalista.

Quanto ci è voluto perché la democrazia borghese, capitalista si trasformasse definitivamente in una società disciplinare sui peggiori modelli delle istituzioni totali focaultiane? Il risultato per lockdown, greenpass, ossessione vaccinale a detrimento di altre terapie, è esattamente l’opposto di quello che questo sistema vanta di voler perseguire. Le migliaia di morti parlano e puntano il dito.

Nessun governante ha poi affrontato la questione del cambio di modello di produzione e consumo, lo stupro sulla natura che produce salti di specie insieme a inquinamento a intere aree metropolitane assolutamente insalubri. E noi dovremmo delegare la nostra libertà, i nostri diritti collettivi, di comunità a dei corrotti, a un ceto dirigente e ai suoi pupari che mette al centro di tutto la ristrutturazione dell’intero sistema economico a vantaggio degli “investitori”?

Accettare il greenpass significa proprio questo, perché non c’è nulla, proprio nulla di ragionevole nell’accostarlo a un surrogato di buona sanità di un sistema socialista. Il contesto è questo e la ribellione, la lotta sono l’unica strada per battere questa svolta reazionaria, questa guerra sociale dall’alto al basso che con le misure pandemiche si è intensificata contro le classi sociali che hanno l’ascensore sociale bloccato, vivono in una schiavitù precaria sempre più bestiale e hanno sempre meno da perdere.

Bibliografia:

https://lafranceinsoumise.fr/2021/07/19/pass-sanitaire-saisir-conseil-constitutionnel/

https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/07/come-rapportarsi-alle-grandi-mobilitazioni-contro-green-pass-et-similia-alcune-indicazioni-dalla-francia/

https://www.confederationpaysanne.fr/actu.php?id=11639&PHPSESSID=4061mfg8lofc8nkhil0kc3ltr0

 

 

 

FONTE

articolo di

NICO MACCENTELLI

tratto da

 Contropiano 

e ripreso da L’Antidiplomatico

 

———————-

di Nico Maccentelli

 

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