Tutto il mondo è Paese? Balle: paradisi e inferni

Obbligo di resistenza per chi media tra i fatti e e la loro divulgazione: anche oggi sarebbe tentato di esordire con la notizia del bis di Renzi indagato per vicende ‘altre’ dopo le inchieste per presunti reati di finanziamento illecito e fatturazioni false. Il nuovo ‘caso’ si riferisce a fatture per operazioni inesistenti, al compenso ricevuto per la conferenza negli emirati arabi, al prestito di 700mila euro (se siete ‘signor nessuno’ provate voi a chiederne uno di soli settemila euro) e all’operazione sospetta di un bonifico da 75mila euro per una conferenza in Arabia. S’indaga anche il finanziamento illecito su Open, la cassaforte che ha sostenuto la scalata di Renzi da sindaco di Firenze a premier. L’inquisito risponde “Continuino pure ad attaccarmi, io non mollo”. Per il momento ci si limita a ipotizzare che la giustizia faccia il suo corso senza subire subordinazioni al potere della politica. Cambiamo pagina, come dicono i conduttori poco creativi di Tg. Lo stop a lockdown, quarantene e rigore nel rispetto delle restrizioni, se apre il cuore alla speranza di ripristinata normalità, offre anche l’opportunità di osservare, senza cedere alla pressione degli strumenti di distrazione di massa le antitetiche estremità di ricchezze lievitate a dismisura e povertà incrementate tragicamente. Nello stesso giorno, per motivi opposti, la cronaca ha in evidenza il fenomeno estivo, di barche, velieri, motoscafi e yacht che si allineano in accoglienti rade-porto o sostano, ben visibili, nelle acque di luoghi sacri del turismo Vip, che siano Portofino, Capri, Taormina. Ecco, Capri. Alla fonda nel mare di Marina Grande, tra tante eccellenze della navigazione da diporto al massino livello, si è ancorato uno spettacolare prototipo dei giganti di settore, il super lussuoso yacht ‘Nord’, ‘gingillo miliardario’ di un magnate russo. Al largo di Ostia sosta il mega yacht firmato dal famoso Philippe Starck: è il più grande del mondo, proprietario è il nababbo della Russia Melnichenko.  Non è il solo ad aver scelto l’Italia: eccone tre di stazza superiore e costi adeguati: ‘Azzam’, 180 metri, di Khalifa bin Zayed Al Nahyan; ‘Fulk Al Salamah’, 165 metri, di Omani Royal Family; ‘Eclipse’, 163 metri di Roman Abramovic, 1,1 miliardi e incredibile, ma vero, History Supreme, 4,2 miliardi. Dai nostri mari all’infinito di porti accoglienti è numerosa la flotta di oggetti del desiderio che navigano nel mondo dell’acqua salata, per il piacere della casta di titolari di conti in banca a nove zeri. Nel giorno stesso della riflessione sui ricchi del ‘che più non si può’, taluni  stabilmente presenti nel libro nero dei grandi evasori fiscali, l’Italia deve assistere alla disperata esasperazione dei lavoratori di Napoli licenziati dalla multinazionale americana Whirpool, a un nuovo momento di contestazione, duramente represso,  alla  drastica e immotivata decisione dell’azienda (non in crisi, tutt’altro) e all’inerzia del governo, in particolare del ministro leghista per lo Sviluppo Economico Giorgetti, incapace di far rispettare l’accordo sottoscritto con i sindacati per impedire la chiusura della fabbrica napoletana e i licenziamenti di oltre trecento lavoratori. Sono molte le sofferenze da Covid dell’economia, non solo italiana, ma senza eccedere in lodi sperticate per l’Inghilterra di Boris Johnson, principale imputato delle Brexit e di una gestione a fasi alterne della pandemia, fa notizia il comportamento responsabile del governo britannico, che ha evitato di mandare a casa i lavoratori di settori vitali e ha imposto lo stop ai licenziamenti, semplicemente sostituendosi ai gestori delle attività colpite dal Covid, pagando in prima persona l’80 percento delle retribuzioni mensili dei lavoratori. L’esito di operazioni analoghe è statisticamente evidente per la dimensione contenuta delle nuove povertà, macro fenomeno di altri Paesi, per esempio dell’Italia e tragicamente di poli derelitti del mondo.

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