Italia regina delle regine europee

Non trovo citazioni, eppure Zia Addolorata, in vetta alla collina di Torre Orsaia, lembo terminale dell’ubertoso Cilento, ottanta anni di intatta salute e signora della storica trattoria omonima, famosa  per la pasta ‘fatta in casa’, il vino che sa di uva, i dolcetti al miele e il finocchietto da oscar degli ammazza caffè, ha impegnato tutto il tempo della preghiera quotidiana ai santi di sua fiducia  per ‘pretendere’ da ciascuno di loro di scendere in Terra e ospitare nell’area dirimpettaia del mitico Wembley undici cloni della dea fortuna, delegati a mutare in imbattibili  eroi Donnarumma e compagni dell’allegra, spavalda e un tantino spregiudicata brigata del nocchiero ‘Mancho’. Eppure l’incursione vincente nel sacrario calcistico della ‘Perfida Albione’ ha catturato mille giudizi e commenti a microfoni aperti e telecamere con obiettivo zoom che riservano attenzione ad avvenimenti di assoluta eccezionalità: in evidenza, ovvio, la gioia orgogliosa di Mattarella, i salamelecchi di circostanza della politica, il giubilo di attori/attrici, cantanti, artisti di ogni settore, di tifosi e non, di massaie, studenti, lavoratori e sfaticati. Zia Addolorata no.

D’un tratto (che l’Olimpo l’abbia in gloria senza limiti di tempo) l’Italia è raccontata come regina delle regine europee, il suo prodotto interno lordo compie un gran balzo in su, mezzo mondo ci sorride, più di tutti il sistema calcio che in  Italia regala grandi boccate d’ossigeno ai club con i conti in rosso per il Covid e  con un colpo ben assestato di machete si decapitano le voci critiche sul caos della campagna vaccinale, i drammatici dubbi  sulla fine della pandemia in contrasto con i rischi di una terza ondata per nuove mutazioni del virus, si accantonano i timori per l’incombere del sovranismo e nel nostro ‘piccolo’ si osserva con preoccupazione la mina vagante di una crisi al buio, autore, per  non perdere il vizio,  il disfattista Renzi in combutta con la venefica triade Salvini-Meloni-Berlusconi e le ombre sulla gestione da prima repubblica deli miliardi del recovery fund. Ma bando al pessimismo. Partecipiamo festosi al rito dell’allegra baldoria per gli Europei tinti di azzurro e lasciano alla severità dei puri di spirito l’ondivago ‘m’inginocchio, non m’inginocchio’ anti omofobia dei calciatori italiani, ma soprattutto il gestaccio dei britannici che hanno calpestato con illegittimo astio la regola degli onori ai vincitori e hanno tolto dal petto la medaglia d’argento appena ricevuta. Altro che bon ton: il calcio, nella versione di business miliardario, lontano dallo spirito delle sue origini di gioco, è riuscito perfino a imbastardire la storica flemma britannica e ha in qualche modo avallato la svolta presuntuosa della Brexit, che sgretola l’impianto degli ‘stati uniti europei’, ovvero dell’obiettivo primario del Vecchio Continente per un confronto adeguato con le ciclopiche potenze Usa, Cina, Russia.

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