Guai valpadani (e non) in famiglia

A caldo, cioè alle prime informazioni sul ‘caso’ dei rapinatori uccisi dal gioielliere di Cuneo, Matteo Salvini, con un milionesimo twitt manifestò piena solidarietà a Mario Ruggiero, il Matteo Salvini, ciecamente convinto che avesse ucciso due rapinatori e ferito un terzo, per ‘legittima difesa’. Il gioielliere ha dichiarato che i tre malviventi hanno tentato (senza riuscire! ndr) di rapinare la sua gioielleria, malmenato e minacciato la moglie e la figlia pistole in pugno (si accerterà che erano armi giocattolo). “Ho dovuto scegliere tra la mia vita e la loro” ha sostenuto, per assolversi dall’aver ucciso due dei rapinatori, che tra l’altro non hanno portato via nulla dalla gioielleria. L’opinione pubblica per lo più lo giustifica, solo qualcuno dissente. Un’immagine drammatica mostra il corpo senza vita di un rapinatore, steso in terra al centro della strada ed è evidente che è stato colpito alle spalle durante la fuga. Tutto è poi inequivocabilmente chiaro con l’esame delle immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza della zona. Ruggiero ha sparato all’esterno della gioielleria, quando i banditi erano in fuga nella loro auto e né lui, né i familiari correvano alcun pericolo.  C’è di peggio, di molto peggio. Una tragica sequenza mostra il gioielliere che sferra calci a uno dei malviventi a terra, ferito alla schiena. Ha sparato quattro volte Ruggiero, anche quando i rapinatori, che erano già in macchina sono scesi dall’auto colpita da un proiettile che ha infranto il vetro.  Svanisce  con le indagini della polizia la diffusa comprensione iniziale per il derelitto Ruggiero, s’inverte l’affrettata manifestazione di idee solidali con il gioielliere, si capisce da che parte sta la ragione tra chi aveva intuito lo svolgimento vero del fattaccio e chi si ostinava a negarlo. Non risulta un nuovo twitt di Salvini pentito, con il capo cosparso di cenere, ma con generosità si può giustificare il silenzio sapendo che è alle prese con un nuovo caso di malefatte leghiste. A Foggia, città limite di intimidazioni mafiose, omicidi e alti livelli di corruzione è finito in manette tale Franco Landella, sindaco della città e uomo di fiducia del valpadano capintesta del Carroccio. Prima di lui sono stati arrestati il presidente del consiglio comunale e quattro consiglieri ed è in corso il lavoro di una commissione ministeriale per sciogliere l’assemblea (infiltrazione mafiosa). Così Landella a Salvini un anno fa: “Matteo, questa amministrazione è nelle tue mani”. Il fido sindaco, per dirne una, sarebbe sul punto di assegnare a una società l’appalto per l’illuminazione pubblica (affare da 53 milioni) in cambio di una tangente di un milione, poi ridotta a 500mila euro e infine a 300mila. Proposta poi respinta dall’azienda. Non è il solo caso di tangenti richieste. Una, certamente incassata, è di oltre 30mila euro, per sbloccare una pratica urbanistica e corre voce, non accertata, sulla distribuzione di quote delle tangenti ai consiglieri che votavano i provvedimenti proposti dal sindaco.

Siate comprensivi: con i guai in famiglia (politica) che gli piovono addosso si può chiedere a Salvini di rivedere il ‘like’ riservato a suo tempo al gioielliere di Cuneo, che rischia l’accusa di duplice omicidio volontario? E però giustificato il merito per chi (anche per chi scrive) a commento della  notizia dei rapinatori uccisi dal gioielliere affermò che non si trattava di legittima difesa, a costo di ‘litigare’ con i supporter della giustizia fai da te a prescindere.

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