La metamorfosi

Nel nome della libertà di espressione il dottor Molinari, sicuramente in perfetta sintonia con il suo datore di lavoro, che, come dire, non è proprio un iscritto al sindacato dei metalmeccanici Fiom, tanto meno un meridionalista sfegatato, ed è facile intuirlo, che  si propone sempre più come un padrone ancien regime, cittadino del gotha in cui si riconosce il capitalismo internazionale, il jet set dei nababbi, il firmamento delle star miliardarie…il dottor Molinari, dicevamo,  assimila docilmente l’imperativo categorico di smetterla con la storica empatia di Repubblica con i democratici e a passo di retromarcia ‘apre’, termine caro alla magnifica coppia Salvini-Meloni all’offerta di incrementare progressivamente  la generosa ospitalità a Lega e Fratelli d’Italia, mentre assottiglia vistosamente titoli, note politiche su Pd e sinistra,  anzi sguinzaglia le sue firme in fase di riciclaggio  per ‘sputtanarli (pardon per la licenza tutt’altro che poetica). Di fraterna accoglienza gode la contestazione pre elettorale del ‘leale’ Salvini, anomalo compartecipe del governo, che attacca un giorno sì e l’altro pure. Domanda: ove mai fosse malevolo il contenuto di questo preambolo, se fosse fazioso, eccessivo, la borgatara Meloni avrebbe mai chiesto ai suoi promoter di far pubblicare la pubblicità di “Io sono Giorgia” sul quotidiano ‘nemico’? All’improbabile richiesta, è ragionevole crederlo, Repubblica avrebbe opposto l’impossibilità di ospitare in prima pagina l’immagine della copertina, magari con il pretesto di averla impegnata totalmente per un paio di mesi con un contratto chiuso e non modificabile. Esageriamo? Sabato 15 Maggio, ecco il titolo che domina la prima pagina: “Salvini avverte Draghi. Non puoi fare le riforme”. Beh, fosse in vita Benito, nonché Mussolini, il titolo del giornale di regime avrebbe fatto l’identica scelta. Indossati i panni di ‘pater patriae’ il valpadano precisa, udite, udite, che sosterrà la candidatura del premier a presidente della Repubblica. La spregiudicata dichiarazione si traduce nella minaccia “purché te ne vai dal governo”. Tutto qui? Illusione di nessuna durata. All’alleato e sabotatore del governo, Molinari offre l’intera pagina numero 3, e accoglie le sue farneticazioni, nonché la ‘benevola’ motivazione del non luogo a procedere per il grave reato di sequestro di persona (nave Gregoretti) con tanto di intervista (senza contraddittorio) al giudice che l’ha assolto con singolari motivazioni. Il sospetto? La ‘clemenza’, in contraddizione con il precedente esito giudiziario del caso Open Arms (Salvini rinviato a giudizio) sembra proprio condizionata dal possibile sconquasso dell’esecutivo in caso di condanna di un partner dell’esecutivo qual è purtroppo la Lega. Per non farsi mancare nulla, Molinari sferra un attacco plurimo a Conte, in pratica al Movimento 5Stelle, cioè ai nemici di Salvini. E Merlo, erede di Augias nel rispondere ai lettori, accoglie nella sua rubrica la protesta per la pubblicazione in prima pagina di ‘Io sono Giorgia’, ma solo per contestarla e bacchettare il lettore contro il ‘boicottaggio dei libri’. Anche questa articolata difesa d’ufficio risponde a un amichevole ‘suggerimento’ di Molinari?

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