“Guai a voi anime prave” (Dante Alighieri)

Non essendo tra i privilegiati che si accingono a divorare con ingordigia filo fascista l’opera letteraria di “Lei è Giorgia”, che Rizzoli non ha provato disgusto a pubblicare, siamo esclusi da commentarlo come meriterebbe e per di più ci è impedito di sapere se la simpaticissima borgatara nell’aprire alle genti la sua anima ha fatto cenno ai ‘camerati’ che si trastullano vigliaccamente con strumenti tecnologici per insultare e minacciare il Presidente della Repubblica. Non è difficile intuire che la candidata al Nobel per la letteratura “Io sono Giorgia” abbia come dire, glissato sul blitz dei carabinieri che indagano, hanno perquisito e sequestrato materiale usato da gaglioffi di estrema destra per insultare e minacciare Mattarella. Nell’indegno episodio entra a gamba tesa un docente universitario dell’università molisana, tale Gervasoni, in contatto, sulla piattaforma social russa VKontakte, con gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita, non nuovo a comportamenti indecenti. Un anno fa si esibì in offese sessiste alla vice presidente della regione Emilia Romagna Elly Schlein ed è stato monitorato dall’ Osservatorio antisemitismo. È indagato e gli fanno compagnia undici soggetti (giornalisti, pensionati, un impiegato, un cantautore. L’accusa: offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica, istigazione a delinquere: “Vai a quel paese”, “Bastardo”, “Devi morire”, “Il popolo prima o poi si ribellerà, è quello che vi meritate”. Gervasoni fu cacciato dalla Luiss per aver dichiarato “Ha ragione Giorgia Meloni, la nave va affondata. Quindi SeaWatch bum, bum a meno che non si trovi un mezzo meno rumoroso”. Che dicevamo se Gervasoni non fosse citato da ‘Io sono Giorgia’ potrebbe dolersene. Indignati il rettore dell’Università del Molise e la ministra Messa. Tra gli indagati c’è anche Francesca Totolo, influencer, scrittrice e giornalista che collabora con la rivista sovranista il Primato nazionale, finita tra i perquisiti nell’indagine per minacce a offese al presidente della Repubblica.

Onorevole? L’Italia non si decide a dismettere questo abusato attributo gradito a deputati e senatori, ma ufficialmente abolito nei lontani anni trenta del secolo scorso. E allora parliamo dello stridente contrasto che divide i comportamenti di Massimo D’Alema e di Mario Draghi. Il primo, nonostante sia un facoltoso parlamentare pensionato e un abile imprenditore, a dire del tribunale civile di Bruxelles dovrebbe restituire 500mila euro incassati illegittimamente, in quanto presidente della Fondazione dei socialisti europei (Feps). Nessuno dei predecessori era stato retribuito per quell’incarico e non lo è neppure l’attuale. Dov’è il contrasto con il premier Draghi, che per sua fortuna gode di una situazione patrimoniale da agiato e ha scelto di rinunciare al compenso previsto per il presidente del consiglio. Con tutte le debite differenze, la decisione di Draghi ricorda la sobrietà di Enrico De Nicola, presidente della Repubblica che si recava al Quirinale con i mezzi pubblici per risparmiare e che si racconta avesse fatto rivoltare il cappotto per non doverne acquistare uno nuovo.

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