Scelte di astinenza, evviva

Siamo prigionieri, chi più, chi meno, di eccessi, a volte estremi, imparagonabili all’alcolismo, certo, alla dipendenza dalle droghe, ma ugualmente nocivi. Accettiamo di arrovellarci e indaghiamo sull’esito di flirt, passioni travolgenti, divorzi, convivenze di lungo percorso o di minima sopravvivenza, siamo avvinti come edera alle vicissitudini di re, regine, principi e principesse, di miti viventi o estinti di tutti gli sport, e perfino dei campioni di freccette, carling, golf, ping pong, della corsa nei sacchi. Giorno dopo giorno, vaghiamo, drogati, nel pianeta surreale della ‘pedata’, tra miti di antica venerazione (Pelé), di recente celebrazione (Maradona), di futura beatificazione  (Messi, Ronaldo, Ibrahimovic) e ce ne stiamo insonni, fino alle ‘ore molto piccole’, per tifare in notturna ‘Luna Rossa o il bolide Ferrari da gran premio, per Federer o il nostro giovane racchettare Sinner); c’intrufoliamo nelle segrete cose degli 008, che indagano il marcio del clero, le collusioni tra ‘onorevoli’ e mafie. Piangiamo in sincrono con conduttrici strappalacrime la dipartita di attori/attrici sognati in età di pruriginosi appetiti del sesso; votiamo via cellulare per Sanremo, Italia’s Got Talent 2021, Isola dei Famosi, Tale e quale Show, eccetera. Ecco perché, con inedita urgenza, mi preme di elaborare la voglia di autocensura unita a intenzioni abrogative su ciascuna delle interferenze citate, che violano la mia libertà e di pensiero. Il motore di un radicale ‘change’, oggi va a mille, alimentato dall’informazione sul  “valore della Regina” (Elisabetta) stimato in 67, 6 miliardi di sterline. La cifra, fosse abolita la monarchia, potrebbe trasformare il distretto londinese diHackney, tra i più poveri di Londra, in ‘Municipio’ di alto livello. Aggiungo considerazioni analoghe per i miliardi di dollari, che tengono in vita sport originariamente ‘sobri’, qual è stato il calcio, via via inquinato dall’affarismo di nababbi ambiziosi. Identica considerazione include ogni altro sport commercializzato. In parallelo con l’ostracismo per l’immenso bilancio di Buckingam Palace, c’è da riflettere sull’inutile custodia in cassaforte del tesoro di San Gennaro, che in quanto raccolta di preziosi più ricca del mondo supera perfino il valore della monarchia britannica. Per surreale e quanto fasulla teoria, apparterrebbe al popolo napoletano. Fosse davvero così, soprattutto se riconvertito in risorse finanziarie spendibili, sarebbe un formidabile volano per elevare la qualità complessiva di Napoli.

Rapida incursione nel cerchio opulentissimo del calcio, nel giro d’affari da 136 miliardi di euro solo in scommesse sui Mondiali 2018. In Italia il calcio è al vertice dei ricavi (sempre nel 2018 il bilancio è di 2,4 miliardi di euro) e il massimo profitto delle cifre investite dai grandi network proviene ai diritti televisivi (di qui la guerra senza quartiere tra Sky, Dazn, Mediaset) . Al top dell’economia ‘pedatoria’ italiana, neanche a dirlo ci sono, Juventus, Inter, Milan, Roma e Napoli, che per essere attrattori privilegiati del tifo (anche a dimensione internazionale) propongono caleidoscopici multinazionali organici con giocatori dei cinque continenti. Per capirci l’esempio del Napoli, che manda in campo nove calciatori di altrettante nazionalità, più Di Lorenzo (nato in Garfagnana) e Insigne, unico napoletano. E allora? Da questo momento metto in silenzio permanente le news sulla Tv spazzatura, il gossip, le monarchie e argomenti affini, soprattutto sulla massacrante, ossessiva tempesta di notizie, interviste, fatti e misfatti del calcio, che massacrano orecchie e occhi ogni giorno della settimana. Le riduco a dimensione di ‘brevi’, ovvero di notizie da contenere in poche righe, non oltre.

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