SIRIA / IL 26 MAGGIO LE ELEZIONI BOICOTTATE DA STATI UNITI & C.

Si avvicinano le elezioni in Siria, ma i paesi occidentali sono già pronti a non riconoscerne i risultati.

E’ infatti prevista per il 26 maggio la data del voto presidenziale, ma Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno già detto che il voto non avrà alcun valore. Per un semplice motivo: vogliono tenere ancora in ostaggio il Paese e continuare indisturbati nel massacro, che a questo punto diventa ‘scientifico’.

Dichiara senza peli sulla lingua l’ambasciatore francese all’ONU, Nicolas de Riviere: “La Francia non riconoscerà alcuna validità alle elezioni previste dal regime a fine maggio”.

Appena più articolato il ragionamento di Sonia Farrey, ambasciatrice britannica sempre alle Nazioni Unite: “le elezioni, in assenza di un ambiente sicuro e neutrale, in un clima di paura permanente, quando milioni di siriani dipendono dagli aiuti umanitari, non conferiscono legittimità politica, ma piuttosto mostrano disprezzo per il popolo siriano”.

Di tutta evidenza, le nazioni che hanno generato e continuano ad alimentare il conflitto siriano non hanno alcuna intenzione di vedere una riconferma del leader Bashar al-Assad.

Bashar al-Assad. Sopra un bombardamento in Siria

“Vogliono in tutti i modi che faccia la fine di Saddam e di Gheddafi – racconta un esponente del partito Baath, al governo in Siria – e per questo continuano con la criminale politica delle sanzioni che ha portato il nostro popolo alla miseria, senza acqua, senza cibo, né petrolio né elettricità. Cercheremo di risollevarci da soli e con l’aiuto di quei paesi che ci vorranno dare una mano. Ma almeno adesso lasciateci in pace, solo questo”.

Dal canto suo, la Russia punta l’indice contro l’arroganza dei paesi occidentali: “E’ inammissibile una simile ingerenza negli affari interni della Siria. E’ angosciante che alcuni paesi respingano l’idea stessa di queste elezioni che hanno già, a priori, dichiarato illegittime”.

Assad, che gode del favore della stragrande maggioranza dei siriani, ha presentato la sua candidatura il 21 aprile. Al voto si presentano 51 candidati, fra cui 7 donne.

Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna puntano sulla carta dei ‘rifugiati’. Ecco infatti cosa sostiene Linda Thomas Greenfield, ambasciatrice americana all’ONU: “Devono essere intraprese iniziative per la partecipazione al voto dei rifugiati, degli sfollati e della diaspora a qualsiasi elezione siriana”.

Per questo hanno programmato incontri e conferenze all’estero per sensibilizzare i ‘rifugiati’. L’Unione Europea, ad esempio, ha organizzato per il 30 marzo un incontro a Bruxelles, durante in quale sono stati raccolti ben cinque miliardi di dollari.

Contestano gli esponenti del partito Baath: “Perché non danno quei cinque miliardi al popolo siriano per ricostruire quel paese che proprio loro hanno distrutto? Dopo averlo fatto militarmente, ci soffocano con l’economia”. E aggiungono: “Il nostro Paese era noto per le sue verdure, la sua carne, la sua cultura. I nostri prodotti venivano venduti in tutto il Medio Oriente, nel Caucaso, persino in Europa. Ma nel giugno 2020, con il ‘Caesar Act’, gli Stati Uniti hanno ulteriormente inasprito le sanzioni economiche contro la Siria”.

E ancora: “La guerra è praticamente finita. Vediamo imprenditori cinesi e russi interessarsi ai progetti per la ricostruzione. Gli arrivi di convogli dall’Arabia Saudita e dagli Emirati sono sempre più regolari. Ma oggi le sanzioni impediscono ai progetti di vedere la luce del giorno”.

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