RIFIUTI TOSSICI / TORNANO ALLA RIBALTA I VASSALLO

Tornano alla ribalta, sul fronte delle ecomafie, i fratelli Vassallo, originari di Cesa, nel Casertano. Si tratta di Antonio, Nicola e Salvatore, imprenditori nel settore dei rifiuti, che puzza – anche metaforicamente – lontano un miglio.

A loro la Guardia di Finanza ha appena sequestrato beni mobili e immobili per un valore di circa 10 milioni di euro, tra cui 44 immobili ad uso abitativo e commerciale, 13 ettari di terreni e 900 mila euro su conti correnti.

I tre sono stati condannati in primo grado a sei anni di galera per il reato di disastro doloso aggravato dal ‘metodo mafioso’. Più in dettaglio, si è trattato di smaltimento illegale di rifiuti speciali, pericolosi e super tossici in discariche abusive, tra cui ‘Cava Giuliani’ in uno dei più popolosi comuni dell’hinterland partenopeo, Giugliano in Campania. Le indagini hanno rivelato che agivano per conto del clan dei Casalesi.

Scrive l’Ansa Caserta il 23 marzo. “I tre sono fratelli di Gaetano Vassallo, anch’egli imprenditore dei rifiuti al servizio dei Casalesi e ritenuto tra i massimi organizzatori di traffici e sversamenti illeciti di rifiuti, insieme all’altro imprenditore del clan, Cipriano Chianese, condannato per il disastro ambientale della discarica ‘Resit’ di Giugliano. Vassallo ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2007, raccontando degli smaltimenti illeciti fatti con i fratelli, facendoli arrestare nel 2008 e condannare. I fratelli Vassallo avrebbero operato – secondo quanto emerso dalle indagini della DDA di Napoli e dal processo di primo grado – attraverso la società ‘Novambiente’, a loro riconducibile e sotto il controllo della famiglia camorristica dei Bidognetti di Casal di Principe, riuscendo a smaltire per anni un’ingente quantità di rifiuti in numerose discariche abusive”.

L’Ansa però dimentica qualche passaggio per strada e, soprattutto, difetta abbondantemente di memoria.

Le prime indagini della magistratura sia su Gaetano Vassallo che su Cipriano Chianese risalgono addirittura a fine anni ’80. A scriverne per prima è la ‘Voce’ in un ampio reportage del 1989, in cui vengono dettagliati gli iniziali rapporti d’affari lungo l’asse Vassallo-Chianese.

Sorgono subito spontanei alcuni interrogativi grossi come una casa. Come mai, da allora in poi, sono trascorsi decenni di totale impunità per l’uno e per l’altro, liberi di inquinare, di trafficare in rifiuti che più pericolosi non si può e di intessere legami eccellenti? Come mai non inquietarono più di tanto le assidue missioni aretine di Francesco Bidognetti – alias Cicciotto ‘e Mezzanotte – in compagnia di Cipriano Chianese e Vassallo in quel di Villa Wanda, la magione del Venerabile Licio Gelli? Perché mai solo dopo anni e anni emergeranno i rapporti d’affari dei Casalesi con i vertici della massoneria? Come mai una totale impunità assicurata a tutti per decenni? Chi li ha coperti a livello istituzionale?

Interrogativi che non hanno mai avuto, fino ad oggi, una risposta.

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