GERMANIA / CI FU UNA TRATTATIVA STATO-MAFIA

Ai nastri di partenza il Tribunale Europeo, che dovrà decidere soprattutto in materia di reati finanziari, visto che molte truffe sono ormai organizzate a livello internazionale, spesso e volentieri contando proprio sui fondi europei, per i quali non esistono – di tutta evidenza – controlli così rigidi e maglie così fitte tali da impedire le ‘devianze’.

L’annuncio è stato appena dato a livello UE, in modo alquanto pomposo, quasi un colpo di bacchetta magica per risolvere i giganteschi problemi che affliggono la giustizia in tutti i paesi europei. A partire proprio dall’Italia, dove la giustizia è ormai diventata un optional per pochi eletti, mentre i cittadini sono quotidianamente calpestati nei loro diritti.

Ma c’è un altro grosso tema sul tappeto. E concerne la cultura giuridica che esiste nei paesi europei proprio sul fronte del contrasto ai reati finanziari. In particolare quelli di riciclaggio, che implicano una profonda conoscenza dei meccanismi e delle strategie finanziarie delle mafie.

Prendiamo il caso della Germania, la locomotiva dell’economia europea.

A questo punto ci serviamo di una recente intervista rilasciata dalla giornalista e scrittrice tedesca Petra Reski ad ‘Antimafia Duemila’. La Reski è autrice di “Palermo Connection”, “I volti dei morti”, “Con tutto l’amore”, tutti romanzi (usciti sia in tedesco che in italiano) in cui racconta la storia della mafia e i suoi rapporti con il potere. Da rammentare inoltre i suoi reportage all’epoca della ‘strage di Duisburg’, il primo, lampante segnale della penetrazione mafiosa di un tessuto sociale ed economico fino a quel momento ritenuto totalmente impermeabile a qualsiasi infiltrazione.

In merito alla vicenda della ‘Pizzeria Falcone e Borsellino’ che ha destato scalpore, osserva: “La responsabilità non è dell’ignoranza tedesca, ma tanto più delle leggi tedeschi applicate inoltre da giudici ignoranti. Era allucinante l’affermazione da parte del giudice di quel processo che scrisse praticamente che la lotta antimafia era solo un fenomeno di decenni fa e che Giovanni Falcone era conosciuto solo dagli addetti ai lavori. Un pensiero del genere espresso da un giudice è scandaloso”.

Ma il peggio deve ancora venire. Così continua Reski.

“Dopo Duisburg la narrazione non è cambiata. Si è continuato a dire che era un fatto che riguardava solo italiani che si sono ammazzati tra di loro. I tedeschi si sentono ancora intoccati dal problema perché in Germania manca la base: la comprensione del fenomeno della criminalità organizzata. In Germania si considera la mafia solo come un problema di violenza fisica e non si capiscono né i rapporti economici della stessa né come funziona il riciclaggio”.

Siamo arrivati al cuore del problema. Prosegue la disamina.

Petra Reski

“I tedeschi non comprendono cosa significhi per la democrazia avere la mafia in casa. Per esempio che un imprenditore onesto non potrà mai concorrere con quelli mafiosi”.

“Un altro problema è la mancanza di giornalisti che si occupano di questi temi. In Germania le redazioni hanno ormai capito che scrivendo di mafia rischiano di essere querelate e questo ovviamente non aumenta lo zelo investigativo”.

“E’ più interessante descrivere un cadavere dentro una pozzanghera di sangue piuttosto che spiegare i rapporti della mafia con il potere. Ciò significa che noi giornalisti abbiamo una grande difficoltà: le redazioni sono poco disposte a finanziare le ricerche necessarie e ancor meno a pubblicare i risultati di queste ricerche. Condurre una ricerca investigativa significa che i giornalisti si basano su documenti non pubblici, tipo i rapporti della polizia o documenti dei tribunali o di indagini. Secondo la legge tedesca, però, si possono citare solo sentenze già passate in giudicato”.

Eccoci ad un altro nodo cruciale: “Ciò dimostra che le leggi tedesche impediscono ai giornalisti tedeschi di parlare della criminalità organizzata in Germania. Infatti ciò che viene pubblicato sono solo notizie di arresti avvenuti ma con un mandato europeo, in quanto non ci sono le leggi per arrestare i mafiosi in Germania. E anche in queste pubblicazioni viene sottolineato solo il ‘grande successo’ dell’operazione, senza però seguire ciò che dovrebbe avvenire dopo”.

E soprattutto, racconta Reski: “Coloro che sono stati querelati, come me, hanno poi perso questi processi e queste querele. Ma fino adesso siamo una minoranza a portare avanti questa attività. L’informazione è di fondamentale importanza. Fino a quando non ci sarà un’informazione adeguata il popolo tedesco non potrà farsi un’opinione ed arrivare ad un giudizio politico. Fino a quando non avrà a disposizione informazioni inerenti ai fatti”.

E ancora. “Per non parlare di tutti i rapporti e gli investimenti della mafia e della ‘ndrangheta soprattutto nella Germania dell’Est dopo la caduta del Muro di Berlino. Tema, questo, che è ancora un grande tabù soprattutto in riferimento al contributo alla ricostruzione della Germania dell’Est; ai rapporti politici celati dietro la svendita delle grandi imprese da parte dell’agenzia fiduciaria tedesca; e gli ottimi rapporti tra politici e mafiosi. C’è una struttura dietro a tutto questo su cui va fatta luce. All’epoca ci fu una vera e propria trattativa Stato-Mafia in Germania, di cui nessuno ha mai parlato. E ci sono atti che se si vogliono approfondire necessitano di redazioni che non abbiano paura di nulla”.

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