Rigore, prologo di normalità

Forse non è personalmente imputabile, ma un avviso di garanzia lo merita e dà una spallata all’aura di big ‘tutto d’un pezzo’, impermeabile alle prevedibili infiltrazioni di cattivi consiglieri, tutori di interessi circoscritti:  Mario Draghi, integerrimo conductor di un esecutivo, che nessun altro, se in pieno controllo della ragione, avrebbe mai accettato di dirigere, sapeva di doversi confrontare con l’immensa questione pandemia e ha immediatamente adottato le linee guida della scienza, che disserta su come accidenti sfidare li maledetto Covid e liberarsene a suon di vaccini. Come chi lo ha preceduto, ha progettato il massimo possibile di vaccinazioni compatibile con la disponibilità delle dosi, purtroppo inferiore alla domanda per responsabilità di chi lo ha preceduto, beffato dalla furbizia di Paesi, che in disprezzo della parità del diritto alla tutela della salute dell’intera umanità, hanno trattato separatamente e in largo anticipo la prenotazione dei vaccini.  In parallelo, persistendo il dramma di contagi, di infetti da terapia intensiva e deceduti, in permanente crescita, il neonato governo ha operato con scelte ondivaghe. Didattica a distanza, ma colpevole tolleranza per assembramenti di ogni tipo, non solo di incoscienti ragazzi prigionieri troppo a lungo di quarantena; estremo disagio e incalcolabili effetti delle restrizioni per molte attività produttive, ma ridicola, perché sporadica e limitatissima, la repressione degli abusi e allora piazze, parchi, navigli, lungomare, gremiti di umanità in libera uscita. Gli dei della pazienza hanno suggerito di perdonare i plateali errori che hanno contribuito a innalzare la curva della pandemia, hanno giustificato le incertezze del rodaggio di Draghi e del nuovo esecutivo. Non tollerano con pari benevolenza l’approssimazione delle regole per l’immediato futuro, che incrocia uno degli eventi ben disegnati dal detto popolare ‘Pasqua con chi vuoi’. Nei giorni della consolidata prassi ai festeggiamenti collettivi, anche di massa, il governo ha deciso di ripristinare il rigore da lockdown, che solo per citare il più significativo esempio, ha cancellato dalla Cina, grazie alla prolungata e totale clausura, i contagi da Covid. Ben fatto, ma il provvedimento non è drastico come richiederebbe un colpo decisivo al coronavirus e soprattutto andrà in vigore da domani, lunedì 15 marzo. In vista delle annunciate strette di vite, che per non infierire dosano la discutibile alternanza di rosso, arancione, giallo e bianco, nei due giorni di sabato e domenica, di questo fine settimana, si è permesso all’Italia degli incontinenti di abbandonare ogni cautela e come per l’affamato che si tuffa su un piatto fumante di spaghetti, di rinnovare l’anarchia di affollamenti catastrofici e distanziamenti zero. Solo un alieno sbarcato per caso sulla Terra avrebbe potuto ignorare, che questi spazi di irresponsabile ‘libertà’ costeranno al sistema sanitario altre migliaia di contagiati e chissà quanti morti. Ecco, Draghi, e chi lo supporta, sembra non abbiano impegnato la lucidità, che dovrebbe guidare la responsabilità di decisionisti, a volte scomodi, ma a vantaggio dell’intera comunità, di selezionatori delle emergenze in grado di chiudere quanto è decisivo sottrarre alla diffusione del coronavirus, compensato con interventi adeguati di sostegno per i profitti negati dalla pandemia. In tema di rigore decisionale, si colora poi di grigio l’iniziale incertezza sulla somministrazione dell’AstraZeneca e ancor più il poi, per non aver chiarito, al più presto, la sua assoluta estraneità alla morte di vaccinati o al contrario la sua responsabilità, se imputabile a un lotto particolare o a sue generali caratteristiche di pericolosità.

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