ISRAELE / AL TRIBUNALE DELL’AJA 50 ANNI DI CRIMINI IN PALESTINA

I crimini commessi da Israele negli ultimi 50 anni in Palestina potranno finire davanti ai giudici del Tribunale dell’Aja.

Una notizia clamorosa, praticamente oscurata dai media di regime.

Ecco i fatti.

La Corte Penale Internazionale (CPI) si è appena dichiarata competente ad indagare su quanto commesso nei territori palestinesi a partire dal 1967, l’anno della occupazione illegale (e militare).

Sono state effettuate due votazioni davanti ad uno dei magistrati della Camera che si occupa delle questioni preliminari. Motivo per cui ora il Tribunale dell’Aja per i crimini contro l’umanità avrà la possibilità di esplicare la sua azione, prima investigativa e poi in sede di giudizio penale.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha reagito con veemenza, e ha definito la Corte penale “un organismo politico e non un’istituzione giudiziaria”.

Preoccupata la stampa israeliana. Secondo non pochi media, infatti, questa decisione potrebbe porre diversi alti funzionari israeliani di fronte a procedimenti penali molto pesanti e si potrebbero perfino registrare degli arresti internazionali.

I palestinesi, dal canto loro, parlano di “giornata storica per il principio di responsabilità”, esprimendo la piena disponibilità a collaborare alle indagini della Corte penale internazionale.

Tutto nasce dalla decisione assunta dal procuratore di CPI, Fatou Bensoula, il quale ha invitato la Corte ad indagare sui possibili crimini di guerra che si sono verificati in Cisgiordania, nella striscia di Gaza e nella parte orientale di Al-Quds (Gerusalemme).

La precedente amministrazione Usa guidata da Donald Trump ha sempre contrastato l’azione della Corte penale e del procuratore Bensoula.

Israele non è un membro della Corte, nata oltre vent’anni fa, nel 1998; mentre la Palestina partecipa allo Statuto di Roma, che rappresenta la carta costituente della Corte stessa.

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