CURE E FARMACI BOICOTTATI / IL CASO ADENOSINA

Come mai le autorità politiche e sanitarie del nostro Paese se ne sono altamente fregate – e se ne fregano – di promuovere cure e farmaci per fronteggiare “subito” l’insorgenza del Covid 19? Perchè hanno pensato solo ai vaccini come strumento di contrasto, con tutti i casini che oggi sono sotto gli occhi di tutti?

L’esempio classico è quello dell’idrossiclorochina, subito bocciata dall’AIFA – l’Agenzia Italiana del Farmaco – che ha vietato ai medici di somministrarla. C’è voluta la clamorosa sentenza del Consiglio di Stato per ribaltare la sentenza del TAR, sbugiardare AIFA e riammetterne l’uso, che avrebbe potuto evitare tante morti.

Ma c’è un altro caso che aiuta a chiarire meglio – se ce ne fosse ulteriore bisogno – la miopia, quantomeno, o più precisamente la malafede, che ha contraddistinto scelte e comportamenti di CTS, AIFA, EMA e compagnia massacrando.

E’ quello dell’adenosina, un prodotto che poteva essere molto utile nel combattere il virus e lo è stato solo fino ad un certo punto: proprio per il boicottaggio deciso dall’implacabile AIFA, che certo non può vedere di buon occhio cure e farmaci efficaci e costosi, tanto in omaggio ai desiderata di Big Pharma.

Vediamo i fatti. Scrive Valentina Bennati per il sito di controinformazione “comedonchisciotte”.

“Già dalla scorsa primavera, quando ancora i medici brancolavano nel buio, prima ancora dell’eparina e del desametasone (un tipo di cortisonico utile e di basso costo, ma all’epoca incomprensibilmente ignorato dal ministero della Salute), proprio nel periodo in cui la stampa continuava an annunciare alti numeri di morti e intubati (ma la plasmaterapia sperimentata con successo agli ospedali Carlo Poma di Mantova e San Matteo di Pavia, rimaneva misteriosamente trascurata dalle istituzioni), dall’altra parte dell’Italia, al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria (GOM), si verificavano sorprendenti guarigioni:

Pierpaolo Correale

pazienti entrati gravi in ospedale, uscivano poi guariti completamente nel giro di pochi giorni. Questo accadeva – spiega Bennati – grazie all’adenosina, una molecola capace di spegnere l’infiammazione e indurre i processi di riparazione. Dunque una ulteriore, importante opzione terapeutica per le polmoniti di Sars-CoV2. Eppure anche questa importante intuizione non ha ricevuto la meritevole considerazione. Almeno qui in Italia. Invece all’estero qualcuno fin da subito ha manifestato interesse”.

La giornalista intervista, a tal proposito, uno dei principali protagonisti della “adenosina story”, Pierpaolo Correale, immunologo, oncologo e direttore del reparto di Oncologia del GOM. Ecco alcune delle sue risposte più significative.

“La nostra tecnica prevede l’uso di adenosina per somministrazione aerosol. La sua presenza in ambiente extracellulare svolge una naturale funzione antinfiammatoria, pro riparatoria e immunomodulante”.

“Avevamo ipotizzato che la sua somministrazione nel tessuto polmonare infiammato potesse agire come farmaco protettivo. Il suo utilizzo clinico era anche facilitato dal fatto che l’adenosina è presente in commercio con altre indicazioni”.

“I risultati dei primi 14 casi sono stati sorprendenti: non abbiamo riscontrato eventi avversi e abbiamo osservato la risoluzione del quadro polmonare e la guarigione di 13 su 14 pazienti gravi nell’arco di sette giorni”.

“C’è stata da parte nostra una grande sorpresa, ma anche molta prudenza per cui abbiamo contattato i nostri collaboratori negli Usa tra cui il dottor Michail Sitkowsky della Redox University a Boston e Bruce Spiess dell’Università di Miami e insieme abbiamo lavorato alla stesura di un protocollo clinico di studio dopo verifica e conferma dei nostri risultati clinici”.

“All’AIFA abbiamo chiesto l’autorizzazione per estendere il nostro studio, ma ha dato parere sfavorevole. Ha risposto che esistono molecole più promettenti rispetto all’adenosina e che il rapporto rischio/beneficio del trattamento non è definibile”.

“E’ una terapia che potrebbe tranquillamente essere complementare, con l’eparina sicuramente non dovrebbero esserci interazioni”.

“Il costo medio per la somministrazione di adenosina è di 80 euro a paziente, molto più basso rispetto a tutti i farmaci che finora sono stati somministrati per questa patologia passando dal tocilinzumab al remdesevir. Attraverso la nebulizzazione non abbiamo riscontrato alcun effetto collaterale”.

“Il paziente non si cura con il protocollo. I protocolli vanno bene per le sperimentazioni, ma le persone si curano attraverso strategie mediche che possono includere farmaci, supporti, aspetti genetici o altro”.

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