GERMANIA / OK AGLI ANTICORPI MONOCLONALI

Fibrillazione in Germania sul fronte dei vaccini.

Prima l’annuncio di Angela Merkel, che apre le porte alla possibilità di importare il vaccino Sputnik 5 dalla Russia, dopo l’approvazione di EMA.

Poi, il ministro della Salute, Jens Spahn, annuncia l’acquisto di 200 mila dosi del cocktail sperimentale di anticorpi che fu usato per curare l’ex presidente americano Donald Trump.

La decisione può avere effetti anche negli altri paesi UE, visti i clamorosi ritardi nelle forniture di Pfizer-BioNTech e perfino di AstraZeneca, neanche cominciate.

In diverse nazioni, infatti, sta crescendo la volontà di procedere a rapide approvazioni di nuovi farmaci, quali gli anticorpi monoclonali, in grado di curare in fase precoce chi contrae il virus, soprattutto se si tratta di soggetti a rischio.

In apertura il ministro della Salute tedesco Jens Spahn

La cura con anticorpi monoclonali verrà messa a disposizione di ospedali universitari tedeschi entro la fine di gennaio, appena ci sarò il via libera da parte dell’EMA. Il ministro assicura che “la Germania sarà il primo Paese Ue” ad usarla nella lotta alla pandemia.

Sphan non specifica il produttore del trattamento, ma conferma che è lo stesso che di quello che è stato somministrato a Trump: ossia il cocktail di Regeneron, l’azienda statunitense di biotecnologie, specializzata nelle ricerche legate al sistema immunitario.

Spiega Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerca farmacologiche ‘Mario Negri’: “Certamente gli anticorpi monoclonali sono prodotti che non agiscono in modo preventivo come i vaccini, ma in alcuni stadi della malattia, visto che non ci sono altri rimedi. Sono le uniche armi che abbiamo a disposizione e di questi cocktail ce ne sono molti attualmente allo studio”.

Un problema è però costituito dal prezzo, molto elevato. Una dosa ha attualmente il costo di 2000 euro, quanto la Germania sta pagando. “Questo è un problema ulteriore – spiega Garattini – ma intanto è necessario riuscire a terminare i trial clinici e vedere se da tutti questi studi si riesce a trovare un farmaco che sia effettivamente efficace contro il Covid e che abbia l’autorizzazione dell’EMA”.

Sorge spontanea la domanda: come mai, nel corso di tutta la pandemia, sono state regolarmente sottovalutate le ‘cure’, i farmaci da somministrare sia in fase preventiva che, soprattutto, subito, ossia alla insorgenza del primo sintomo della patologia?

Solo ora si comincia a correre ai ripari ipotizzando (ma da noi siamo alla preistoria) l’uso del ‘cocktail’.

Non ci si poteva pensare prima? Oppure era imbarazzante seguire l’esempio di Trump?

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