L’imperfetta disumanità

L’umanità disumana non è cosa di questo secolo né di quelli che l’hanno preceduto di qualche millennio. È l’esito delle tare che hanno soggiogato l’evoluzione della specie ponendo alla sommità della convivenza peccati più che mortali: la tara dell’egoismo esercitato con ogni forma di violenza fa impallidire la lista dei ‘non si fa’ e dei suoi effetti collaterali, inutilmente proposta come etica del buonismo comportamentale. Che so, le intemperanze dei golosi, lo scorretto impulso a ‘desiderare’ la donna d’altri (tra l’altro discriminante, perché non include l’ipotesi di un identico sgarbo erotico-sentimentale tra maschio e maschio), e altre ‘cattiverie’ esecrate da religioni e ideologie. La maledizione che grava globalmente sulla popolazione con infinite varianti è probabilmente riconducibile a imperfezione genetica, componente dell’insoluto mistero della cosiddetta creazione. Nell’ordine: il cannibalismo del mondo animale, di belve, uccelli, pesci, insetti tenuti in vita dalla legge spietata del ‘mors tua, vita mea’, di vittime e carnefici indotti a uccidere per nutrirsi; identico sopruso risale al tempo dei cavernicoli e ancora prima, se fossimo ideologicamente disattrezzati al punto di credere nella leggenda del paradiso terrestre e di Caino fratricida. Le tappe successive le racconta la storia. Dominatori e dominati, schiavisti e schiavi, maschi despoti e donne sottomesse, ricchezze abnormi e povertà estreme, suprematismo e olocausti, dittature, razzismo, violenze sulla natura di cinici speculatori, lotta cruenta per il potere, guerre, a partire dal minimalismo di chi ha poco, ma poco più di un altro e difende il suo poco, forma di egoismo capillarmente diffuso. Di  che sorprendersi se Erdogan incarcera migliaia di dissidenti, se oltre a maledetti luoghi della terra che uccidono storicamente con la pena di morte (la Cina per tutti), che torturano e compiono massacri, Paesi come l’ex Unione Sovietica avvelena il leader dell’opposizione e una volta strappato alla morte in Germania lo imprigiona per l’ennesima volta e arresta la moglie e tremila dissidenti; se uno degli Stati Uniti, e non è il solo in cui permane la barbarie della ‘sedia elettrica’, uccide per la prima volta una donna, anche perché priva di mezzi per ingaggiare studi legali con parcelle milionarie; se aguzzini  croati in divisa usano violenza nazista sui migranti in fuga dalle guerre e dalla fame; se l’etichetta che connota la democrazia è l’America di Trump, al 50% razzista, xenofoba, bizzoca, espansionista, militarista; se ogni cinque secondi muore di fame e di malattie un bambino nelle terre di nessuno, pur avendo tutti noi la certezza che in regime di equità nella distribuzione mondiale della ricchezza quello sterminio di innocenti non avverrebbe.

Certo appare come un parallelo azzardato: se tutto questo si mettesse a confronto con la infinita pochezza del caos, che abita nei meandri della politica in  gran parte dei Paesi, ad ogni latitudine e alimentato da mestieranti della  politica, lo stallo dall’esito imprevedibile  che affligge l’Italia di Conte, con l’aspro, paradossale confitto degli opposti egoismi, sarebbe superato di getto per remare concordemente in direzione del mare calmo della coesione per la priorità di combattere la pandemia sanitaria ed economica. Se non succede ha ragion d’essere il convincimento sulla devastante imperfezione dell’umanità, forse provocata dall’incontro fortuito di componenti cellulari antagoniste, al tempo in cui l’Universo ha messo in rotazione nel cosmo un suo frammento arrotondato che chiamiamo Terra.

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