DAVID ROSSI / ENNESIMO CEFFONE ALLA MEMORIA

Ennesimo ceffone alla memoria di David Rossi, il responsabile delle comunicazioni del Monte dei Paschi di Siena ‘suicidato’ (ricordate il caso Pinelli all’alba della strategia della tensione?) perché stava per raccontarne di cotte e di crude sulla sporca gestione di MPS, dei suoi affari e dei tanti scheletri negli armadi.

Bene.

Adesso la procura di Genova ha archiviato l’ultimo filone d’inchiesta rimasto sul campo, quello sui festini a luci rosse che hanno coinvolto alcuni dirigenti del più antico istituto di credito italiano, i quali hanno poi insabbiato il giallo Rossi.

Il gip genovese Francesca Borzone ha accolto la richiesta dei pm di archiviare il tutto, nonostante la mole di nuove prove prodotte dai legali della famiglia Rossi.

Si tratta, in pratica, di un filone d’inchiesta scaturito da un servizio delle ‘Iene’, in cui venivano intervistati sia un partecipante (la cui identità è rimasta coperta) a quei più che imbarazzanti festini, sia l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccinni, che faceva esplicito riferimento a quei festini e all’insabbiamento dell’inchiesta Rossi operato dai pm senesi.

Da brividi la motivazione della fresca archiviazione del gip Borzone. Viene infatti ammessa la lacunosità dell’inchiesta portata avanti dalla procura di Siena, e vengono anche stigmatizzati i comportamenti di quei magistrati un po’ troppo allegri (motivo per cui il fascicolo è stato girato al CSM affinchè valuti eventuali provvedimenti disciplinari).

Pur ammesso tutto ciò, secondo il gip non ci sono prove che quei comportamenti pur riprovevoli possano aver compromesso l’inchiesta sul ‘suicidio’ di Rossi, volato giù dal quarto piano di Palazzo Salimbeni, la storica sede di MPS.

Restano e resteranno sempre in piedi le gigantesche anomalie mai rivelate – anzi insabbiate – in ben due inchieste portate avanti dalla procura di Siena. Le quali non hanno voluto vedere prove lampanti – documentate dai legali della famiglia Rossi – che dimostravano come si sia trattato di omicidio e non di suicidio. Per una serie di circostanze che la Voce ha più volte dettagliato: la perizia calligrafica per i due messaggi lasciati da David, che palesano una precisa ‘coazione; le ferite sul suo corpo, segno di colluttazione e di trascinamento del corpo; la dinamica della caduta, che non risponde a quella di una caduta da suicidio ma per spinta.

Ci vorrà, a questo punto, solo un miracolo perché il caso si riapra. Spunterà mai un teste che voglia raccontare quel che successe, fino ad oggi rimasto in omertoso silenzio?

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