ENI / GIUSEPPE CONTE AL GUINZAGLIO DEL CANE A 6 ZAMPE

Sempre più scodinzolante il premier Giuseppe Conte al cospetto del colosso energetico di casa nostra, ENI, e del suo numero uno, Claudio Descalzi, uno dei big del parastato in attesa di riconferma sulla sua poltrona dorata e pluri-indagato per corruzione internazionale per gli affari ENI sia in Africa che in Brasile.

Adesso salta fuori che il primo ministro di casa nostra ha scelto l’ENI per rappresentare le ragioni italiane al G20 che si terrà quest’anno in Italia. Quando ENI, di tutta evidenza, è parte in causa. Un conflitto d’interessi grande come un giacimento petrolifero.

Non solo. Ma ENI ha messo le mani sul Recovery Plan, almeno sul fronte energetico. Come se mago Conte avesse affidato la stesura di quelle parti proprio al nostro ente energetico.

Roba dell’altro mondo.

Procediamo con ordine.

Ecco cosa denuncia Luca Iacoboni, uno degli animatori di Greenpeace, responsabile della Campagna Energia e Clima dell’associazione ambientalista in Italia.

Accusa Iacoboni: “Affidare a una big del fossile e del petrolio le trattative al tavolo ambiente ed energia del G20 è un po’ come consegnare le vittime ai carnefici”.

Giuseppe Conte

Oppure come affidare le chiavi della Croce Rossa a Dracula.

In questo modo, prosegue Iacoboni, “lo Stato è complice”. E continua: “Aziende come ENI, che hanno grossi interessi internazionali nell’ambito del mercato fossile e le cui attività hanno un impatto negativo sul clima del Pianeta, non devono essere coinvolte dai governi quando questi hanno un ruolo di presidenza di importanti vertici internazionali. E certamente, come pare accadere in questo caso, non dovrebbero avere questo ruolo nei tavoli tecnici. Ne va della credibilità dei lavori”.

Greenpeace sottolinea come ENI sia una delle aziende italiane con il più alto livello di emissioni di gas serra al mondo e una tra le realtà più responsabili dell’attuale emergenza climatica: “Le sue emissioni globali – sottolinea Iacoboni – sono maggiori di quelle dell’intera Italia. Nei suoi piani futuri, ENI non prevede affatto la svolta green che sbandiera a tambur battente con spot o interventi sui media; bensì intende continuare a puntare in modo massiccio sul gas fossile, una delle cause della crisi climatica in corso”.

Greenpeace spera in una secca smentita da parte di Conte: “L’esecutivo di fatto diventerebbe complice di questo pericoloso atteggiamento, purtroppo già anticipato da altre scelte governative”.

E documentato nei giorni scorsi dalle inchieste della Voce, anche sul versante degli affari ‘esteri’ griffati ENI. Molto opachi eppure super sponsorizzati senza batter ciglio dal premier Conte e dal suo esecutivo!

Incalza Greenpeace per quanto concerne il prossimo G20: “Assumendo la presidenza del G20, il capo di governo Conte aveva affermato di voler mettere persone e Pianeta tra i pilastri dell’immediato futuro. Eppure, alcuni progetti presenti nell’ultima bozza disponibile del Recovery Plan italiano sembrano essere stati scritti sotto dettatura di ENI. Si veda la parte che destina miliardi di finanziamento pubblico ad un progetto inutile e costoso come il Polo di Cattura e Stoccaggio della CO2 (CCS) a Ravenna, funzionale solo a continuare a sfruttare gas fossile, e non ad avviare una vera decarbonizzazione del mix energetico ENI. E’ davvero questa la svolta green a cui mira l’Italia?”:

E’ davvero questo il prossimo futuro che il premier Conte disegna per l’Italia, scodinzolando al seguito di ENI?

Temi ottimi e abbondanti per prossime inchieste.

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