EMANUELA ORLANDI / LE ALTISSIME CONNECTION DENUNCIATE DAL FRATELLO PIETRO

Le responsabilità del Vaticano nel giallo di Emanuela Orlandi sono gigantesche. E fino a questo momento perfino Papa Francesco si sta dimostrando poco sensibile alla ricerca di verità e giustizia.

E’ la sostanza di una lunga intervista rilasciata da Pietro Orlandi, fratello della povera Emanuela, sparita nel nulla nel 1983, ad Affari Italiani.

Ecco, di seguito, i passaggi salienti delle frasi di Pietro Orlandi.

“La verità non può e non deve mai essere negata, è un diritto di ognuno di noi conoscerla e un dovere cercarla e pretenderla. Le persone che non vogliono ascoltare sono coloro che sia all’interno che all’esterno del Vaticano hanno avuto responsabilità sulla scomparsa di Emanuela. Le persone che non vogliono ascoltare è riferito a quelle gerarchie vaticane che si voltano continuamente dall’altra parte, nonostante le istanze, le lettere e le suppliche, come se il rapimento di Emanuela non i riguardasse. Lo stesso Papa Francesco non vuole ascoltare le tante richieste fatte per incontrarlo dopo quelle sue parole rivolte a me e a mia madre fuori dalla Chiesta di Sant’Anna in Vaticano: ‘Emanuela sta in cielo’, un modo delicato per dire che è morta, quando ancora non si ha la prova certa, facendoci supporre che lui possa sapere qualcosa in più rispetto alla famiglia. E allora perché voltarsi dall’altra parte, di fronte alle nostre richieste di spiegazione e verità, dimenticando che lui è il Papa e Capo dello Stato, di quello stesso Stato dove Emanuela e la sua famiglia sono cittadini ed Emanuela è l’unica cittadina che sia mai stata rapita. Chi non vuole ascoltare è anche Benedetto XVI, al quale mi sono rivolto durante il suo pontificato e anche negli ultimi mesi, richieste sempre cadute nel vuoto”.

Continua Pietro Orlandi: “Le persone che non vogliono ascoltare sono anche quelle di uno Stato italiano e di una Procura che non hanno mai avuto il coraggio di puntare il dito nei confronti di chi sospettavano. Istituzioni che continuano a girare la testa dall’altra parte nonostante io abbia denunciato, pubblicamente e nei vari media, con documenti ufficiali le manipolazioni da parte di alcuni apparati delle istituzioni italiane. Prove importanti che avrebbero potuto contribuire a fare passi decisivi verso la verità”.

Pietro Orlandi

Sul coinvolgimento nel rapimento della Banda della Magliana, così dice Pietro: “L’ipotesi che lega mia sorella alla Banda della Magliana e il Vaticano è l’ipotesi seguita in particolar modo nella seconda inchiesta dopo le dichiarazioni di Sabrina Minardi. Ipotesi legata ad una questione economica riguardante i soldi della mafia che tramite elementi della Magliana sono entrati nelle casse dello IOR e probabilmente in quelle del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi; soldi, sempre secondo le ipotesi, utilizzati da Giovanni Paolo II per la questione polacca di Solidarnosc e da qui il ricatto al Vaticano da parte della Magliana per riaverli indietro”.

Entra poi in scena, nelle parole di Pietro, nientemeno che l’ex capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, per via di alcune amicizie non poco border line.

Racconta Pietro Orlandi: “Quel messaggio che diceva ‘se volete sapere cosa c’è dietro la scomparsa di Emanuela andate a vedere chi è sepolto a Sant’Apollinare’, voleva far capire che dietro la scomparsa c’era la Santa Romana Chiesa e la criminalità. Dietro la sua scomparsa c’è chi continua ad occultare la verità. Un sistema di ricatti che lega Stato, Chiesa e criminalità: e quella sepoltura ne è l’esempio più alto. La Basilica di Sant’Apollinare è inglobata nel palazzo che comprende la scuola di musica dove studiava Emanuela. Al piano della scuola di musica c’era anche l’ufficio di Oscar Luigi Scalfaro, molto amico sia della direttrice della scuola Suor Dolores che del cardinal Poletti, il quale autorizzò la sepoltura di Renatino De Pedis (legato alla Magliana, ndr) nella Basilica”.

Continua l’inquietante racconto del fratello di Emanuela: “Entrambi, Scalfaro e Poletti, erano molto vicini al rettore della Basilica don Vergari, indagato per concorso in sequestro dalla procura di Roma, che a sua volta sappiamo fosse molto amico di De Pedis. I tre – Poletti, Scalfaro e Vergari – spesso si ritrovavano durante le varie cerimonie organizzate dalla Scuola di musica, all’interno della Basilica di Sant’Apollinare. Il cardinal Poletti conosceva molto bene De Pedis, ne ho avuto conferma io stesso qualche mese fa. Ho avuto la possibilità di vedere una foto scattata in un appartamento a piazza Navona che ritraeva De Pedis che versava dello champagne al cardinal Poletti in una sorta di brindisi”.

Una serie di dichiarazioni da brividi.

Ci sarà mai un magistrato, a Roma oppure a Berlino, che abbia il coraggio civile di indagare sui depistaggi nel giallo Orlandi? E anche su queste incredibili nuove piste – e altrettanto incredibili connection – denunciate da Pietro Orlandi?

Staremo a vedere.

 

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