ENI / TUTTI GLI AFFARI SAUDITI, ALLA FACCIA DEL PARLAMENTO. E IL CONFLITTO CONTE-RENZI…

Fine dicembre 2020. Il Parlamento, in una delle sue ormai rarissime comparse sul terreno della democrazia, avanza una richiesta al governo Conte: ossia di prorogare la sospensione di alcune esportazioni militari ad Arabia Saudita ed Emirati per i crimini commessi in Yemen. Atroci crimini commessi nel più totale silenzio mediatico, soprattutto in Italia.

 

SANGUE ROSSO, PETROLIO NERO

Bene. Sapete cosa è successo in quegli stessi giorni di fine d’anno passati col Covid? Il nostro colosso energetico, ENI, ha firmato un importante accordo per acquisire il 70 per cento di una concessione petrolifera. E dove mai si trova questa ricca ‘concessione’? Nel cosiddetto ‘Blocco esplorativo 3”, situato nell’off shore nord-occidentale di Abu Dabi.

Alla faccia, quindi, del Parlamento e delle sue raccomandazioni all’esecutivo di tenere alla larga i killer sauditi! Un ceffone in piena regola a quel che resta – pochi brandelli per la verità – della nostra democrazia.

Ecco i dettagli dell’operazione. Li fornisce il blogger antimilitarista Antonio Mazzeo.

“L’accordo di concessione è stato firmato dal ministro dell’Industria degli Emirati Arabi, nonché amministratore dell’Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), Sultan Ahmed Al Jaber, dall’Ad di ENI Claudio Descalzi e da Phongsthorn Thavisan, general manager della società petrolifera thailandese PTT Exploration and Production Public Company Limited (PTTEP), anch’essa parte del consorzio con una quota di minoranza”.

Un bel ginepraio di sigle e nomi per un grosso affare.

Continua Mazzeo: “Il Blocco esplorativo 3 rappresenta l’area più grande assegnata nell’ultimo anno dalla compagnia nazionale petrolifera emiratina e copre una superficie di circa 11.660 chilometri quadrati. La fase esplorativa avrà una durata massima di nove anni, mentre i termini della concessione saranno estesi per 35 anni dall’inizio della fase esplorativa”.

Un po’ come succede in Italia con le eterne, spesso trentennali concessioni autostradali ai big di casa nostra, dai Benetton ai Gavio.

 

CONCESSIONI MILIARDARIE A VITA

Sottolinea l’Ad di ENI Descalzi: “La concessione è molto importante non solo sotto il profilo economico, ma anche per quello che riguarda le relazioni tra Italia ed Emirati”. A sua insaputa, forse, il parlamento aveva ammonito il governo!

Nella foto di apertura l’intesa fra Claudio Descalzi, Giuseppe Conte e Sultan Ahmed Al Jaber

Continua, intrepido, Descalzi: “La concessione rappresenta un ulteriore importante passo verso la realizzazione della strategia per rendere ENI protagonista nel settore dell’oil and gas ad Abu Dhabi, regione leader nel settore, contribuendo ad aggiungere ulteriori risorse e a sfruttare tutte le potenziali sinergie con i giacimenti circostanti”. Accipicchia!

Dettaglia Mazzeo: “ENI opera negli Emirati Arabi Uniti dal marzo 2018, quando firmò un accordo per l’acquisto di due concessioni, la prima con una quota del 5 per cento nel giacimento a petrolio di Lower Zakum a 84 chilometri a nord ovest di Abu Dhabi; la seconda del 10 per cento nel campo sottomarino a olio, condensati e gas di Umm Shaif e Nasr, a circa 135 chilometri dalla costa di Abu Dhabi e un target di produzione di 460 mila barili al giorno”.

“Per ottenere lo sfruttamento per 40 anni dei giacimenti di Lower Zakum, Umm Shaif e Nasr, l’ENI ha sborsato 875 milioni di dollari, reinvestendo i ricavi di una contemporanea triangolazione con Mubadala Petroleum, la società petrolifera del fondo sovrano emiratino Mubadala, la stessa che controlla il complesso militare-industriale nazionale e che ha acquisito in Italia Piaggio Aereo Industries per dotare l’emirato di droni di guerra”.

“Negli Emirati Arabi Uniti ENI opera inoltre nella concessione di Ghasha, la maggiore estrattiva offshore di gas e per la quale l’ENI sta negoziando con l’Abu Dhabi National Oil Company l’acquisizione di una quota del 25 per cento”.

E ancora: ENI “detiene una quota del 25 per cento di ADNOC Refining, società di raffinazione della compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi, titolare delle raffinerie situate a Ruwais ed Abu Dhabi, con una capacità produttiva di oltre 922 mila barili al giorno. Il complesso di Ruwais è il quarto al mondo come dimensione ed è oggetto di ulteriore espansione e integrazione al fine di sviluppare il più grande sito di raffinazione e petrolchimica a livello mondiale”.

 

LA GUERRA ARABA CONTE-RENZI

“Per l’operazione di acquisizione di un quarto di questi impianti, l’ENI ha sborsato 3,24 miliardi di dollari con l’accordo firmato il 27 gennaio 2019, alla presenza dello Sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan,

Matteo Renzi in Qatar

Principe della Corona di Adu Dhabi e Vicecomandante Supremo delle forze armate degli Emirati Arabi, e il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte”.

Scelte in perfetto stile bipartizan: Conte pro Emirati e Matteo Renzi pro Qatar?

Da rammentare, infatti, che appena pochi giorni fa Renzi è andato in visibilio per la fine dell’embargo nei confronti del Qatar decretato dai Paesi del Golfo e durato tre anni. Quei governi, infatti, accusavano Doha di proteggere i ‘Fratelli Musulmani’, ritenuti un forte pericolo per la salvaguardia delle loro monarchie.

E da rammentare i non poco misteriosi viaggi renziani in direzione Qatar (appena persa la premiership) con codazzo di regali (tra cui Rolex) al seguito. Secondo alcune voci, l’ex premier si sarebbe anche adoperato affinchè dal ricco Qatar potessero giungere in Italia capitali ad hoc per risolvere alcuni ‘casi’ bollenti: come l’ossigenazione delle casse del sempre agonizzante Monte dei Paschi di Siena (dissanguato in decenni di ruberie) e addirittura per entrare nella Roma Calcio, alle prese con il bubbone del nuovo stadio di calcio.

E vuoi vedere che un grosso propellente nella continua tenzone Conti-Renzi arriva anche dalle diverse, e conflittuali, amicizie ‘arabe’?

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