Mare crudele

Esente, o quasi, dai disastri inflitti a gran parte dell’Italia da devastanti alluvioni, Napoli ha sofferto il penoso risveglio dal sogno dell’immunità climatica, sovrapposto alla paura latente per i preoccupanti borbottii del magma vulcanico nell’area flegrea, che registra centinaia di scosse ancora di bassa intensità, ma non per questo meno allarmanti e all’invocazione rivolta al cielo perché prosegua il letargo eruttivo del Vesuvio. La notte tra la domenica 27 dicembre e lunedì 28, il potente soffio di un vento impetuoso, un libeccio di sconosciuta intensità e il potente sonoro della pioggia battente, hanno tenuto svegli i napoletani. Il peggio è sopraggiunto al mattino, con le immagini della furia distruttrice del mare in totale sommovimento, della sua furibonda esondazione, del micidiale impatto con quanto ha trovato sulla strada diella sua impetuosa aggressione. Duole osservare le conseguenze sulla direttrice del lungomare impreparata a subire l’indifendibile impatto con onde da costiera atlantica in pieno oceano, ma sconvolgono le predizioni dei meteorologi sul futuro climatico, che annunciano repliche dei disastri alluvionali, perfino di maggiore intensità.  La mareggiata di questo fine 2020, che si spera eccezionale, ha distrutto gli arredi di ristoranti e non solo aggrediti dalle ondate: locali allagati, danni per milioni inflitti a operatori già colpiti dalla crisi della pandemia, stabilimenti balneari schiantati, Castel dell’Ovo e la stazione zoologica Dhorn coinvolti nel bilancio dei danni. Il sindaco De Magistris: “Napoli ritornerà a splendere con la forza del suo popolo. Saremo vicini in ogni modo agli operatori economici pesantemente colpiti”.

Già, e ora non possiamo più commentare con lo spirito di solidarietà di napoletani, spesso molto distaccato, le sventure di altri luoghi del Paese ripetutamente violentati da alluvioni e frane. Il disastro partenopeo vissuto nei giorni scorsi, così simile a tanti altri, induce a una riflessione globale sulla vulnerabilità dell’Italia, del mondo intero responsabile dell’irresponsabilità umana che violenta la natura senza temerne le prevedibili conseguenze. E allora conviene integrare le definizioni ‘poetiche’ del mare che bagna Napoli così “azzurro, blu, intensamente verde, placido, tormentato, brillante per raggi di sole e luce lunare, racchiuso nell’arco senza pari del golfo più bello della Terra”; conviene aggiungere gli aggettivi “tumultuoso, vendicativo per gli insulti che riceve, addirittura nemico”. È “Mare crudele”, come racconta una canzone napoletana degli anni sessanta e piange i suoi figli pescatori vittime di un naufragio?

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